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Supporto alla crescita internazionale delle eccellenze agroalimentari italiane

L’immagine che accompagna la News sul supporto allo sviluppo delle eccellenze del settore agro-alimentare italiano sui mercati internazionali di cui quello fornito a Marchesi Antinori nell’acquisizione di Stag’s Leap Wine Cellars è un esempio, ritrae cantina e vigneti di Stag's Leap Wine Cellars in Napa Valley

Intesa Sanpaolo sostiene lo sviluppo delle eccellenze del settore agro-alimentare italiano sui mercati internazionali: ne è un esempio il supporto fornito a Marchesi Antinori nell’acquisizione di Stag’s Leap Wine Cellars, una delle aziende vinicole più importanti della Napa Valley in California, operazione unica per impatto e rilevanza nell’agrifood italiano.

Intesa Sanpaolo conta €12 miliardi di finanziamenti al comparto dell’agroalimentare italiano e, grazie ad una unità operativa dedicata - frutto della collaborazione fra le divisioni Banca dei Territori e IMI Corporate & Investment Banking - è pronta ad accompagnare le imprese italiane in percorsi di crescita all’estero.

Il settore agro-alimentare ricopre infatti un ruolo di rilievo nel nostro Paese ma rappresenta anche un elemento trainante del Made in Italy a livello internazionale, grazie alla qualità delle produzioni e ad alcuni fattori di competitività che lo distinguono dai principali competitor europei, come rileva un’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo:

  • l’Italia è al terzo posto in Europa per valore aggiunto generato dal settore agro-alimentare, con un peso del 15% sul totale europeo, e al quinto posto per occupazione
  • le esportazioni agroalimentari hanno fatto segnare un nuovo record nel 2022 con oltre €58 miliardi a valori correnti (+15,3% rispetto al 2021); la crescita è proseguita nei primi sette mesi del 2023 (+2,5% i prodotti agricoli, +7,8% gli alimentari)
  • le esportazioni di vino italiano nel 2022 sono cresciute del 9,8% a valori correnti raggiungendo la cifra di quasi €7,9 miliardi
  • la forza dei territori e la qualità dell’offerta agroalimentare italiana sono testimoniati dalle 879 certificazioni DOP/IGP presenti nel nostro Paese (seconda la Francia con 750 certificazioni), tra cui 526 certificazioni per i vini (segue la Francia con 437)

Intesa Sanpaolo dedica al settore agroalimentare un’attenzione specifica attraverso la propria Direzione Agribusiness che conta quasi 80.000 imprese clienti, di cui circa 6.000 tra produttori e imbottigliatori.

Questi temi sono stati al centro dell’incontro “Accompagnare la crescita all’estero delle eccellenze italiane. L’esempio di Marchesi Antinori” tenutosi presso la cantina Antinori nel Chianti Classico, durante il quale è stato anche presentato uno studio sul valore dei marchi italiani nel settore agrifood, a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo:

IL VALORE DEI MARCHI ITALIANI NEL SETTORE AGRIFOOD, LA FORZA DEL TERRITORIO E LA RILEVANZA INTERNAZIONALE

A cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

  • Il settore agro-alimentare italiano ricopre un ruolo di rilievo nel nostro Paese ed è un elemento trainante del Made in Italy nel mondo, grazie alla qualità delle produzioni e ad alcuni fattori di competitività che lo distinguono dai principali competitor europei. Nel suo complesso, il sistema agro-alimentare, inteso come somma del settore primario e dell’industria alimentare e delle bevande, ha generato nel 2022 un valore aggiunto di quasi 66 miliardi di euro, con  un peso del 3,8% sul totale nazionale, e ha dato occupazione a oltre1,3 milioni di occupati (il 5,3% del totale). La rilevanza del sistema agro-alimentare italiano emerge anche oltre i confini nazionali: l’Italia è al terzo posto in Europa per valore aggiunto generato dal settore agro-alimentare, con un peso del 15% sul totale europeo, e al quinto posto per occupazione. La forza dei territori è uno degli ingredienti del successo: ben sette regioni italiane (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Sicilia, Puglia, Campania e Toscana) primeggiano in ambito europeo e compaiono nel ranking delle prime quindici regioni europee a maggior valore aggiunto nel comparto agricolo.
  • Nel mondo del vino, l’Italia si conferma sul podio tra i principali produttori mondiali: dopo il primato del 2022 (50 milioni di ettolitri) per il 2023 Coldiretti stima una produzione in calo del 14%, intorno ai 43 milioni, a causa dei danni causati dalla Peronospora e dalla siccità, sorpassata dalla Francia (che dovrebbe attestarsi tra i 44 ed i 47 milioni di ettolitri) mentre la Spagna si conferma terza con 36 milioni di ettolitri.
  • La forza dei territori e la qualità dell’offerta agroalimentare italiana sono testimoniati dalle 879 certificazioni DOP/IGP presenti nel nostro Paese (seconda la Francia con 750 certificazioni), tra cui 526 certificazioni sono per i vini (segue la Francia con 437) e dal 75% del vigneto nazionale coperto da oltre 80 vitigni, un numero di gran lunga superiore rispetto ai due principali competitor, Francia e Spagna, che ne contano meno di 15. Nettamente più elevata anche la diversificazione di prodotto, dove l’Italia spicca nettamente nel contesto internazionale.
  • L’Italia si distingue inoltre per la capacità innovativa, con una quota di imprese che hanno apportato innovazioni di prodotto e di processo del 57,6%, superiore alla media UE27 (48,6%) e in linea con la Germania.
  • Negli ultimi anni, le imprese italiane dell’alimentare e bevande hanno fortemente accelerato gli investimenti in R&S, sfiorando nel 2020 350 milioni di euro (l’1,18% del valore aggiunto generato), un dato che consente all’Italia di superare nettamente i concorrenti tedeschi (fermi a 333 milioni di euro, solo lo 0,65% del valore aggiunto) e spagnoli (270 milioni, pari all’1,1%).
  • Tali fattori hanno consentito alla filiera di conquistare un ottimo posizionamento qualitativo sui mercati internazionali: l’Italia nel 2021 si conferma quinto esportatore mondiale di prodotti agro-alimentari, con una quota del 4,1%, ma sale in quarta posizione (con una quota del 5,4%) nella fascia alta di mercato. Le esportazioni agroalimentari hanno fatto segnare un nuovo record nel 2022 con oltre 58 miliardi di euro a valori correnti (+15,3% rispetto al 2021); la crescita è proseguita nei primi sette mesi del 2023 (+2,5% i prodotti agricoli, +7,8% gli alimentari).
  • Le esportazioni di vino italiano nel 2022 sono cresciute del 9,8% a valori correnti (stabili in quantità) raggiungendo la cifra di quasi 7,9 miliardi di euro. Gli Stati Uniti sono la prima destinazione commerciale per i vini italiani, con quasi 1,9 miliardi nel 2022 (+8,3%), segue la Germania con circa 1,2 miliardi (+4,8%) e il Regno Unito con oltre 800 milioni (+9,4%). Nel primo semestre del 2023 sono rimaste pressoché stabili in valore (-0,4% tendenziale) sebbene con risultati diversi sui principali mercati di sbocco (Stati Uniti -6,9% tendenziale; Germania +1,4%; Regno Unito +3,2%).
  • La crescita delle esportazioni testimonia la crescente capacità delle imprese italiane di conquistare i mercati internazionali: secondo le nostre stime le esportazioni italiane di prodotti alimentari e bevande hanno rappresentato nel 2022 il 28,4% del fatturato, con un incremento di oltre dodici punti percentuali rispetto al 16,2% del 2008. In particolare, il vino è stato protagonista di questa crescente proiezione sui mercati internazionali, con la quota di esportazioni sul fatturato che ha superato il 65% nel 2022 (dal 38,7% del 2008).
  • Tali risultati sono ancora più rilevanti se si considera che la struttura della filiera agro-alimentare italiana è dominata, come in altri settori economici, da realtà di piccole e piccolissime dimensioni. La dimensione media delle imprese agricole in Italia è infatti di soli 11 ettari, contro una media di 70 ettari per Francia, oltre 60 ettari per Germania e di 26 ettari per la Spagna e anche nelle industrie alimentari l’87% delle imprese ha meno di 10 addetti; se finora la dimensione non ha impedito di raggiungere importanti risultati, dimensioni e patrimonio sono elementi da rafforzare ulteriormente per favorire gli investimenti nelle nuove tecnologie.
  • Gli investimenti in innovazione lungo tutta la filiera, dall’agricoltura di precisione all’adozione di modelli di produzione circolare, alla digitalizzazione dei processi, saranno infatti fondamentali per affrontare le grandi sfide che attendono gli operatori dell’agroalimentare, innanzitutto fronteggiare al meglio i cambiamenti climatici e venire incontro alle esigenze dei consumatori che richiedono prodotti sempre più biologici e sostenibili, ma anche raggiungere nuovi mercati e nuovi consumatori in grado di apprezzare la qualità del Made in Italy.
  • Innovazione, internazionalizzazione e digitalizzazione richiederanno a loro volta un ripensamento dal punto di vista della valorizzazione del capitale umano, accompagnati da un più veloce passaggio generazionale.
  • L’analisi di un ampio campione di aziende agroalimentari italiane conferma, infatti, come già nel recente passato il successo derivi da un mix articolato di strategie: le imprese che hanno fatto investimenti in certificazioni ambientali o di qualità, brevetti o marchi hanno registrato performance migliori in termini di crescita di fatturato e tenuta dei margini, delineando il profilo delle imprese vincenti anche nei prossimi anni. 

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