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INTESA SANPAOLO: MONITOR DEI DISTRETTI INDUSTRIALI DELL’EMILIA-ROMAGNA

• Nel primo semestre esportazioni in calo del 15%, ma con una tenuta migliore rispetto alla media dei distretti italiani. Buona resilienza dell’Agroalimentare.

Bologna, 12 novembre 2020 – I risultati del commercio internazionale del I semestre 2020 consentono di effettuare una prima valutazione degli effetti a livello territoriale della crisi in corso e di come le misure di contenimento e la sospensione di diverse attività nei mesi di marzo e aprile abbiano impattato sulle diverse specializzazioni. La pandemia ha duramente colpito la regione e l’evoluzione dei suoi distretti industriali sui mercati esteri, interrompendo una crescita che durava ormai da 10 anni, che aveva visto le esportazioni distrettuali toccare nel 2019 la cifra record di 17,5 miliardi di euro. Nel primo semestre il calo per l’export dei distretti dell’Emilia-Romagna è stato pari al 15,1%, registrando comunque una tenuta migliore rispetto al totale dei distretti tradizionali italiani (-19,8%).

Dall’analisi per singoli comparti del Monitor dei distretti industriali dell’Emilia-Romagna - realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo - emerge la buona resilienza complessiva dei distretti dell’agroalimentare.
Brillante la performance dell’Alimentare di Parma (+42,4%), buona tenuta dei Salumi di Parma (+3,2%) e di quelli di Reggio Emilia (+0,9%), cui si contrappone la dinamica dei Salumi del modenese (-10%). Sostanziale stabilità per l’Ortofrutta romagnola (+0,3%) e per il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (-0,3%), mentre risulta in calo quello del parmense (-7,7%).

Nella Meccanica i distretti del settore mostrano un calo delle esportazioni: le Macchine per il legno di Rimini (-26%), i Ciclomotori di Bologna (-22,4%), le Macchine per l’industria ceramica di Modena e Reggio Emilia (-21,2%), la Meccatronica di Reggio Emilia (-20,9%), le Macchine per l’imballaggio di Bologna (-19,1%), le Macchine utensili di Piacenza (-18,9%), le Macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (-15,5%) e infine la Food machinery di Parma (-14,8%).

Il Sistema moda è stato il più colpito dalla crisi: Calzature di San Mauro Pascoli (-45,4%), Abbigliamento di Rimini (-37,8%) e Maglieria e abbigliamento di Carpi (-26,6%).

Primo semestre 2020 negativo anche per il Sistema casa, che tuttavia è riuscito a contenere le perdite con l’export di Mobili imbottiti di Forlì in calo del 6,7% e le vendite estere delle Piastrelle di Sassuolo in arretramento del -12,9%.

Sulle esportazioni dei Poli tecnologici pesano gli arretramenti del Polo ICT dell’Emilia-Romagna (-14,6%). Negativo anche l’export dei due poli del biomedicale: Biomedicale di Bologna (-9,2%) e Biomedicale di Mirandola (-7,8%), che hanno però avuto un ruolo centrale nel contrasto e nella gestione dell’epidemia, rivolgendo la propria produzione prevalentemente al mercato interno.

Negativa la performance sia nei mercati maturi (-23,1%) dove spicca l’arretramento negli Stati Uniti e in Francia, che sui nuovi mercati (-29,9%), sui quali pesa la forte riduzione delle esportazioni verso Polonia, Cina e Hong Kong, Russia, Algeria e Messico.

“I dati del semestre vanno necessariamente letti alla luce della crisi pandemica e delle conseguenti misure di contenimento messe in atto, fino alla sospensione temporanea di diverse attività. In questo contesto emerge una volta ancora, nonostante l’inevitabile trend complessivamente negativo, la straordinaria propensione all’export dell’Emilia-Romagna, che tra il 2008 e il 2019 ha registrato un aumento delle esportazioni del 39,6% contro il 29% del sistema Italia - sottolinea Cristina Balbo, direttore regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo -. Un primissimo spaccato della seconda metà dell’anno lascia intravedere segnali di ripresa, in virtù della volontà di ripartenza del tessuto imprenditoriale, ma resta evidente come l’evoluzione del contesto sanitario nazionale e internazionale risulterà determinante. Per quanto ci riguarda una così incerta evoluzione dei mercati rende ancor più fondamentale mettere a disposizione delle nostre aziende strumenti facilmente accessibili, efficaci, immediati. Come Intesa Sanpaolo nei primi nove mesi dell’anno abbiamo erogato 2,7 miliardi di euro di nuovo credito alle imprese dell’Emilia-Romagna ed attivato 55mila moratorie ad aziende per circa 5 miliardi di debito residuo. L’ulteriore plafond da 10 miliardi che destiniamo al nostro Programma Filiere - che consente alle piccole imprese di ottenere un migliore e più conveniente accesso al credito facendo leva sulla solidità delle aziende capofiliera - è il segno tangibile della nostra fiducia nella ripresa del sistema: in Emilia-Romagna ad oggi vi hanno aderito 99 aziende capofila con oltre 20mila dipendenti, 2.650 imprese fornitrici e un giro d’affari complessivo di 13,5 miliardi di euro”.

Le ultime informazioni disponibili sul terzo trimestre segnalano un rimbalzo importante dell’attività produttiva e delle esportazioni. Una prima stima dell’intensità del recupero in corso può essere fatta combinando i dati settoriali e provinciali di Unioncamere-Anpal con la struttura settoriale dei distretti industriali. In prospettiva spiccano, in particolare, i distretti specializzati in prodotti e materiali da costruzione ed i distretti del sistema casa che, molto probabilmente, scontano anche buone attese di efficacia degli incentivi alle ristrutturazioni. Seguono i distretti della Meccanica, attesi raggiungere livelli vicini alla normalità in un caso su due entro dicembre.

La capacità di recupero varia dunque da settore a settore. Lo scenario resta molto incerto e fortemente condizionato dall’evoluzione della pandemia. Tuttavia, diversamente dalla scorsa primavera, l’intensità di eventuali misure restrittive potrà essere contenuta dalla miglior preparazione di imprese e individui.

La crisi in corso rappresenta un momento di grande discontinuità che porta con sé anche opportunità che, se colte, possono contribuire al rilancio dell’economia e, più in particolare, dei distretti industriali. I problemi di interruzione delle forniture osservati nei mesi primaverili del lockdown possono portare a un ripensamento delle catene del valore, soprattutto di quelle organizzate su scala globale che spesso sono eccessivamente frazionate. Una loro riorganizzazione su base continentale può rappresentare un’opportunità per i distretti industriali che hanno al proprio interno filiere di fornitura ravvicinate, in grado di realizzare ogni tipo di lavorazione. Nei distretti le distanze contenute e la presenza di relazioni di partnership possono anche facilitare il tracciamento delle filiere e l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Si tratta di vantaggi importanti che vanno accompagnati da opportuni investimenti in digitalizzazione, da introdurre nei processi di produzione, logistici e di vendita e da implementare e supportare con adeguati percorsi di formazione.

 


Per informazioni
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