Rapporto Analisi dei Settori Industriali* – Maggio 2013
Industria: caduta del fatturato nel biennio 2012-13 (-8,3% pari a 56,5 miliardi di euro a prezzi costanti), causata dal previsto ulteriore forte calo della domanda interna per consumi e investimenti. In difficoltà anche i settori meno ciclici.
L’industria italiana sta sperimentando una prolungata fase di contrazione del fatturato, che per il biennio 2012-13 risulterà superiore all’8%, pari a 56,5 miliardi di euro a prezzi costanti. Risulterà pertanto vanificato il breve recupero del biennio precedente e sarà raggiunto un nuovo punto di minimo dell’attività produttiva, inferiore anche a quello di fine 2009. La caduta della domanda interna, sia per consumi che per investimenti, potrà essere solo parzialmente bilanciata dalle vendite all’estero, previste in miglioramento nel 2013 nonostante la penalizzazione della crisi dei paesi dell’area euro.
A differenza della crisi del 2008-09, le difficoltà del biennio 2012-13 saranno diffuse a tutti i settori manifatturieri, compresi quelli solitamente caratterizzati da profili poco ciclici, come alimentare e bevande, largo consumo e farmaceutica. Risultati migliori rispetto alla crisi precedente, anche se sempre negativi, caratterizzeranno invece gli intermedi chimici, la meccanica e la metallurgia, tutti comparti con una propensione all’export prossima o superiore al 60%, a riprova del carattere prevalentemente “interno” dell’attuale fase recessiva. I buoni risultati all’estero nella fascia alta della gamma produttiva non saranno sufficienti a riportare in positivo il fatturato delle imprese del sistema moda. Maggiormente penalizzati, con un aggravio delle già problematiche condizioni di eccesso di capacità produttiva, saranno i settori legati ai beni durevoli (mobili, autoveicoli e moto, elettrodomestici) e i prodotti e materiali per le costruzioni.
La nuova contrazione del fatturato, con un ampliamento del problema dell’eccesso di capacità produttiva, e condizioni di equilibrio finanziario critiche per un numero crescente di imprese, continueranno ad alimentare i processi di selezione della base produttiva nazionale.
Dai dati storici di bilancio emerge come le imprese più attrezzate dal punto di vista economico- finanziario ad affrontare l’attuale fase di inasprimento della crisi tendano ad avere dimensioni superiori rispetto alle aziende in forti difficoltà, con qualche eccezione in settori tradizionali come l’alimentare o il sistema moda, ma anche nella meccanica, in cui anche imprese relativamente piccole riescono ad ottenere buoni risultati con prodotti di nicchia o di alta gamma. Si tratta, inoltre, di imprese con un’attività di investimento più consistente e una maggior produttività del capitale investito nell’azienda. Alla maggior produttività contribuisce anche una miglior gestione del circolante, dalla più rapida rotazione del magazzino e dalla capacità/possibilità di mantenere tempi di incasso (e pagamento) relativamente più veloci. Nell’insieme, queste caratteristiche contribuiscono ad assicurare loro strutture finanziarie in equilibrio e un costo medio dell’indebitamento inferiore, in alcuni casi anche di 2-3 punti percentuali, rispetto ai concorrenti in difficoltà.
La ripresa del manifatturiero dovrebbe avviarsi dal 2014, grazie soprattutto all’accelerazione delle esportazioni, che spingeranno il saldo commerciale oltre i 100 miliardi di euro.
A partire dal 2014, l’industria italiana dovrebbe riportarsi su un sentiero di crescita, grazie soprattutto alle esportazioni, attese in accelerazione lungo tutto l’orizzonte previsivo, e al parziale miglioramento della domanda interna, in particolare per gli investimenti.
La maggiore competitività che in media caratterizzerà le imprese all’uscita dalla lunga crisi consentirà loro di cogliere con successo le opportunità offerte dai mercati esteri. Il rafforzamento competitivo di molte aziende manifatturiere è testimoniato anche dal pieno inserimento nelle filiere globali, come mostrano i dati relativi al valore aggiunto delle esportazioni italiane, e da un ricorso agli investimenti esteri e alle tecnologie dell’ICT pari o superiore a quello delle imprese tedesche, nostre principali competitor in molti settori.
Rimangono, tuttavia, alcuni nodi importanti. Già nella nostra Newsletter di gennaio era stata messa in luce la criticità del ritardo accumulato dal settore distributivo nel veicolare all’estero l’offerta industriale italiana. L’analisi sull’intensità degli investimenti in ICT, contenuta in questa edizione del Rapporto, segnala anche il forte gap competitivo accumulato dai settori dei servizi rivolti alle imprese. Il terziario avanzato è sempre più indicato come volano della competitività industriale di un paese, ma proprio in questo campo, a differenza che nella manifattura, l’Italia paga un importante deficit competitivo nei confronti dei maggiori paesi europei. La crescita, ma in alcuni casi la vera e propria modernizzazione di interi comparti dell’economia italiana rappresenta una delle maggiori criticità cui il paese è chiamato a dare risposte in tempi rapidi.
Un ulteriore nodo critico è rappresentato dal mercato interno, che in tutte le economie mature rappresenta il principale elemento di sostegno alla crescita produttiva. Il prolungarsi della crisi per tutto il 2013 e la lentezza del recupero del fatturato potrebbero infatti avere impatti anche più negativi sulla capacità di spesa e risparmio delle famiglie italiane. Questo potrebbe compromettere la capacità di ripresa di quelle imprese che operano prevalentemente sul mercato interno, una quota ancora rilevante nonostante la crescente propensione all’export del nostro manifatturiero, prevista sfiorare il 50% nell’orizzonte del 2017.
La perdita di capacità di spesa da parte di famiglie e imprese italiane e la contemporanea maggior proiezione di queste ultime sui mercati esteri si tradurranno in un costante e significativo miglioramento del saldo commerciale manifatturiero, in grado con i suoi oltre 100 miliardi di euro di surplus a fine periodo di bilanciare anche i deficit strutturali sul fronte energia e di riportare la posizione netta dell’Italia sull’estero in territorio stabilmente positivo.
Nel 2017 un nuovo panorama settoriale: vincenti i settori e le imprese a maggiore proiezione internazionale
L’avvio di una fase di ripresa a partire dal 2014 non consentirà di ripianare interamente le perdite subite nella lunga e difficoltosa fase apertasi nel 2008. Nel 2017 i consumi risulteranno, in termini reali, inferiori del 10% rispetto ai livelli del 2007 e gli investimenti saranno ancora più penalizzati (-20%) mentre solo la domanda estera si collocherà su livelli di quasi un terzo superiori.
In questo contesto, i settori e le imprese che usciranno vincenti non potranno che essere quelli a maggiore proiezione estera. Nel complesso il fatturato a prezzi costanti del manifatturiero italiano resterà del 13% al di sotto dei livelli del 2007, con alcuni settori che vedranno il proprio output ridotto di oltre il 20% rispetto a prima della crisi: prodotti e materiali da costruzioni, mobili, autoveicoli e moto, elettrodomestici, prodotti in metallo e metallurgia.
La ripresa del 2014-17 sarà più intensa nei settori della meccanica e dell’elettrotecnica, dove il buon posizionamento competitivo si sommerà a migliori opportunità anche sul mercato interno. Nell’ipotesi di conferma da parte delle imprese multinazionali della loro capacità produttiva in Italia, anche farmaceutica, largo consumo e automobili e motocicli dovrebbero sperimentare ritmi di sviluppo più rapidi della media manifatturiera, grazie soprattutto a una elevata proiezione internazionale. La crescita prevista dei settori a valle e l’inserimento di sempre più imprese nelle filiere internazionali consentiranno ai prodotti in metallo di registrare analoghe performance. La complessa situazione della siderurgia, insieme al graduale venir meno del traino indotto dalle esportazioni di metalli preziosi, porteranno la metallurgia a registrare ritmi di sviluppo simili alla media manifatturiera, così come gli altri produttori di beni intermedi (altri intermedi, intermedi chimici). Meno dinamici, anche in prospettiva, il sistema moda, gli elettrodomestici, i mobili e l’alimentare e bevande, penalizzati fortemente dalla domanda interna, e l’elettronica, dove le imprese italiane faticheranno a cogliere le opportunità create da un mercato nazionale previsto in recupero.
Redditività media in ripresa grazie all’uscita delle imprese più deboli
I processi di selezione delle imprese in difficoltà e il moderato recupero dei fatturati consentiranno un progressivo recupero dei margini medi del manifatturiero. A fine periodo, i margini operativi lordi in percentuale del fatturato sono previsti superare la soglia dell’8%, con ancora un gap di circa un punto percentuale rispetto al decennio precedente, frutto della forte competizione sui mercati esteri e di una domanda interna lontana dai suoi massimi in tutti i comparti.
Questi stessi fattori spingeranno però le imprese verso un più marcato recupero dell’efficienza, che si tradurrà in un miglioramento della redditività (Roi) di oltre 3 punti percentuali, garantendo una buona capacità di autofinanziamento alle imprese manifatturiere italiane per sostenere i continui investimenti richiesti dal contesto competitivo.
Tale situazione sarà però più complessa nei primi anni della previsione, sottolineando anche l’urgenza di strumenti adeguati a sostenere le necessità finanziarie delle imprese manifatturiere italiane, in particolare nelle fasi più negative del ciclo economico.
Milano, 23 maggio 2013
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Data ultimo aggiornamento 20 maggio 2013 alle ore 15:30