‘Giuditta che decapita Oloferne’ di Intesa Sanpaolo
La vendita del quadro raffigurante Giuditta che decapita Oloferne scoperto in circostanze fortuite a Tolosa nel 2014 e da alcuni ritenuto di Caravaggio, ha richiamato nuova attenzione sull’analoga composizione custodita nelle Gallerie d’Italia di Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli, sede museale di Intesa Sanpaolo, e attribuita al pittore fiammingo Louis Finson. Acquistata per le raccolte del Banco di Napoli agli inizi degli scorsi anni Ottanta, la Giuditta di Palazzo Zevallos Stigliano,infatti, è stata subito considerata dagli studi, e quasi all’unanimità, derivazione da un originale perduto di Caravaggio, del quale avrebbe documentato l’aspetto in maniera più o meno fedele. Dunque, il quadro rinvenuto in Francia, soprattutto per coloro che ne sostengono la paternità di Caravaggio, sarebbe il prototipo della versione napoletana, anche per la qualità decisamente più altadi alcune parti e la presenza di pentimenti.
Finson fu tra i più precoci interpreti e seguaci del Merisi, copista e mercante di opere del maestro lombardo con cui dovette avere un rapporto di conoscenza, se non di familiarità o addirittura di collaborazione. All’arrivo di Caravaggio a Napoli, nella tarda estate del 1606, Finson risulta già perfettamente inserito nell’ambiente artistico locale anche grazie al sodalizio professionale e personale stretto con un altro pittore fiammingo, Abraham Vinck, ricordato dalle fonti come “amicissimo” del Merisi. Alcune testimonianze e riscontri documentari legano, per un certo periodo, ai due artisti fiamminghi e alle loro vicende due dipinti di Caravaggio, la Madonna del Rosario, identificata con la pala del Kunsthistorisches Museum di Vienna, e una Giuditta, invece dispersa.
La notizia più significativa si deve al pittore fiammingo Frans Pourbus il Giovane che nel settembre del 1607 (Caravaggio era partito per Malta a fine giugno di quell’anno) comunica al duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga, per conto del quale si trovava in quel tempo a Napoli, di aver visto in vendita due “bellissimi” dipinti di Caravaggio, il Rosario, appunto, e “un quadro mezzano da camera di mezze figure” - ossia una quadro di destinazione privata di formato orizzontale - raffigurante “un Oliferno con Giudita”. Diverse circostanze restituiteci dalle fonti hanno indotto a ritenere che già nel momento in cui Pourbus ne scriveva i due dipinti fossero in vendita nell’atelier di Finson e Vinck. Trasferite nei Paesi Bassi in un momento imprecisato, le due opere appaiono citate ancora insieme nel testamento di Finson redatto ad Amsterdam nel 1617; in esso il pittore dichiara di lasciare all’amico fraterno Abraham Vinck la propria quota di proprietà dei due dipinti di Caravaggio.
È appunto a questa Giuditta, di cui presto si sarebbero perse le tracce, che è stata collegato la tela di Palazzo Zevallos Stigliano.
Tutti questi temi sono stati ampiamente trattati nell’ambito della mostra dossier che le Gallerie d’Italia di Napoli hanno dedicato nel 2013 alla Giuditta di Finson in occasione del suo restauro.
Luglio 2019