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COMUNICATO STAMPA

MONITOR DEI DISTRETTI DEL TRIVENETO AL 31 DICEMBRE 2012: IN VENETO E TRENTINO AA L’AVANZO COMMERCIALE RITORNA AI MASSIMI STORICI MENTRE IL FRIULI VG CONTINUA A SOFFRIRE

Positiva l’evoluzione delle esportazioni dei distretti del Veneto che hanno registrato un aumento del 3%, facendo meglio della media italiana e riportandosi molto vicino al massimo storico del 2007.
Crescita sui mercati esteri anche dei distretti del Trentino Alto Adige che nel 2012 hanno ritoccato il record storico in termini di export e avanzo commerciale.
In Friuli Venezia Giulia solo i coltelli e forbici di Maniago e i vini del Friuli sono oltre i livelli pre-crisi. Gli altri 5 distretti della regione sono in grave ritardo.
Eliano Omar Lodesani, direttore regionale Nord Est “Il 2013 sarà un altro anno difficile per l’industria italiana e del Triveneto e il commercio estero resterà la principale fonte di crescita. Le maggiori opportunità per le imprese distrettuali continueranno a venire dai mercati non europei.”

Padova, 16 aprile 2013. E’ stato pubblicato a cura del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo per conto di Cassa di Risparmio del Veneto, Carive, CariFvg e Btb il Monitor dei distretti industriali del Triveneto aggiornato a dicembre 2012. Lo studio monitora l’andamento dei distretti presenti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.

Nel 2012 l’export dei distretti triveneti è rimasto fermo sui livelli del 2011 (23,7 miliardi di euro). Il lieve aumento delle esportazioni dei distretti del Veneto (+3%) e del Trentino Alto Adige (+1,9%) è stato, infatti, annullato dal forte calo che si è verificato tra i distretti del Friuli Venezia Giulia (-10,4%).

E’ stata positiva l’evoluzione dei distretti del Veneto che hanno registrato un aumento del 3%, facendo meglio della media italiana e riportandosi molto vicino al massimo storico toccato nel 2007. Il contestuale calo dei flussi di import ha spinto l’avanzo commerciale a 11,4 miliardi di euro (+1,1 miliardi in un solo anno), un livello superiore al precedente picco di 11 miliardi del 2007.
Le esportazioni dei distretti veneti hanno frenato in Germania (-0,7% la variazione dei flussi nel 2012), ma hanno continuato a correre negli Stati Uniti (+12,5%), in Svizzera (+12,7%) Giappone (+17,1%), Cina (12%), Emirati Arabi Uniti (+11,9%) e Sudafrica (+48,6%).
Tra i distretti della regione si sono messi in luce soprattutto i distretti del sistema moda, con l’occhialeria di Belluno (+9,5%) e l’oreficeria di Vicenza (+10,2%) che insieme nel 2012 hanno registrato un aumento dei valori esportati pari a circa 300 milioni di euro, più della metà della crescita dei flussi di export di tutti i distretti veneti (pari a 521,5 milioni di euro). In progresso, seppur lieve, la concia di Arzignano (+4,1%), il mobile di Treviso (+2,4%) e le calzature della Riviera del Brenta (+1%) che si sono confermati su livelli di massimo storico. Brillanti poi le aree agro-alimentari che hanno tutte toccato valori record delle vendite estere: si tratta delle carni di Verona (+18%), del prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+10,9%), dei dolci e della pasta veronesi (+10,8%), del vino veronese (+8,5%). Al contempo, però, alcuni distretti della regione sono molto lontani dai livelli pre-crisi, con punte negative per la calzatura veronese, il mobile in stile di Bovolone, il mamo e granito di Valpolicella, il tessile e abbigliamento di Treviso.

Non si arresta anche la crescita sui mercati esteri dei distretti del Trentino Alto Adige che nel 2012 hanno ritoccato il record storico in termini di export e avanzo commerciale, saliti rispettivamente a 1.318 milioni di euro (+1,9%) e 888,5 milioni.
I distretti della regione sono riusciti a superare il lievissimo calo subito nei loro due principali sbocchi commerciali, la Germania (-0,7%) e gli Stati Uniti (-0,3%), avvicinando con successo tanti nuovi mercati, come i paesi del Nord Africa (Libia, Egitto, Algeria), e aumentando la loro presenza in Austria, Svezia, Norvegia, Svizzera e Belgio. Su livelli di massimo storico tre distretti della regione: i vini rossi e le bollicine di Trento (+3,8% nel 2012), le mele dell’Alto Adige (+2,3%) e il legno-arredo dell’Alto Adige (+3,8%). Vicini ai picchi anche le mele del Trentino e i vini di Bolzano, che tuttavia nel 2012 hanno accusato un lieve calo (-5,1% e -2,3% rispettivamente). Più in difficoltà il porfido di Val di Cembra che è rimasto fermo sui bassi livelli del 2011 e lontano dai massimi pre-crisi.

In Friuli Venezia Giulia solo i coltelli e forbici di Maniago e i vini del Friuli sono oltre i livelli pre-crisi. Gli altri 5 distretti della regione sono, invece, in grave ritardo, con punte superiori al 50% per le sedie e i tavoli di Manzano e al 40% per gli elettrodomestici di Pordenone. Al di sopra del 20% è il differenziale negativo per la componentistica e termoelettromeccanica friulana, il mobile di Pordenone e il prosciutto di San Daniele.
Gli unici sbocchi commerciali di una certa rilevanza in cui nel 2012 le esportazioni dei distretti della regione hanno tenuto sono gli Stati Uniti, la Polonia e l’Austria. In tutti gli altri principali sbocchi commerciali le vendite hanno subito cali significativi, con punte negative in Cina, Arabia Saudita e Russia. Hanno poi chiuso in territorio negativo anche le esportazioni dirette verso i due principali sbocchi commerciali, la Germania e la Francia.

E’ evidente pertanto la criticità del momento, soprattutto se si considera che in questi ultimi anni le maggiori opportunità di crescita sono venute dall’estero, in presenza di un mercato interno caratterizzato dalla caduta della domanda di beni di investimento e dal calo dei consumi, soprattutto durevoli, causato dal progressivo ridimensionamento del reddito disponibile reale delle famiglie.

Nel 2012 sono stati poi poco brillanti i tre poli tecnologici del Triveneto che hanno accusato un calo dell’export (-3,6%). Solo l’ICT di Trieste ha chiuso l’anno in crescita, mentre l’ICT veneto e il biomedicale di Padova hanno registrato una riduzione delle esportazioni pari rispettivamente al  -2,5% e al -7,7%.

La situazione a luci e ombre che emerge dai dati di commercio estero è completata dai dati non positivi sugli ammortizzatori sociali, che riflettono anche le notevoli difficoltà incontrate dalle imprese trivenete sul mercato interno. Nel 2012 il numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni si è mantenuto su livelli storicamente elevati, soprattutto per la componente straordinaria, attivata per situazioni di crisi strutturale delle imprese, e per quella in deroga, utilizzata dalle piccole e piccolissime imprese non coperte dalla CIG ordinaria. Il deterioramento e l’incertezza del quadro congiunturale esterno ha poi portato a un nuovo aumento della CIG ordinaria, richiesta dalle imprese nelle fasi di ripiegamento ciclico. Le indicazioni che emergono dai dati di CIG dei primi due mesi del 2013 non sono incoraggianti ed evidenziano una nuova accelerazione della componente ordinaria di questo ammortizzatore sociale e, soprattutto, confermano gli alti livelli di quella straordinaria, a testimonianza della gravità del momento e della situazione di crisi che sta colpendo il tessuto produttivo del Triveneto.

“Il 2013 sarà un altro anno difficile per l’industria italiana e del Triveneto. Stretta fiscale, condizioni finanziarie ancora tese, nuova contrazione del reddito disponibile reale delle famiglie continueranno a pesare sulla domanda interna. Il commercio estero resterà la principale fonte di crescita. –
ha dichiarato Eliano Omar Lodesani, direttore regionale Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo - Le maggiori opportunità per le imprese distrettuali continueranno a venire dai mercati non europei. E’ su questi mercati pertanto che dovranno concentrarsi nei prossimi anni gli sforzi commerciali degli operatori triveneti.”

A questo proposito fanno ben sperare gli ultimi dati di commercio estero rilasciati dall’Istat che per il mese di gennaio confermano la vivacità dell’export italiano verso i paesi extra-UE (+17,7% su base annua), con punte del 20,2% negli Stati Uniti, del 25% circa in Cina e Giappone, del 26,1% nei paesi OPEC e del 32,2% nei paesi ASEAN. Si conferma pertanto la centralità dei mercati internazionali più lontani come focus strategico imprescindibile per l’industria triveneta nei prossimi anni. Tuttavia, la sfida dell’export non è facile e può essere vinta solo dalle imprese più attive in termini di innovazione, certificazioni ambientali e di qualità, marchi.

 

Per informazioni

Intesa Sanpaolo
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