Migliora la reputazione del sistema universitario italiano
Anche se l’Italia non ha alcuna università tra le prime cento posizioni dei principali ranking internazionali (Qs e Times Higher Education), la situazione generale non è affatto così negativa come a volte può apparire all’opinione pubblica. Il 40% degli Atenei italiani, infatti, si colloca nelle prime mille posizioni (cioè il 5% delle oltre 20.000 università mondiali), un numero concorrenziale con Francia, Germania e Cina.
Il dato emerge dalla ricerca “L’Italia e la sua reputazione: l’Università”, presentata a Milano dal presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro e frutto della cooperazione tra la banca e Italiadecice, il think thank presieduto da Luciano Violante. La ricerca evidenzia i punti di forza, la qualità del sistema universitario italiano anche in rapporto ai maggiori Paesi industrializzati, pur sottolineando gli aspetti negativi (l’Italia ha poche Università in relazione al numero di abitanti, meno della metà di Francia, Germania, Regno Unito, un terzo degli Stati Uniti) e la carenza di risorse e di politiche competitive di reclutamento al fine di migliorare qualità e ranking.
“Il 40% degli atenei italiani tra i primi mille al mondo. Più risorse per migliorare ranking e qualità”.
Il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro ha commentato così i risultati dell’indagine: “La ricerca presenta una situazione non sorprendente per una Banca come la nostra che conosce bene l’università italiana lavorando con oltre 100 atenei, apprezzandone quotidianamente la qualità e il dinamismo con cui affrontano le nuove sfide. Quasi uno su due degli atenei italiani è tra i migliori mille al mondo. Per questo i nostri studenti possono trovare in Italia le opportunità per un’alta formazione addirittura più qualificata rispetto a tanti atenei stranieri. Per promuovere l’istruzione universitaria, Intesa Sanpaolo offre a tutti gli studenti la possibilità di concentrarsi pienamente sullo studio grazie a un prestito a lungo termine senza garanzie. Di fronte a un contesto sempre più complesso, il potenziale di cui è dotata l’università italiana - apprezzata all’estero - deve rappresentare in misura maggiore un fattore nel quale investire per aumentare la competitività del nostro Paese”.
Luciano Violante ha ricordato come il lavoro realizzato da Italiadecide con Intesa Sanpaolo abbia “finora dimostrato con dati oggettivi, che la posizione dell’Italia in settori importanti come la giustizia civile, il turismo e ora l’alta formazione è migliore di quanto comunemente ritenuto e competitiva con quella dei principali paesi con cui ci confrontiamo. Se dobbiamo migliorare nella qualità delle politiche pubbliche e nella collaborazione tra queste e le imprese, i risultati dimostrano che, come Paese, possiamo avere fiducia e stima in noi stessi e nel nostro futuro.”
In particolare la ricerca si focalizza sulla necessità di aver un sistema universitario di qualità, efficiente, competitivo a livello internazionale in una fase storica in cui il progresso sociale, umano, culturale ed economico è strettamente connesso con l’istruzione e la formazione. Entro il 2100 la popolazione universitaria mondiale toccherà gli 1,5 miliardi di studenti, ma già nel prossimo decennio il numero raddoppierà dagli attuali 200 milioni a 400 milioni di giovani. Considerando questa evoluzione diventa indispensabile avere un sistema universitario che abbia una buona reputazione a livello internazionale, questa esigenza dovrebbe essere una priorità nella sfera pubblica e di governo perché una buona università serve ad attrarre nuovi talenti e a favorire un’immigrazione qualificata dai Paesi emergenti.
A questo proposito i dati della ricerca evidenziano una situazione di ridotta competitività a causa di risorse economiche nettamente inferiori agli altri principali Paesi di riferimento. Pur avendo un tasso d’istruzione terziaria più basso degli altri, dato di per sé negativo, si riscontrano meno addetti alla formazione, con numeri ben lontani dai maggiori Paesi di riferimento culturale nello scenario internazionale.
La ricerca riporta inoltre alcune indicazioni per rafforzare la qualità delle università italiane e la loro percezione all’estero: oltre alle politiche di reclutamento di docenti e studenti competitive, maggiore efficienza della macchina amministrativa per liberare risorse da destinare alla ricerca e alla didattica, internazionalizzazione, collaborazione con imprese private, anche al fine di far incontrare domanda e offerta di lavoro, e reti tra atenei. Occorre inoltre comunicare di più e meglio la buona qualità delle istituzioni comunitarie offrendo una lettura positiva del sistema di alta formazione italiano, sia per trattenere i nostri studenti sia per renderlo più competitivo verso gli studenti (e i docenti) stranieri.
Marco Morganti, responsabile della direzione Impact di Intesa Sanpaolo, ha ricordato, infine, l’impegno del gruppo a favore del diritto allo studio universitario, indicando l’iniziativa del “prestito basato sull’onore e sulla capacità del ragazzo di impegnarsi nello studio come unica condizione per godere di questa facilitazione finanziaria, basta essere iscritti all’università, non importa da quanto tempo, purchè si continui a studiare con continuità. Offriamo un prestito fino a 50mila euro per tutto il periodo degli studi che viene restituito due anni dopo il conseguimento della laurea, nell’arco di trent’anni”.
Data ultimo aggiornamento 15 marzo 2024 alle ore 13:59:50