Imprese culturali e creative: 830.000 occupati
Un settore vivo e dinamico, capace di innovare e di investire, alla ricerca di nuovi strumenti finanziari per sostenere lo sviluppo futuro. Questa, in sintesi, la fotografia delle imprese culturali e creative in Italia che emerge dall’indagine condotta da Intesa Sanpaolo con Mediocredito Italiano nel periodo febbraio-maggio 2019, con la collaborazione della Fondazione Fitzcarraldo e di alcune delle principali associazioni di categoria del settore (AESVI, AGIS Lombardia, AIE, Federculture e Federvivo).
Il Rapporto, presentato da Gregorio De Felice Chief Economist di Intesa Sanpaolo e da Stefano Firpo Direttore Generale di Mediocredito Italiano, evidenzia una buona vivacità delle imprese culturali e creative che occupano complessivamente 830.000 addetti (il 3,5% del totale nazionale). Su un campione di 119 aziende intervistate, emerge che l’82,4% degli intervistati ha dichiarato di aver realizzato degli investimenti negli ultimi 3 anni e, di queste aziende, circa un terzo dichiara di averlo fatto in maniera significativa. Le imprese creative hanno investito soprattutto in nuovi prodotti e nel marketing, mentre le imprese culturali hanno indirizzato i loro investimenti nella digitalizzazione delle attività e nella riqualificazione delle strutture.
De Felice: un settore con buone prospettive di crescita, alla ricerca di nuove risorse
Le imprese culturali e creative si dimostrano anche molto dinamiche. Basti pensare che oltre la metà delle imprese si aspetta un aumento delle attività nel biennio 2019-2020 e oltre il 60% dei soggetti dichiara che investirà, in particolare in comunicazione e marketing. Fattori trainanti anche in futuro saranno la presenza di capitale umano qualificato e l’innovazione (sia di prodotto che tecnologica), riconosciuti come fondamentali per determinare le performance del settore.
Ma per continuare a crescere, in un contesto incerto, occorre rafforzare le fonti di finanziamento. E in questa ottica il ruolo della Banca diventa fondamentale, proprio perché oltre la metà degli intervistati dichiara che per il proprio sviluppo occorrono in maniera prioritaria finanziamenti a medio lungo termine, con durate e modalità di rimborso adeguate alla propria attività. Le imprese culturali e creative, data la peculiarità del settore, chiedono figure con competenze specifiche e prodotti ad hoc, per migliorare la relazione con la banca.
Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo, ha commentato: “Le imprese culturali e creative rappresentano un volano fondamentale, sia per l’impatto diretto sull’occupazione, mediamente più giovane e qualificata, sia per il contributo alla capacità innovativa e creativa e alla coesione sociale. Maggiori risorse sono cruciali per favorirne la crescita, in un contesto di forti cambiamenti. Dall’analisi emerge come si tratti di un settore con prospettive in crescita e buona propensione ad investire: oltre la metà delle imprese si aspetta un aumento delle attività nel biennio 2019-2020 e oltre il 60% dei soggetti dichiara che investirà in particolare in comunicazione e marketing. Fattori trainanti per lo sviluppo futuro saranno la presenza di capitale umano qualificato e l’innovazione, sia di prodotto che tecnologica”.
Secondo Stefano Firpo, Direttore Generale di Mediocredito Italiano: “Nello sviluppo di queste imprese pesa però l’incertezza dei contributi pubblici per le imprese culturali e in modo più trasversale il peso della burocrazia e il difficile accesso alle risorse. La mancanza di finanziamenti è particolarmente sentita assieme anche ad un contesto complesso di minacce e opportunità in cui stanno profondamente mutando le abitudini culturali e le modalità di fruizione di beni e servizi culturali e creativi”.
Ottobre 2019