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I primi insediamenti bancari italiani negli Stati Uniti

I primi insediamenti bancari italiani negli Stati Uniti. La storia dei primi insediamenti bancari in USA inizia nel 1909 a New York, con un ufficio del Banco di nato per agevolare le rimesse degli emigranti

Testo di Barbara Costa, Responsabile Archivio Storico di Intesa Sanpaolo

I primi insediamenti bancari negli Stati Uniti traggono origine dalle comunità di emigrati dall’Italia: il Banco di Napoli aprì la prima agency a New York nel 1909 e successivamente ampliò la rete con altri cinque sportelli. Le rimesse verso l’Italia, come è noto, erano indispensabili al riequilibrio della bilancia commerciale con l’estero.

Nel 1918 la Banca Commerciale Italiana aprì la prima filiale negli Stati Uniti, a New York, in coerenza con la sua innata vocazione internazionale. La filiale di New York svolgeva innanzi tutto il credito commerciale, che si esplicava con l’accettazione di tratte documentarie sulle merci esportate dagli Stati Uniti all’Italia, e sull’erogazione di crediti alle importazioni italiane negli USA.

Un beneficio ‘intangibile’ della presenza negli USA era la raccolta di informazioni di prima mano, messa al servizio delle imprese italiane per facilitarne l’espansione internazionale, su mercati e prodotti americani, su nuove tecnologie, su standardizzazione e organizzazione scientifica del lavoro, su filosofie e tecniche del marketing.

A causa della legislazione americana che limitava le operazioni delle filiali di banche estere, soprattutto la raccolta dei depositi della comunità di emigrati italiani, negli anni Venti gli Istituti cominciarono ad aprire delle Trust, funzionanti come banche americane.

Nel 1924 la Comit costituì la Banca Commerciale Italiana Trust Co. di New York, nel 1929 quelle di Boston e Philadelphia. In quello stesso anno anche il Banco di Napoli trasformò la propria filiale newyorkese in una Trust, la Banco di Napoli Trust Co. of New York, e nel 1931 fece la stessa cosa a Chicago, costituendo la Banco di Napoli Trust Co. of Chicago.

Un momento estremamente critico fu creato dall’entrata in guerra degli Stati Uniti nel dicembre 1941. Le filiali di banche italiane subirono il sequestro immediato di tutti gli averi e vennero liquidate.

Ci furono non poche ripercussioni anche sul personale presente in loco: il direttore della filiale di New York della BCI, Guglielmo Reiss Romoli, ad esempio, venne internato nel carcere di Ellis Island fino al suo ritorno in Italia nel 1942.

Non trascurabile fu dopo il 10 giugno 1940, giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, il ruolo assunto dalle banche per trasmettere in Italia le informazioni sui connazionali bloccati negli USA. Sappiamo, ad esempio, che la Banca Commerciale Italiana riuscì a svolgere questo “servizio” attraverso la Banca della Svizzera Italiana, sua partecipazione all’interno di un Paese rimasto neutrale.

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