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LE GALLERIE D’ITALIA DI INTESA SANPAOLO PRESENTANO

LE SALE RINNOVATE DI PALAZZO ZEVALLOS STIGLIANO A NAPOLI

 

Partecipa all’evento il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Apertura gratuita al pubblico sabato 21 giugno.

 

Napoli, 20 giugno 2014 – Intesa Sanpaolo riapre oggi al pubblico, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli, riallestite per la valorizzazione di un nucleo di oltre 120 opere, attraverso le quali è possibile ripercorrere le vicende fondamentali delle arti figurative in città, in un arco cronologico che dagli esordi del Seicento si spinge sino ai primi anni del Novecento.

Palazzo Zevallos Stigliano è dal 1898 la sede storica della Banca a Napoli. La prima destinazione a scopi museali di un’area del piano nobile dell’edificio risale al 2007, all’indomani di un accurato intervento di restauro sui cicli decorativi ottocenteschi.

L’apertura al pubblico delle Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano nasceva dall’intento di Intesa Sanpaolo di valorizzare e condividere con la cittadinanza un nucleo di opere tratte dalle proprie collezioni d’arte, prima fra tutte il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio.

 

Questo nuovo intervento si inscrive nell’ambito di Progetto Cultura, il programma pluriennale che pianifica le attività di Intesa Sanpaolo in campo artistico e culturale. L’iniziativa più ambiziosa elaborata dal Progetto è stata la creazione delle Gallerie d’Italia, la rete dei poli museali e culturali della Banca presenti sul territorio nazionale cui appartengono, accanto alle Gallerie partenopee, le Gallerie di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza (aperte dal 1999 e rinnovate nel 2014) e le Gallerie di Piazza Scala a Milano (inaugurate nel 2011).

Il nuovo allestimento di Palazzo Zevallos Stigliano, secondo il progetto espositivo curato da Fernando Mazzocca, arricchisce le Gallerie con gruppi di opere di grande significato storico e valore artistico, appartenenti al contesto culturale del Sud Italia e in particolare di ambito napoletano, provenienti dalle raccolte già costituite dagli istituti di credito – per lo più il Banco di Napoli e la Banca Commerciale Italiana – poi confluiti in Intesa Sanpaolo. La maggior parte delle opere, in vista della loro musealizzazione, è stata sottoposta a importanti interventi conservativi.

 

L’attuale itinerario museale si articola in spazi più estesi (sette sale rispetto alle tre precedenti) e propone un’antologia in grado di tratteggiare, per grandi linee, un profilo delle vicende salienti della pittura a Napoli nel corso del Sei e Settecento, dalla svolta naturalistica impressa dall’arrivo di Caravaggio nel 1606, fino ai fasti della civiltà borbonica. Spicca fra le opere esposte il Martirio di sant’Orsola, capolavoro estremo dello stesso Caravaggio (eseguito nel 1610 pochi mesi prima della morte). E ancora Giuditta decapita Oloferne, derivazione attribuita al fiammingo Louis Finson da un perduto originale ancora del Merisi; Sacra Famiglia con San Francesco d’Assisi, del caravaggesco romano Angelo Caroselli; Sansone e Dalila, uscito dall’atelier napoletano di Artemisia Gentileschi; tre scene bibliche di Bernardo Cavallino e il San Giorgio di Francesco Guarini. In mostra inoltre L’Adorazione dei Magi del “Maestro degli Annunci ai pastori” e Tobia che ridona la vista al padre di “Enrico Fiammingo”, alias Hendrick De Somer; Ratto di Elena di Luca Giordano e Agar nel deserto di Francesco Solimena introducono alla fase più alta della stagione barocca.

 

Per il Settecento, alla compostezza idealizzata delle quattro Allegorie della Pietà di Francesco De Mura fa da contraltare il realismo di due celebri opere di Gaspare Traversi, La lettera segreta e Il concerto, con accenti di verità umana che travalicano di molto le convenzioni iconografiche della pittura di genere comico-popolare cui le due tele appartengono. Non manca una rappresentanza, davvero rilevante per qualità, dell’importante capitolo della natura morta a Napoli dalla metà del Sei al primo Settecento, da Paolo Porpora a Baldassarre De Caro, passando per Giovan Battista Ruoppolo e Giuseppe Recco. Il percorso nella veduta e nel paesaggio, un genere prima ritenuto minore e che ha avuto a Napoli uno sviluppo straordinario nel corso dell’Ottocento, inizia con una premessa settecentesca: i quattro dipinti dell’olandese Gaspar van Wittel, considerato uno degli iniziatori del vedutismo moderno. In una prima sezione dedicata alle vedute e alla Scuola di Posillipo, la serie delle piccole tele di Anton Smink Pitloo, e ancora i dipinti di Giacinto Gigante, Gabriele Smargiassi, Salvatore Fergola, Nicola Palizzi, Domenico Morelli, Federico Rossano, Edoardo Dalbono, Edoardo Franceschini, Gioacchino Toma, Francesco Mancini, Vincenzo Migliaro, permettono di seguire l’eccezionale vicenda di un genere declinato in successive fasi sperimentali, che hanno reso la Scuola Napoletana all’avanguardia in Europa. Dalla Scuola di Posillipo, dove matura la grande eredità del paesaggismo del Grand Tour, si approda al naturalismo, legato alla pratica en plein air, della Scuola di Resina, sino alle esperienze più individuali di fine secolo.

 

Una successiva sezione consente di puntare l’obiettivo sulla rappresentazione della città, attraverso gli interni degli edifici monumentali, le strade e le scene di vita moderna che avvenivano negli spazi della socialità, come l’ippodromo, la villa comunale e il mercato. Agli ambienti urbani vengono abbinati i “tipi”, attraverso i ritratti, molti incisivi, di modelli catturati per strada, in una continua osservazione della commedia umana.

 

Le opere di Vincenzo Gemito infine formano un insieme di altissima qualità, uno dei nuclei più importanti del grande artista. Si tratta di terrecotte, bronzi e disegni che, dagli anni Settanta dell’Ottocento agli anni Venti del secolo successivo, documentano la sua straordinaria parabola artistica: un percorso intrecciato con il dramma personale di un’esistenza minata da profondi squilibri psichici, che comportarono lunghe interruzioni dell’attività creativa. Dal naturalismo più diretto delle teste giovanili modellate in terracotta si passa alla più sofisticata serie di ritratti di personaggi famosi realizzati in bronzo. Gli splendidi disegni mostrano coinvolgenti autoritratti, che seguono il doloroso mutare nel tempo della fisionomia dell’artista, e figure di donna – come la Zingara, uno dei più belli e particolari acquerelli di Gemito – dove a un realismo prorompente e solare subentra negli anni una ricerca di stile ispirata a modelli seicenteschi, facendone l’ultimo grande epigono dell’importante tradizione del naturalismo napoletano.

 

Il Palazzo vuole recuperare una funzione che a lungo ebbe nel passato, quale scrigno di una preziosa, rinomata collezione d’arte. Di essa scrisse nel 1692 il canonico Carlo Celano, con parole che sembrano tornare attuali: “una galleria de’ quadri delle belle che sono in Napoli, e veramente vi si vedano bellissime dipinture, et in quantità, de’ famosi maestri così antichi come moderni”.

 

Per l’occasione le Gallerie d’Italia - Palazzo Zevallos Stigliano apriranno gratuitamente le proprie porte al pubblico sabato 21 giugno 2014.

 

 

Per informazioni:

 

Intesa Sanpaolo

Ufficio Media Attività Istituzionali, Sociali e Culturali

+39 0287963531

stampa@intesasanpaolo.com

www.gallerieditalia.it

 

Ufficio Stampa Progetto Cultura Intesa Sanpaolo

+39 335490311 / +39 3346516702

ufficiostampa@novellamirri.it

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