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CONGIUNTURA IN EMILIA-ROMAGNA
Comunicato stampa

Bologna, 8 ottobre 2014

Unioncamere Emilia-Romagna: “Per avviare un nuovo percorso di sviluppo occorre supportare le imprese a cogliere tutte le opportunità offerte dal mercato globale, accompagnandole a raggiungere la dimensione strategica richiesta dalle sfide di oggi”
Intesa Sanpaolo: “Credito ancora fermo, ma confidiamo torni in positivo per far ripartire gli investimenti di imprese e famiglie, ora su livelli troppo bassi”
Confindustria Emilia-Romagna: “Peggiorano le previsioni per quest’anno, si guarda al 2015. Il nostro export condizionato da incertezze geopolitiche e volatilità dei mercati.  Determinanti gli investimenti per invertire la tendenza

Non cambia lo scenario in Emilia-Romagna. La pallida schiarita emersa nel primo trimestre dell’anno è stata oscurata da una nuova caduta, seppure contenuta, di produzione, vendite e ordini. Il percorso virtuoso della domanda estera ha dovuto fare i conti con l’ormai cronica difficoltà del mercato interno.

Una situazione di sostanziale stagnazione, in cui la crescita del commercio con l’estero è insufficiente a compensare il calo dei consumi in un mercato interno quasi immobile.

A soffrire maggiormente sono le piccole imprese, più orientate a operare, per motivi dimensionali, sul mercato interno, e i settori meno aperti all’internazionalizzazione. La ripresa è quindi, ancora una volta, rimandata, in un perdurante clima di incertezza alimentato da una recessione che prosegue dalla fine del 2011.

Queste le principali indicazioni dell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2014 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
La produzione dell’industria manifatturiera dell’Emilia-Romagna è diminuita dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre in Italia il dato è ancora, seppur di poco, di segno positivo (+0,1%).

A eccezione del comparto alimentare (+0,9%) e alla meccanica (+1,3%) che evidenziano una tenuta, l’andamento settoriale è apparso negativo seppur con accenti differenti. Particolarmente accentuata la flessione nel sistema moda (-2,7 per cento), nelle industrie dei metalli, che comprendono larghi strati della subfornitura meccanica (-1,1%), e soprattutto del legno e mobilio (-4%). Quest’ultimo comparto riflette la crisi dell’edilizia che prosegue da oltre tre anni.

Il fatturato ha subìto una flessione dello 0,9% rispetto all’analogo periodo del 2013 (+0,1% in Italia). Per la maggioranza delle imprese la flessione del fatturato è superiore a quella della produzione, in alcuni casi anche in misura consistente. Questa differenza per larga parte delle imprese è giustificata dal fatto che, per rimanere sul mercato, sono costrette a ridurre al minimo tutti i margini economici, a partire dal fatturato.

Dello stesso tenore di produzione e fatturato, è la domanda, che ha di nuovo segnato il passo (-1%), dopo una certa stabilità del primo trimestre.
L’unico dato positivo esteso alla quasi totalità dei settori è relativo al mercato estero. Per tutti crescono gli ordini provenienti dall’estero. Se si eccettua il sistema moda il fatturato realizzato fuori dai confini nazionali aumenta ovunque e per tutte le classi dimensionali.

Secondo i dati dell’Istat, nei primi sei mesi del 2014 le esportazioni sono aumentate del 4,5% rispetto all’analogo periodo del 2013 una crescita superiore a quella nazionale.
L’Emilia-Romagna ha in pratica recuperato i livelli export pre-crisi, risultato che l’Italia non ha ancora raggiunto. L’export sale in tutti i settori, con l’eccezione della fabbricazione di prodotti in metallo.

Il prolungarsi della crisi si legge anche attraverso i dati della demografia delle imprese.
A fine giugno 2014 le imprese manifatturiere attive in Emilia-Romagna erano 46.107, quasi 900 in meno rispetto a un anno prima, 4.300 in meno rispetto al 2009. In calo il numero delle aziende in tutti i settori, solo l’alimentare tiene.

Le società di capitale sono state le sole ad aumentare (+0,4%), mentre le forme giuridiche “personali” hanno continuato a ridursi: società di persone -3,4%; imprese individuali -2,6%. Stessa sorte per le “altre società” (-0,6%), il cui peso è limitato (1,6%).
Crisi economica e minor numero di imprese determinano inevitabilmente ripercussioni sull’occupazione. Secondo l’indagine Istat sulle forze lavoro, nel secondo trimestre del 2014 è stata registrata una diminuzione dell’1,3% rispetto all’analogo periodo del 2013, che è equivalsa a circa 7.000 addetti.

Un dato fortemente negativo ha riguardato il comparto delle costruzioni dove il calo del numero degli occupati ha sfiorato il 5%. La contrazione degli addetti nel settore industriale è stata compensata dall’incremento del terziario (+1,5%) che ha portato la variazione complessiva ad avere un segno positivo (+0,5%).

Nei primi sei mesi del 2014 in calo le ore autorizzate di Cassa Integrazione ordinaria e in deroga, in aumento quella straordinaria, che spesso anticipa la chiusura dell’impresa.

“La nostra è ancora una regione manifatturiera e su questa vocazione si deve investire.– dichiara il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Maurizio Torreggiani – Occorre cercare di rafforzare le condizioni per accompagnare un numero crescente di imprese a cogliere le opportunità offerte dal mondo che cresce puntando su alcuni fattori. Per aver successo sui mercati contano il settore di appartenenza e la dimensione d’impresa, ma soprattutto è importante la dimensione strategica, vale a dire il sistema di relazioni in essere.”
“Come sistema camerale –
aggiunge Torreggiani - assieme alla Regione e alle associazioni di categoria, siamo impegnati su questo versante: ci siamo dotati di sistemi informativi per individuare i mercati più favorevoli, stiamo investendo su progetti come il temporary export manager per accrescere le competenze all’interno delle aziende, stiamo incentivando la creazione di reti d’impresa per raggiungere appunto quella dimensione strategica che le sfide di oggi richiedono. Da questa fase di stagnazione non se ne esce solo attraverso il commercio con l’estero, ma dalle esportazioni passa molto del futuro di questa regione.”

Il credito in Emilia-Romagna, secondo l’analisi del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo, è rimasto in calo anche nei mesi estivi, ma ha registrato una leggera attenuazione del trend. Il punto di minimo del ciclo, toccato nell’ultima parte del 2013, si conferma quindi alle spalle. Il complesso dei prestiti a famiglie e imprese della regione ha segnato una riduzione del 2,6% a giugno 2014, meno marcata rispetto ai mesi precedenti. L’andamento ha continuato a risentire della persistente debolezza dei prestiti alle imprese che hanno registrato una contrazione del 3,1%, più contenuta rispetto al sistema Italia. Benché il dato di giugno, che appare chiaramente migliore nel confronto con i mesi precedenti, sia presumibilmente influenzato da un rimbalzo temporaneo dei prestiti a breve termine, le indicazioni di rallentamento del calo risultano comunque confermate.

I prestiti alle famiglie consumatrici hanno continuato a registrare una riduzione decisamente più moderata di quella dei prestiti alle imprese. In Emilia Romagna l’andamento è rimasto in linea con la media dei mesi iniziali del 2014 diversamente da quanto osservato a livello nazionale, dove sono emersi segni di attenuazione del calo, pur lenta e marginale.
A livello provinciale per i prestiti alle imprese il quadro resta caratterizzato da notevole fragilità. Tutte le province sono rimaste in negativo nel secondo trimestre, con estremi per Parma, Bologna e Ferrara, che hanno registrato i cali più forti (nell’intorno di -6,5%), con un ritmo di contrazione più che doppio rispetto alle altre province. La flessione più contenuta è stata segnata da Reggio Emilia (-1,3%). Anche per i prestiti alle famiglie tutte le province sono risultate in calo, che si conferma molto limitato per Parma e Forlì-Cesena (-0,4% e -0,5% rispettivamente). Le altre province si sono posizionate su una flessione tra -1% e -2%, con un estremo di -2,6% per Ferrara.

L’andamento dei volumi ha continuato a risentire della debolezza della domanda unita alla prudenza dell’offerta, alla luce di un quadro del rischio di credito che rimane critico, nonostante i segni di rallentamento dell’emersione delle nuove sofferenze. Il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese ha aperto il 2014 al 4,3%, lievemente sotto il dato dei due trimestri precedenti (prossimo al 4,4%). Il ritmo di deterioramento della qualità del credito alle imprese continua a determinare l’evoluzione del tasso di decadimento del complesso della clientela bancaria, che si è situato a 3,4% nel primo trimestre 2014, leggermente più basso del 3,5% medio del secondo semestre 2013. Per le famiglie consumatrici si conferma la sostanziale tenuta della situazione finanziaria, con un tasso di ingresso in sofferenza che torna sotto l’1,3%, in miglioramento rispetto ai tre trimestri precedenti. In generale, in regione gli indicatori dell’emersione delle nuove sofferenze sono rimasti leggermente più bassi della media nazionale.

In prospettiva, è prevedibile il proseguimento del lento miglioramento delle condizioni del mercato creditizio, già segnalato dalle indagini campionarie secondo cui la domanda di prestiti da parte delle imprese ha smesso di ridursi, dopo le indicazioni di recupero di quella proveniente dalle famiglie.

“Sulla qualità del credito – commenta Adriano Maestri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – continuano a pesare gli effetti del protrarsi della recessione, anche se i segnali di ripresa, più a livello locale che nazionale, fanno presumere una decelerazione delle dinamiche delle sofferenze. Anche la domanda di credito dovrebbe tornare positiva. Questo è particolarmente importante per far ripartire gli investimenti ancora su livelli troppo bassi, per far crescere tutte le dinamiche di sviluppo regionali e nazionali. La nostra banca – continua Maestri –si è recentemente strutturata in modo tale da rendere più veloci i tempi di risposta nel credito e a fine anno partirà un’ulteriore valorizzazione delle filiere operative con una focalizzazione più forte su imprese, investitori e famiglie. Ancora troppo bassa invece è la riorganizzazione del sistema degli incassi e pagamenti fra imprese, e non solo fra imprese e pubblica amministrazione. Per esempio, anche la certificazione dei crediti e la corretta canalizzazione dei pagamenti deve migliorare accelerando le forme di incassi e pagamenti più simili al factoring che non a quelli da tempo praticati in Italia.”

“Le nostre previsioni sino a dicembre 2014 – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini –  fanno emergere, dopo i segnali di moderato ottimismo di inizio anno, un indebolimento delle prospettive. Il contesto internazionale incerto, i recenti fenomeni geopolitici, il rallentamento di alcuni mercati (Area Euro, Brasile, Russia) negli ultimi mesi hanno determinato un repentino cambiamento dello scenario internazionale e un rapido peggioramento delle aspettative in un contesto già debole in termini di prospettive, di fiducia e di riforme, confermando la sempre più frequente oscillazione del ciclo economico”.

Le previsioni per il secondo semestre – rilevate da Confindustria Emilia-Romagna con la propria Indagine semestrale su 786 imprese manifatturiere associate, per un totale di 82.801 addetti e circa 31 miliardi di euro di fatturato – rispetto al secondo semestre dell’anno scorso sono le seguenti: il 29 per cento degli imprenditori si aspetta un aumento della produzione, il 50,8 una stazionarietà e il 20,1 una riduzione.  Il saldo ottimisti-pessimisti è di +8,9 punti, in netto peggioramento rispetto al +15,4 di inizio 2014.

Peggiorano anche le aspettative sull’andamento della domanda totale: il 29,4% delle imprese si attende un aumento degli ordini, il 50,5% una stazionarietà, con un saldo ottimisti-pessimisti di +9,3, in peggioramento rispetto ai +17,1 punti di inizio anno. Non molto dissimile l’andamento delle aspettative sulla domanda estera: il 29,4% degli intervistati si attende una crescita degli ordini dall’estero nel secondo semestre 2014, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +14,2 punti (erano +26,5 punti a inizio 2014).  È da segnalare in particolare il peggioramento delle aspettative delle medio-grandi imprese, in quanto più esposte e sensibili ai cambiamenti delle condizioni di mercato. Non ci sono segnali nuovi neppure dal mercato del lavoro: il 78,3% degli imprenditori ritiene che l’occupazione rimarrà stazionaria nella seconda metà del 2014, con un saldo ottimisti-pessimisti leggermente positivo (+0,3 punti).

Vi sono buone dinamiche nell’economia globale grazie allo slancio degli Stati Uniti, il miglioramento dell’India e il buon andamento del mercato cinese, ma si registra un preoccupante deterioramento del quadro, già debole, dell’Eurozona, la cui stima del Pil per il 2014 è di +0,6%. In queste condizioni l’Europa non è in grado, con l’aumento della propria domanda interna, di aiutare l’Italia a rimettersi in moto.

“Il quadro è molto volatile – osserva il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna – e a livello nazionale complessivamente deteriorato. Tuttavia nella nostra regione permangono nicchie e settori che registrano andamenti positivi e imprese che, specie grazie alla domanda estera, continuano ad avere ottime performance e tassi di crescita significativi.  È proprio grazie a queste performance che vengono parzialmente attenuati gli effetti negativi della domanda interna sul Pil. Si va tuttavia ulteriormente cristallizzando una situazione che vede l’economia nel suo complesso in recessione, con i consumi e gli investimenti che non ripartono e l’occupazione che ristagna”.

“In questo contesto –
conclude il Presidente Marchesini –  le priorità della politica economica continuano necessariamente a dover essere focalizzate su tre punti fondamentali: sostegno all’export e all’internazionalizzazione delle imprese, per cogliere le opportunità e le prospettive di crescita che provengono dalla domanda e dai mercati esteri in espansione; sostegno alla domanda interna nella componente dei consumi, partendo dall’esigenza di alimentare la fiducia e il reddito disponibile delle famiglie;  impulso agli investimenti sia pubblici –  come contributo positivo alla domanda, a partire dal settore delle costruzioni, e come intervento per lo sviluppo della competitività del Paese – sia delle imprese, per aumentarne la competitività, specie sul versante dell’innovazione”.

 

Uffici stampa

Confindustria Emilia-Romagna
Marina Castellano –
comunicazione@confind.emr.it  Tel 051 3399950  cell. 347 0196710

Unione Regionale delle Camere di Commercio dell’Emilia-Romagna
Giuseppe Sangiorgi – 
giuseppe.sangiorgi@rer.camcom.it Tel 051 6377026  cell. 338 7462356 

Intesa Sanpaolo
Emanuele Caprara –
emanuele.caprara@intesasanpaolo.com Tel 051 6454411  cell. 335 7170842

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