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Rapporto Analisi dei Settori Industriali febbraio 2022 - Highlights

La foto che accompagna la presentazione del rapporto ASI 2021 raffigura 3 donne che lavorano all'interno di una fabbrica nell'ambito delle microtecnologie per cellulari

Il Rapporto ASI (Analisi Settori Industriali), curato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Prometeia, evidenzia che per il 2021 l’industria manifatturiera italiana è riuscita a cogliere le opportunità offerte dalla ripresa economica interna e internazionale, confermando tassi di crescita tra i più vivaci nel panorama europeo.

Nella parte finale del 2021 il ritmo di crescita si è affievolito sia per il venir meno dell’effetto di rimbalzo dal picco recessivo del 2020, sia per il confronto con una seconda metà del 2020 già di brillante recupero.

Il rallentamento ha toccato tutti i settori, in forma più o meno intensa, in linea con la fase di normalizzazione della crescita mondiale.

Di seguito alcuni highlights tratti dallo studio:

  • Nel 2021 la produzione del manifatturiero italiano è risultata particolarmente dinamica (+13.5% tendenziale nel periodo gennaio-novembre) assottigliando al -1.2% il gap rispetto al corrispondente periodo 2019, che risulta decisamente inferiore a quello di Germania (-6.6%), Francia (-6.5%) e Spagna (-3.1%).
  • Una spinta decisiva è giunta sia dal mercato interno sia dai mercati internazionali dove, ancora una volta, è stata battuta la concorrenza europea: l’industria italiana si colloca su valori di export superiori al pre-crisi (+5% nel periodo gennaio-ottobre rispetto al 2019, a prezzi correnti), insieme alla Spagna (+6%), davanti a Germania (+1.4%) e Francia (-5%).
  • Ancor più dinamica la crescita del fatturato (+23% tendenziale nel gennaio-novembre 2021, a valori correnti, +9.6% rispetto al 2019), sostenuta dall’aumento progressivo dei prezzi alla produzione (+4.8% tendenziale, sempre nel gennaio-novembre 2021), a fronte di fiammate senza precedenti storici nelle quotazioni internazionali delle commodity.
  • Tutti i settori si sono riposizionati su livelli di fatturato superiori al pre-Covid, con l’eccezione del Sistema Moda (-6% nei primi undici mesi del 2021, rispetto al 2019). I recuperi più intensi si sono osservati nei settori a monte delle filiere, i primi a subire l’impatto del rialzo dei prezzi delle materie prime, e in quelli legati al ciclo delle costruzioni. Nella parte alta del ranking figurano infatti Metallurgia (+33.7% nel gennaio-novembre 2021, rispetto al 2019), Elettrodomestici (+23%), Intermedi chimici (+21.6%), Mobili (+14.9%), Prodotti e materiali da costruzione (+14.2%) e Prodotti in metallo (+14.1%).
  • I settori produttori di beni di investimento hanno mostrato un recupero meno intenso dei livelli pre-crisi, subendo maggiormente lo shortage di input intermedi, in particolare elettronici. Il fenomeno, anche se in forma meno intensa in Italia rispetto ai competitor UE, ha riguardato la Meccanica (+6.5%) ma soprattutto gli Autoveicoli e moto (+0.8%), che scontano anche condizioni di domanda più incerte.
  • Negli ultimi mesi del 2021 si è osservato un affievolimento della crescita diffuso, più o meno intensamente, a tutti i settori manifatturieri. La frenata è in parte fisiologica, per via del confronto con una seconda metà del 2020 di brillante recupero, ma sconta anche una maggiore incertezza, contestuale alla recrudescenza del virus e alle spinte rialziste sui prezzi dell’energia.
  • Le attese per il 2022 sono orientate verso una normalizzazione dei ritmi di crescita dell’industria italiana, in continuità con la fase finale del 2021. Gli indici di fiducia evidenziano segnali di stabilizzazione, pur confermandosi abbondantemente sopra la soglia espansiva. A fronte di un contesto di domanda interna ed estera che resta favorevole, le imprese segnalano ancora criticità nel reperimento di manodopera e materiali.
  • Preoccupa il rischio, indotto dalle attuali tensioni geopolitiche, del permanere di elevati prezzi del gas, con impatti rilevanti sulla bolletta energetica del manifatturiero italiano, strutturalmente più elevata rispetto alla media europea, anche a causa di una quota rilevante di energia elettrica generata da centrali a metano. Un aumento prolungato dei costi potrebbe generare pressioni sui listini di vendita in tutte le filiere produttive, condizionando la competitività dell’industria italiana sui mercati internazionali e frenando la ripresa dei consumi interni, già più lenta rispetto a quella sperimentata nei principali paesi europei.

 

Scarica la sintesi rapporto Analisi dei settori industriali ed. febbraio 2022

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