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COMUNICATO STAMPA

FORMAZIONE E SOCIETÀ, LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO

Maggiore connessione tra scuola e mondo del lavoro, attenzione all'orientamento, più forza ad ITS e lauree professionalizzanti, impulso alle academy aziendali, le ricette di Confindustria Piemonte e Intesa Sanpaolo per battere la disoccupazione giovanile.

Torino, 26 ottobre 2018. L'evoluzione tecnologica si muove più velocemente dei sistemi formativi e innesca innovazioni nella società e nel modo di lavorare che vanno comprese e tradotte in modelli di insegnamento efficaci, per consentire alle nuove generazioni di rapportarsi con un sistema formativo che abbia interiorizzato il cambiamento. Con questo obiettivo Confindustria Piemonte e Intesa Sanpaolo hanno organizzato questo pomeriggio, presso l'auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, il convegno "Formazione e società: la sfida del cambiamento".

I lavori sono stati aperti dal Presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli, a cui hanno fatto seguito le relazioni di Ermanno Rondi, Responsabile del gruppo tecnico Confindustria su Formazione Professionale e Alternanza, di Massimiliano Cipolletta, Presidente del Digital Innovation Hub Piemonte, e di Pietro Miraglia, Amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Formazione. A seguire si è svolta la tavola rotonda su "Le nuove frontiere della formazione. Didattica per competenze, approccio duale, Academy, ITS e laurea professionalizzante", che ha visto gli interventi di Cristina Balbo, Direttore regionale Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo, Elisabetta Barberis, Prorettrice Università degli Studi di Torino, Gianna Pentenero, Assessore alla Formazione e al Lavoro della Regione Piemonte, Carlo Robiglio, Presidente Piccola Industria di Confindustria, Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, e Stefano Serra, Presidente Fondazione ITS per la Mobilità Sostenibile. Le conclusioni del convegno sono state svolte dal Vice Presidente di Confindustria Giovanni Brugnoli.

Il rapporto tra società, scuola e lavoro è un triangolo in trasformazione che pone ai sistemi formativi un problema di orientamento. Le generazioni che si stanno affacciando al mondo del lavoro, i Millenials (i nati tra il 1981 e il 1997) e la Generazione Z (i nati tra il 1998 e il 2016) si sono formati in larga parte su di un modello didattico per discipline nato per rispondere alle esigenze di una società solida, basata su un modello stabile e rigido. Quella stessa società ora è diventata liquida e sottoposta alla necessità di integrare fenomeni globali e tematiche locali. Serve una didattica nuova, che operi per assi culturali e insegni agli studenti a coltivare le proprie competenze, intese come somma di conoscenza ed esperienza, lungo l'intero arco della vita, favorendo anche la maturazione di conoscenze digitale diffuse.

Secondo i dati Eurostat 2017 l'Italia, con il 25,7%, è al primo posto in Europa per la quota di Neet (Not in Education, Employment or Training), i giovani tra i 18 e 24 anni che non hanno un lavoro né sono all'interno di un percorso di studi. Eppure il rapporto Confindustria - Unioncamere 2017 sulla formazione ha segnalato il fabbisogno da parte delle aziende della manifattura di 272 mila nuovi addetti, tecnici e laureati, entro il 2021. Figure che le imprese faticheranno a reperire per l'assenza di un progetto di orientamento, rivolto ai ragazzi e alle famiglie, che consenta di effettuare scelte formative consapevoli e coerenti con la disponibilità di sbocchi occupazionali.

«Scuola e formazione continueranno ad essere i soggetti più importanti nella costruzione dei nuovi cittadini e dei futuri lavoratori - ha detto Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte - ma occorre vincere la sfida delle competenze e riorganizzare la didattica secondo un approccio duale che introduca più lavoro negli studi e più studio nel lavoro. Solo così riusciremo a valorizzare il nostro capitale umano e a rispondere ai nuovi bisogni della nostra manifattura. Purtroppo non vedo emergere la necessaria attenzione su questi temi all'interno del testo della Legge di Stabilità inviato alla Commissione Europea, dove invece sembra prevalere la tentazione di ridimensionare le risorse per l'alternanza scuola-lavoro e per le misure in favore di Industria 4.0. Auspico che il Parlamento, nell'approvazione della legge, ponga rimedio a questa grave carenza che penalizzerebbe il futuro delle nuove generazioni».

«Stiamo vivendo una fase di profonda trasformazione che cambierà radicalmente il nostro modo di vivere, di lavorare e di fare impresa - ha commentato Cristina Balbo, Direttore Regionale Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo - Per il sistema imprenditoriale e per quello bancario questo cambiamento può diventare un'opportunità di crescita, ma per esserne protagonisti è essenziale fare investimenti, materiali e soprattutto sul capitale umano. Noi ne siamo profondamento convinti, vale per le nostre persone, motore di successo del piano d'impresa di Intesa Sanpaolo, come per le imprese nostre clienti, tanto da aver inserito la formazione tra gli elementi qualitativi che concorrono alla definizione del rating. Con Confindustria Piemonte, condividiamo la finalità di aiutare gli imprenditori ad acquisire una visione di lungo periodo, supportandoli nei loro percorsi di formazione, digitalizzazione e innovazione. Mettiamo a servizio dei nostri clienti e del tessuto economico le nostre competenze per fornire consulenza, trasferire conoscenze, facilitare relazioni dirette, accrescere la capacità competitiva del nostro Paese».

Per Carlo Robiglio, Presidente della Piccola Industria di Confindustria: «Le pmi rappresentano l'ossatura portante del nostro sistema produttivo e sono le imprese che più hanno bisogno di innovare per rimanere competitive e che più vanno sostenute nel percorso di digitalizzazione richiesto da Industria 4.0. Centrale, soprattutto per le piccole e medie imprese, è il tema della formazione, ancora più della formazione 4.0. La strada intrapresa dal Governo pare andare, invece, in direzione opposta visto che il credito d'imposta per la formazione in attività tecnologiche sembra che sarà eliminato prima ancora di aver cominciato a dare frutti, essendo diventato operativo solo a metà 2018. La managerializzazione delle piccole e medie imprese e lo sviluppo delle competenze tecnico scientifiche nei giovani restano una delle leve fondamentali per rilanciare il nostro tessuto produttivo: se perdiamo la scommessa sulle competenze avremo perso definitivamente la partita della crescita economica».

Pietro Miraglia, Amministratore Delegato di Intesa Sanpaolo Formazione: «In un mondo in cui i prodotti e i processi si differenziano in funzione dell'innovazione, le opportunità e la coesione sociale vanno potenziate valorizzando l'istruzione, la ricerca e l'economia digitale. Lo sviluppo delle relazioni commerciali, industriali e finanziarie è una delle sfide più impegnative e necessita di nuove competenze. Il nostro obiettivo è aiutare i clienti a sviluppare queste competenze, mettendo a loro disposizione l'assistenza e la formazione sugli aspetti di business e finanziari, su cui siamo da tempo impegnati. In questo modo intendiamo favorire una crescita basata sulla conoscenza come fattore di ricchezza, lo sviluppo dell'innovazione e dell'imprenditorialità e un'economia interconnessa e più ecologica, più efficace in termini di competitività e produttività con imprese in grado di cogliere a pieno e con maggiore rapidità le opportunità grazie ad un nuovo modo di fare formazione».

Giovanni Brugnoli, Vice Presidente di Confindustria: «Ragionare sul rapporto tra formazione e società è cruciale in questa fase di profondi mutamenti che coinvolgono soprattutto i più giovani. Informatica e robotica aprono nuovi scenari e mettono alla prova il nostro sistema formativo. In questo contesto la scuola non può limitarsi a trasmettere nozioni, ma ha l'insostituibile compito di allenare le nuove generazioni a sviluppare un'attitudine fondamentale: "imparare ad imparare" in nuovi contesti e con nuovi linguaggi. A sua volta l'impresa, che è il vero motore del cambiamento, può utilmente accompagnare i giovani durante il percorso di studi per contribuire a formare quelle competenze che saranno più richieste dal mercato del lavoro. È questo il senso dell'alternanza scuola-lavoro e dell'apprendistato duale, ma anche, a livello terziario, degli ITS e dei dottorati industriali. Le imprese italiane devono essere messe in condizione di esercitare la loro responsabilità educativa. Mettere in discussione le partnership scuola-impresa rischia invece di ridurre concretamente le opportunità future dei giovani e la capacità competitiva di tutto il Paese».

 

 

 

 

 

 

Per informazioni stampa:

Ufficio stampa Confindustria Piemonte
Isabella Antonetto
346 1513297 | isabella.antonetto@confindustria.piemonte.it
Luca Sossella
331 6982805 | luca.sossella@personalmedia.it

Ufficio stampa Intesa Sanpaolo
Milena Rubino
335 7275023 | milena.rubino@intesasanpaolo.com

 

 

 

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