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EMILIA-ROMAGNA: I DISTRETTI INDUSTRIALI UN MODELLO RESILIENTE E VINCENTE

• Si conferma l’alta competitività e la capacità di creare valore delle aree distrettuali
• Dalle filiere di prossimità, fattore competitivo particolarmente forte in regione, vantaggi commerciali e nei processi di innovazione
• Sempre più forte la propensione all’innovazione e la sensibilità ecologica
• Export distrettuale: inizio anno con un robusto +6,4%, in crescita anche rispetto al 2019
• Ottima performance dei Mobili imbottiti di Forlì (miglior distretto legno-arredo d’Italia) e del settore Meccanica. Positivo l’Agro-alimentare

 

Bologna, 22 giugno 2021 – Il 2021 inizia con dati positivi per l’export dei distretti dell’Emilia-Romagna con un +6,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che era stato solo parzialmente impattato dal lockdown iniziato a marzo. Va in particolare segnalata la crescita dei valori esportati anche rispetto al primo trimestre 2019 (+2,2%). I distretti emiliano-romagnoli fanno meglio della media distrettuale italiana, che mostra un ritardo del -2,8% rispetto ai livelli pre-covid.

Sono questi i principali dati che emergono dalla ricerca sui Distretti industriali dell’Emilia-Romagna aggiornata al quarto trimestre 2020 curata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e presentata oggi in un incontro online a cui hanno partecipato Cristina Balbo, direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo, Pietro Ferrari, presidente Confindustria Emilia-Romagna, Giovanni Foresti e Carla Saruis, economisti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

Buono l’andamento dell’export sui mercati maturi (+6%) che crescono anche rispetto al primo trimestre 2019 (+4,5%), grazie al traino di Francia, Germania e Belgio. Ottima poi l’accelerazione delle vendite sui nuovi mercati (+7,5%), dove spiccano i risultati ottenuti in Cina e Turchia, ben oltre i livelli pre-pandemici (+14,7% e +84% rispettivamente).

Dall’analisi per singolo distretto emerge un quadro positivo: hanno iniziato l’anno in crescita 13 distretti su 20. Inoltre, 12 distretti regionali sono già oltre i livelli di export dei primi mesi del 2019. Complessivamente ottima la situazione del settore della Meccanica (+8,4% la variazione tendenziale nel primo trimestre del 2021). Hanno registrato una crescita quasi tutti i distretti, con performance brillanti soprattutto delle Macchine per l’industria ceramica di Modena e Reggio Emilia (+37,9% secondo i dati ACIMAC), delle Macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (+31,5%), dei Ciclomotori di Bologna (+18,4%), delle Macchine per il legno di Rimini (+13,7%). Bene anche la Meccatronica di Reggio Emilia (+8,9%), le Macchine per l’imballaggio di Bologna (+5,8%). Sostanzialmente stabile la Food machinery di Parma (-0,6%). In calo, invece, le Macchine utensili di Piacenza (-12,6%).

Nell’insieme positivo il dato del settore Agro-alimentare (+3,6%). Anche se alla crescita di alcuni distretti come l’Ortofrutta romagnola (+23,4%), i Salumi del modenese (+5,6%) e il Lattiero caseario parmense (+4,7%), si contrappone il rallentamento dell’Alimentare di Parma (-2,9%), dopo il balzo del 2020, dei Salumi di Parma (-3%) e del Lattiero-caseario di Reggio Emilia (-3,5%). Tendenza negativa per i Salumi di Reggio Emilia (-20%).Positivo l’andamento del Sistema casa (+8%). Eccellente performance per l’export dei Mobili imbottiti di Forlì che inizia il 2021 con un +61,5%, miglior distretto del legno-arredo in Italia, grazie al traino de mercati francese e cinese. Bene anche le Piastrelle di Sassuolo che fanno registrare un aumento delle vendite del 4,2%.

Nel Sistema moda si osserva una contrazione nell’export complessivo dei distretti (-2,3%), a causa dell’andamento dell’Abbigliamento di Rimini (-21,2%). In lieve recupero le Calzature di San Mauro Pascoli (+0,5%), mentre mostra una buona crescita la Maglieria e abbigliamento di Carpi (+14,7%). 

Partenza in crescita per le esportazioni dei Poli tecnologici regionali, con risultati migliori rispetto alla dinamica nazionale (+6,5% versus -4,3%). Brillanti il Biomedicale di Bologna (+27,3%) e il Biomedicale di Mirandola (+13,5%), in calo invece il Polo ICT dell’Emilia-Romagna (-7,4%).

“Nei prossimi mesi l’export distrettuale è atteso proseguire il suo percorso di ripresa e molto verosimilmente diversi distretti già al termine del 2021 potranno completare il recupero di quanto perso sui mercati esteri durante la crisi pandemica. Le imprese distrettuali potranno cogliere le opportunità di crescita presenti sui mercati internazionali, dove gli scambi sono in forte accelerazione - illustra Carla Saruis, Economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo-. Sono ben posizionati i distretti della filiera Metalmeccanica e del Sistema casa, oltreché la filiera Agro-alimentare. L’unica importante eccezione sarà il Sistema moda, penalizzato da una prima parte d’anno ancora condizionata dalla pandemia e una propensione al consumo di beni voluttuari che avrà bisogno di tempo per tornare sui livelli pre-covid”.

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Nell’ambito di una più generale analisi sui bilanci 2008-19 di 1.857 aziende appartenenti ai 20 distretti industriali dell’Emilia-Romagna, a confronto con quelli delle imprese “non distrettuali”, emerge l'alta competitività delle aree distrettuali.
Le filiere di prossimità rimangono un fattore competitivo nei distretti: i fornitori sono molto più vicini ai committenti di quanto avviene altrove. Nei distretti emiliano-romagnoli la distanza delle forniture è particolarmente contenuta per alcune filiere Agro-alimentari, della Meccanica e del Sistema casa. Nel Lattiero-caseario parmense i chilometri medi delle forniture sono pari a 43; seguono il Lattiero-caseario di Reggio-Emilia con 64 Km, la Food machinery di Parma con 85 Km, le Macchine utensili di Piacenza con 89 Km, i Salumi di Parma con 97 Km, l’Ortofrutta romagnola e le Piastrelle di Sassuolo con 106 Km, i Salumi del modenese con 110 Km, le Macchine per il legno di Rimini 116 Km.

La prossimità geografica è fonte di vantaggi commerciali e nei processi di innovazione. Sono queste le evidenze che emergono da un’indagine condotta su 139 imprese della Meccanica dell’Emilia-Romagna tra ottobre 2019 e marzo 2020. Conferme emergono anche da uno studio approfondito sui distretti italiani della filiera della pelle. Tra questi, oltre alla Pelletteria e alle calzature di Firenze e alle Calzature della Riviera del Brenta, spicca San Mauro Pascoli che è caratterizzato da una filiera produttiva altamente integrata, forte di alcuni leader, di medie dimensioni ma con brand noti anche a livello internazionale che possono far leva su produzioni di qualità.

Non a caso nei distretti dell’Emilia-Romagna è rimasta alta la capacità di creare valore aggiunto: nel 2020 il loro saldo commerciale, pur diminuendo, è rimasto su livelli elevati e pari a 11,6 miliardi di euro, il 40% del sistema manifatturiero regionale. In evidenza le Piastrelle di Sassuolo (3,1 miliardi), la Meccatronica di Reggio Emilia (2,7 miliardi), le Macchine per l’imballaggio di Bologna (poco meno di 2 miliardi), la Food machinery di Parma (1 miliardo) e l’Alimentare di Parma (733 milioni). Buono anche l’avanzo commerciale di altri distretti della regione come le Macchine per il legno di Rimini (372 milioni), i Ciclomotori di Bologna (345 milioni), le Macchine agricole di Reggio Emilia e Modena (298 milioni), l’Abbigliamento di Rimini (251 milioni), il Mobile imbottito di Forlì (249 milioni), il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (209 milioni) e i Salumi di Parma (183 milioni).

È poi alta la propensione innovare delle imprese distrettuali emiliano-romagnole: le domande di brevetto allo European Patent Office sono pari a 235 ogni 100 imprese; nel complesso dei distretti italiani ci si ferma a 72,6, mentre nelle aree non distrettuali non si va oltre 49,1. Spiccano, in particolare, le Macchine per l’imballaggio di Bologna che guidano la classifica italiana dei distretti per numero di brevetti. Sono ben posizionati anche la Meccatronica di Reggio Emilia (4°) e la Food machinery di Parma (8°), entrambi nei best 10 e con una propensione a brevettare diffusa. Da segnalare la leadership in ambito agro-alimentare del distretto Alimentare di Parma.
Sul fronte del digitale, già prima della pandemia era in crescita l’incidenza di ICT e R&S sul totale degli acquisti di beni e servizi. Anche in questo caso sono stati trainanti i distretti della meccanica emiliano-romagnola che hanno visto salire questa percentuale all’8,6% nel 2019 (dal 6,6% nel 2016), 1,5 punti percentuali in più rispetto ai distretti della meccanica italiani e quasi tre punti rispetto alle aree non distrettuali. Si tratta di numeri significativi che contribuiscono a creare importanti spillover positivi sul territorio. I processi di digitalizzazione hanno subito un’accelerazione nel 2020, soprattutto nel lavoro a distanza e nei distretti. Restano però ritardi in modo particolare tra le imprese più piccole.

Nella meccanica dell’Emilia-Romagna le imprese che adottano soluzioni 4.0 hanno importanti ritorni in termini di miglioramento della qualità (indicato dall’84% delle imprese), aumento della velocità di produzione (73%), flessibilità e personalizzazione della produzione (71%), miglioramento della sicurezza (69%), efficientamento del magazzino (61%), riduzione dei costi (59%). Chi invece produce macchinari 4.0 in 8 casi su 10 dichiara di poter aumentare la redditività della manutenzione sulle macchine vendute e raccogliere dati da utilizzare per R&S e innovazione.

Si rafforza la sensibilità alla transizione ecologica: la quota di brevetti ambientali è più che raddoppiata rispetto ai primi anni duemila. Buon posizionamento per i distretti della Meccanica dell’Emilia-Romagna. Al distretto della Meccatronica di Reggio Emilia appartiene una quota del 4,7% sul totale dei brevetti green presentati dai distretti italiani (5° posto in Italia). Seguono al 6° posto le Macchine per l’imballaggio di Bologna (3,9%).

Secondo Giovanni Foresti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo “Formazione e trasferimento tecnologico sono le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nel digitale e nel green. Competence Center e Istituti Tecnici Superiori possono rappresentare la via italiana per sviluppare un sistema innovativo ed educativo che risponda alla domanda di tecnologia e di capitale umano da parte delle imprese italiane. L’affermazione dei Competence Center dipenderà dal loro successo in campo industriale, ovvero dalla capacità di realizzare progetti di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico, come avviene per i Fraunhofer in Germania. In ambito educativo gli ITS stanno ottenendo ottimi risultati, ma è ancora lunga la strada da percorre, soprattutto per aumentare il numero dei diplomati. In prospettiva sarà fondamentale investire in comunicazione, orientamento e strutture fisiche, ma anche delineare un percorso professionalizzante che possa essere vissuto, sia dagli studenti che dal mercato del lavoro, come una scelta diversa e non inferiore all’Università”.

In Emilia-Romagna è attivo Bi-Rex uno degli otto Competence Center italiani. Si tratta di un Consorzio pubblico-privato, nato nel 2018 e con sede a Bologna, che raccoglie in partenariato 57 player tra Università , Centri di ricerca e Imprese . Il 27 ottobre 2020 è stata inaugurata la linea pilota, un esempio di fabbrica dove le nuove tecnologie 4.0 sono integrate con quelle tradizionali, in un ambiente digitalmente interconnesso, atto a stimolare attività di sviluppo e ricerca industriale con la realizzazione di produzioni prototipali avanzate e piccole serie ad alto valore aggiunto.

Sempre nella regione operano 7 ITS, con una buona diffusione nei distretti e nei poli tecnologici. Tra questi: ITS maker per meccanica, meccatronica, motoristica e packaging (Bologna, Forlì, Modena, Parma, Reggio Emilia, Rimini); ITS Tech&Food (Parma, Reggio Emilia); ITS tecnologie industrie creative (Bologna, Carpi, Cesena, Modena); ITS Biomedicale (Mirandola). In Emilia-Romagna tra il 2010 e il 2020 sono stati coinvolti 3.218 studenti, il 9% del totale italiano. I risultati finora conseguiti sono brillanti: l’83,3% dei diplomati è occupato a 12 mesi dal diploma e il 94,1% di questi utilizzano in azienda le competenze acquisite.

“Si vada consolidando la ripresa, in un clima di crescente fiducia e ripresa degli investimenti. L’Emilia-Romagna si contraddistingue ancora una volta per resilienza e capacità di interpretare il cambiamento, grazie alla vivacità delle sue imprese, alla forza dei distretti e delle filiere, alla propensione all’export - spiega Cristina Balbo, Direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo -. Per una ripresa che sia pienamente strutturale e diffusa ora occorre concentrarsi sugli asset di sviluppo cui la pandemia ha impresso la maggiore accelerazione. Come Intesa Sanpaolo siamo impegnati da un lato nel continuare a garantire sostegno alla liquidità, come testimonia il plafond da 5,1 miliardi di euro messo a disposizione delle PMI regionali nell’ambito del programma Motore Italia e gli impieghi per circa 600 milioni di euro alle imprese della regione nel primo trimestre dell’anno. Dall’altro siamo al fianco delle aziende per supportarle nel pianificare il futuro, nell’investire cioè sulla crescita e sulla transizione ecologica e digitale. Su questi presupposti è lecito attendere un secondo semestre dell’anno di ripresa robusta”.

“Le filiere produttive – commenta Pietro Ferrari, presidente Confindustria Emilia-Romagna – sono un punto di riferimento centrale per la ripartenza del territorio. Come rileva il Rapporto presentato da Intesa Sanpaolo, è fondamentale valorizzare la base manifatturiera dell’Emilia-Romagna: dobbiamo rafforzare le supply chain verso obiettivi di innovazione e sostenibilità, accorciare le catene di distribuzione e sostenere la loro competitività nei Paesi emergenti. Anche per questo saranno indispensabili massicci investimenti sulla conoscenza e sui saperi. Per quanto riguarda le risorse è necessario accelerare sui fondi strutturali e raggiungere una complementarietà tra la programmazione nazionale PNRR e quella regionale, evitando sovrapposizioni e mettendo al centro l’impresa come strumento fondamentale per la crescita economica”.

 

 

 


Intesa Sanpaolo
Ufficio Media Banca dei Territori e Media Locali
stampa@intesasanpaolo.com
 

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