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Tre profezie del passato per capire il presente

Per capire il presente e immaginare il futuro l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha rivolto lo sguardo al passato, recuperando dalla storia le profezie, che si sono “avverate”, di tre giganti del pensiero. Karl Marx nel Manifesto dei comunisti, scritto nel 1848 con Frederich Engels, prefigurava l’avvento della globalizzazione; Johann Wolfang Goethe nel suo Faust, nel 1831, anticipava la realtà virtuale e l’intelligenza artificiale; Giacomo Leopardi, nel suo Zibaldone di pensieri raccolti tra il 1817 e il 1832, segnalava la crisi del cosmopolitismo e il risorgere di nazionali e localismi.

“Le tre profezie. Appunti per il futuro” (Solferino, Milano 2019) è il titolo del libro di Tremonti presentato a Palazzo Besana, il primo luglio scorso. Giovanni Bazoli e Mons.Vincenzo Paglia,  presidente dalla Pontificia  Accademia per a vita e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, hanno discusso con l’autore in un incontro coordinato da Stefano Lucchini, Group chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo.

Bazoli : Il sistema liberale occidentale ha iniziato a perdere nel momento in cui sembrava aver vinto

Le tre profezie si sono rilevate due secoli dopo e oggi il mondo le vive come fenomeni planetari che influenzano la vita di milioni di persone e condizionano lo sviluppo economico e sociale. Sono fenomeni che nessuno riesce, almeno al momento, a controllare e a orientare e che, secondo Bazoli, “riguardano questioni vitali, che attengono addirittura alla sopravvivenza dell’uomo sulla terra”. Secondo l’ex banchiere ci sono due date che segnano il trionfo della globalizzazione, ma anche la crisi del mondo occidentale: il 1989 con la caduta del Muro di Berlino e il 1994 con la costituzione a Marrakesh della World Trade Organization (WTO): “Il sistema liberale occidentale – afferma Bazoli – ha cominciato a perdere quando quando sembrava aver vinto perché ha assolutizzato la fede mercatista” a scapito della dimensione etica e della sua responsabilità di guida politica.

Così, argomenta Mons. Paglia, “la globalizzazione ci ha spaesati perché si è globalizzato il mercato, non la democrazia, quindi stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti ma un cambio d’epoca che alimenta la decadenza morale, non solo in politica, ma nella vita finanziaria e sociale”. Questo spaesamento spinge le persone a rinchiudersi, a proteggersi, “a concentrarsi su di sé e sulla propria dimensione locale”, mentre servirebbe “un pensiero, e invece ci si divide e si litiga perché un pensiero non c’è”. 

Tremonti offre nel suo libro un’analisi fredda e impietosa delle condizioni dell’Occidente, ma individua anche le opzioni per una reazione positiva, costruttiva, quasi solidale. L’autore invita, ad esempio, a osservare i fenomeni in corso con senso di realtà e senza pregiudizi ideologici. Ci si accorgerebbe, così, che “le migrazioni in Europa sono minime per dimensioni rispetto alle migrazioni storiche del pianeta” e che “polemizziamo su poche decine di migranti su una nave e non parliamo dei 200mila italiani che ogni anno se ne vanno dal nostro Paese”.

Il messaggio finale dell’ex ministro è che l’Europa può rialzare la testa e ritrovare la sua dimensione storica valorizzando le differenze anziché demonizzarle. Ma, avverte Tremonti, bisognerebbe seguire la lezione di Leopardi: non parlare con gravità di cose lievi e con levità di cose gravi.

 

 

Luglio 2019 

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