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Sintesi per la stampa

 

Rapporto Analisi dei Settori Industriali* – Maggio 2016

·         Il fatturato dell’industria italiana rimarrà su ritmi di crescita ancora superiori al 2% nell’anno in corso per poi entrare in una fase più matura del ciclo (+1,8% a prezzi costanti nella media del periodo 2017-’20).

·         Al termine della lunga crisi, il tessuto produttivo del manifatturiero appare più solido e meno vulnerabile, con la redditività attesa in continuo recupero dai minimi nel 2012.

·         Il saldo commerciale riprenderà a crescere dal prossimo anno, tornando vicino ai 95 miliardi di euro nel 2020.

·         Le incertezze dello scenario mondiale non fermeranno il processo di crescente integrazione internazionale delle imprese italiane, percorso obbligato per rafforzare il posizionamento competitivo.

·         Nel medio termine, la crescita continuerà a essere più intensa nei settori con maggiore presenza di imprese multinazionali, a capitale nazionale o estero (automotive, farmaceutica, largo consumo, elettrotecnica).

Le prospettive di crescita di breve e medio termine

Il 2016 vedrà il fatturato dell’industria italiana crescere del 2,1% a prezzi costanti, con ritmi più equilibrati tra i settori rispetto allo scorso anno, quando oltre il 70% dell’incremento dipese direttamente o indirettamente dal recupero della produzione automotive.

La crescita del 2016 sarà sostenuta soprattutto dalla domanda interna, in particolare dai consumi: bonus governativi, miglioramento occupazionale, ridotte tensioni sui prezzi e proseguimento del ciclo di sostituzione dei durevoli porteranno ad una accelerazione della spesa delle famiglie. Positive anche le prospettive degli investimenti, grazie a migliorate condizioni di accesso al credito e alla necessità di rinnovare un parco macchinari e mezzi di trasporto reso obsoleto dal blocco degli acquisti degli scorsi anni. Il 2016 dovrebbe anche vedere la fine della lunga fase di correzione degli investimenti in costruzioni.

Nel periodo 2017-’20, il fatturato manifatturiero si stabilizzerà su tassi di sviluppo medi intorno all’1,8%, affiancando, ad una domanda interna che prevediamo nel tempo divenire leggermente meno dinamica, un ritrovato contributo positivo del canale estero. La domanda mondiale, nell’ipotesi di un progressivo superamento dei rischi attualmente presenti e di miglioramento delle economie emergenti, potrà infatti offrire maggiori opportunità di sviluppo al manifatturiero italiano che nel frattempo è andato rafforzandosi anche grazie al processo di selezione intercorso durante gli anni peggiori della crisi.

Un manifatturiero più sano e meno vulnerabile

L’analisi dei bilanci del manifatturiero italiano al 2014 e le stime sul 2015 evidenziano un’evoluzione diffusamente positiva in termini di crescita, redditività e capacità di autofinanziamento. Il miglioramento dei conti delle imprese manifatturiere italiane è previsto proseguire nel medio periodo: a livello aggregato, nell’ultimo anno della previsione sia il Roi che il Roe dovrebbero superare  la soglia del 7%, con livelli simili a quelli della prima parte dello scorso decennio.

Anche in confronto ai principali competitor europei, il miglioramento italiano – sebbene non paragonabile al recupero messo a segno dall’industria spagnola – appare ben visibile, restituendo l’immagine di un tessuto produttivo meno vulnerabile e più competitivo.

Il saldo commerciale, dopo il ripiegamento del 2015 che dovrebbe proseguire  anche nell’anno in corso, potrà tornare ad aumentare e raggiungere quota 95 miliardi nel 2020, in un contesto di crescente integrazione. Ne risulterà un ulteriore incremento sia dell’import penetration che della propensione all’export, con i flussi di merci in entrata e in uscita che tenderanno a mantenere una elevata correlazione a livello settoriale.

Internazionalizzazione: percorso virtuoso per rafforzare la competitività

Negli ultimi anni, le imprese italiane hanno moltiplicato i propri sforzi di internazionalizzazione tramite partecipate produttive e commerciali, evidenziando una crescita più intensa rispetto a quanto emerge in  Francia e Germania, paesi che restano comunque molto più internazionalizzati rispetto al nostro. Nel complesso, la proiezione estera delle imprese italiane supera (sia in termini di fatturato che di addetti) la presenza di multinazionali estere in Italia, rimasta più stabile negli ultimi anni.

La visione comparata tra IDE in entrata e in uscita e flussi di commercio internazionale di Italia e Germania conferma come in alcuni settori ad alta tecnologia e complessità sistemica (farmaceutica, elettronica, elettrotecnica, aeronautica, automotive), l’integrazione nelle filiere internazionali sia un fattore chiave, fortemente correlato con le performance competitive. In altri settori, quali moda e meccanica, la proiezione internazionale delle imprese italiane ha contribuito a rafforzare la già buona competitività del nostro tessuto produttivo.

L’analisi dei dati a livello di singola impresa conferma l’importanza del legame tra internazionalizzazione e competitività: l’essere parte di una catena internazionale del valore (sia per le imprese entrate in un gruppo multinazionale sia per quelle che hanno aperto proprie partecipate all’estero) ha infatti rappresentato un percorso privilegiato verso l’acquisizione di fattori strategici – quali marchi, brevetti, certificazioni, etc. - che a loro volta risultano essenziali per affrontare con successo la concorrenza internazionale. Tali fattori appaiono ancora più importanti in uno scenario in cui le imprese italiane dovranno imparare a convivere con uno stato endemico di incertezza che contribuirà ad innalzare le sfide competitive.

Le prospettive dei settori

Le prospettive delineate a livello dei singoli settori, sia nel 2016 che nel medio termine, confermano come la crescita continuerà a essere più intensa nei settori a più alta presenza di imprese multinazionali, a capitale nazionale o estero (automotive, farmaceutica, largo consumo, elettrotecnica).

Grazie all’elevato livello di apertura internazionale, atteso aumentare ulteriormente nei prossimi anni, la Farmaceutica ed il Largo consumo continueranno a beneficiare di un significativo apporto del canale estero e di una domanda nazionale e mondiale sostenuta dal processo di invecchiamento e dalla crescente attenzione alla cura della persona. Anche le imprese dell’Elettrotecnica saranno sostenute dai vantaggi competitivi offerti dall’inserimento di molti attori nelle catene globali di produzione e potranno godere di una buona dinamica di mercato, fortemente caratterizzata dalla necessità di contenere le emissioni di anidride carbonica, sia in Italia che all’estero.

Il settore dell’Automobile e motocicli si confermerà tra i più dinamici, nonostante un fisiologico rallentamento dopo il balzo del biennio 2015-’16, grazie alle previsioni positive sulla domanda interna ed estera e la ritrovata centralità delle basi produttive nazionali.

Per Sistema moda e Mobili, sarà il canale estero a fornire un contributo significativo alla crescita dei livelli di attività nei prossimi anni. In particolare, la moda beneficerà di un rafforzamento delle esportazioni (grazie all’esaurirsi degli effetti negativi della crisi russa e alla ricerca di nuove destinazioni geografiche emergenti) e sarà in grado, nonostante le attese di forte crescita delle importazioni, di fornire il contributo più ampio al miglioramento del saldo complessivo dell’industria. Anche le imprese del Mobile, terminata la fase peggiore di crisi del mercato interno ed europeo, godranno degli effetti positivi del buon posizionamento acquisito dalle imprese più strutturate e competitive rimaste sul mercato.

Sebbene collocato nella parte bassa del ranking per intensità di crescita, l’Alimentare e bevande sarà tra i settori che forniranno il maggiore contributo allo sviluppo del manifatturiero italiano nei prossimi anni, grazie alla leadership di fatturato conquistata a partire dal 2009 e al forte incremento atteso nelle esportazioni. La Meccanica, secondo settore per fatturato, potrà beneficiare della ripartenza degli investimenti sul fronte interno ma crescerà a un ritmo inferiore alla media manifatturiera, in particolare nel quadriennio 2017-’20, in quanto penalizzata da una domanda mondiale nettamente meno brillante che nello scorso decennio. Non mancheranno, tuttavia, buone opportunità di sviluppo soprattutto per le produzioni più innovative legate al mondo del digital manifacturing.

In una fase espansiva “matura”, come quella attesa nel medio termine, il ranking della crescita settoriale vede in posizione più arretrata i beni intermedi, con l’eccezione della Metallurgia, settore che – dopo le forti perdite subite – dovrebbe completare la difficile fase di ristrutturazione in atto. Fanalino di coda resteranno gli Elettrodomestici, attesi mostrare crescite modeste lungo tutto il periodo, in un percorso stretto tra domanda in aumento moderato ed elevata competizione internazionale, che sul mercato interno si rifletterà in un incremento sempre più significativo di prodotti importati.

 

 

 

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