Intesa Sanpaolo presenta MED & Italian Energy Report
L’Italia è ancora dipendente dall’estero per le importazioni di combustibili fossili, cosa che la rende vulnerabile in termini di sicurezza energetica. Ha tutto l’interesse, quindi, a sviluppare politiche di efficienza, risparmio energetico e fonti rinnovabili. Il Mezzogiorno, in questa prospettiva, si presenta come la riserva energetica dell’Italia, con potenzialità di sviluppo anche nelle fonti rinnovabili. Queste sono, in sintesi, le indicazioni principali per il nostro Paese emerse da Med & Italian Energy Report, rapporto annuale sull’energia nel Mediterraneo, realizzato da Srm, Esl@Energy center del Politecnico di Torino in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Questo studio, presentato a Napoli nella Sala delle Assemblee di Palazzo Piacentini Intesa Sanpaolo con l’intervento del presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo, ha lo scopo di sottolineare l’importanza strategica di questo settore per l’economia italiana ed europea. La filiera dell’energia elettrica in Italia, dalla produzione alla manifattura, vale 30 miliardi di euro di valore aggiunto con 177 miliardi di fatturato, l’occupazione assomma a 215.000 addetti divisi in 23.500 imprese.
"Un settore strategico per l’economia nazionale. L’Italia resta ancora dipendente dall’estero
La dipendenza energetica dell’Italia dall’estero è pari al 78,6%, alla quale contribuiscono soprattutto le importazioni di petrolio e il gas naturale. Per il gas la dipendenza del nostro Paese dall’import è superiore al 90% (contro una media europea di circa il 70%). Il gas naturale arriva in Italia attraverso gasdotti, per il 50% proveniente dalla Russia. Quasi il 12% delle importazioni italiane di gas naturale riguarda il GNL, una quota in crescita rispetto al biennio precedente.
Il peso delle rinnovabili in Italia è cresciuto nell’ultimo decennio. La quota sulla produzione lorda elettrica è passata dal 17% del 2007 al 36%, il consumo invece è più che raddoppiato. Il dato dell’incidenza delle rinnovabili sui consumi totali (18,3%) risultava (nel 2017) superiore agli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020 pari al 17%, ma è oggi sfidante considerando il nuovo target del 28% al 2030.
Nella maggior parte delle regioni il mix di produzione elettrica è sbilanciato a favore della fonte termoelettrica (con percentuali che vanno dal 70 ad oltre l’80% del totale della produzione lorda), ma ci sono alcune regioni che si distinguono nella produzione rinnovabile, prevalentemente per l’idroelettrico ma non solo (ad esempio in Trentino Alto Adige solo il 17% della produzione lorda proviene da fonte termoelettrica ed il 78% da hydro; in Umbria solo il 27% da termoelettrico e circa il 50% da hydro; in Basilicata il 18% circa da termoelettrico e oltre il 60% da eolico). Per il maggiore peso dell’idroelettrico e per le bioenergie si distinguono le regioni del Nord (81,6% della produzione hydro; 62,8% della produzione da bioenergie). Mentre eolico e fotovoltaico prevalgono maggiormente nella produzione delle regioni del Mezzogiorno (rispettivamente il 96,7% ed il 42,9%).
Il Mezzogiorno viene definito dal Report riserva energetica del Paese: l’estrazione è concentrata quasi tutta nel Sud; la Basilicata da sola pesa per l’84% della produzione a terra di Oil & Gas, seguita dalla Sicilia (9,6%); il 23% della produzione a mare ricade in zone al Sud. Il Sud produce il 50% circa del totale dell’elettricità da fonti rinnovabili (eolica, solare, bioenergie e geotermica).
I bilanci elettrici delle regioni italiane non sono in equilibrio ed esaminando la cartina geografica emerge una situazione a macchia di leopardo. Non tutte le regioni, infatti, riescono a far fronte alle richieste di elettricità con la produzione interna; alcune registrano un surplus, altre consumano più di quanto producono. Le regioni del Nord si distinguono per poco meno della metà della produzione netta di energia elettrica. Il Centro pesa per il 15% mentre le regioni del Mezzogiorno per circa il 35%. Tra le regioni che hanno contribuito di più alla produzione si distinguono Lombardia (16% del totale) e Piemonte (10% circa del totale) nel Centro-Nord, Puglia (11%) e Calabria (6%) al Sud.
Prevalgono i consumi industriali nel Nord e nel Mezzogiorno (rispettivamente il 47,2% ed il 35,6% sul totale dell’elettricità consumata), mentre prevalgono quelli del terziario nel Centro (41,9%). I consumi domestici assorbono una maggiore quota di elettricità sul totale nelle regioni del Mezzogiorno (il 28,4%) rispetto a quanto accade nelle aree del Centro (24,8%) e del Nord (17,8%). La Lombardia è la regione con la più alta domanda di energia elettrica (pari al 21,5% del totale richiesto); prima del Sud per fabbisogno è la Sicilia (6,1%) seguita da Puglia (poco meno del 6%) e Campania (5,7%). Tra le 12 regioni hanno consumato più di quanto prodotto, 3 sono del Mezzogiorno (Sicilia, Abruzzo e Campania). La Puglia è l’unica regione del Mezzogiorno che esporta parte della sua produzione all’estero.
In Italia, inoltre, la spesa pubblica per l’energia rappresenta oltre la metà del totale della spesa per infrastrutture. Anche per il Mezzogiorno il peso di questo settore è rilevante. La spesa pubblica per l’energia rappresenta il 57,7% del totale della spesa per infrastrutture con una crescita del 3,7% rispetto al dato del 2007. Per il Mezzogiorno il dato è del 54,3% con un aumento di quasi il 20% rispetto al dato di dieci anni fa. Il Mezzogiorno rappresenta il 28% del totale dell’intera spesa energetica nazionale; Sicilia, Puglia e Campania rappresentano con il 18,7% del totale Italia.
Sul fronte europeo, le risorse comunitarie disponibili nella Programmazione 2014-2020 per l’energia sono in calo rispetto al passato. Ad ottobre 2017, più della metà dei progetti nazionali risulta essere conclusa. Nell’ambito dell’attuale Programmazione 2014-2020, i POR delle regioni del Mezzogiorno hanno previsto per l’energia quasi 3 miliardi di euro di finanziamenti, pari a circa 142 euro per abitante. Rispetto alla passata Agenda c’è stato un lieve calo: per il periodo 2007-2013 le risorse disponibili erano, infatti, quasi 3,5 miliardi di euro pari a 168 euro pro capite. Il monitoraggio degli interventi in corso per il settore energetico, riferito ad entrambe le Agende di programmazione (2007-2013 e 2014-2020), censisce a livello nazionale, oltre 11mila progetti per un costo complessivo di 4,1 miliardi di euro destinati per oltre il 70% ad opere infrastrutturali. Il costo medio per progetto è pari a circa 370 mila euro. Per il Mezzogiorno, i progetti monitorati sono quasi 6mila per un costo complessivo di 2,9 miliardi di euro, rappresentando quindi il 50% dei progetti italiani. La Calabria è la regione con il maggior numero di progetti, mentre la Campania è quella con la maggior quota di risorse coinvolte. Ad ottobre 2017, più della metà dei progetti nazionali risulta essere conclusa, mentre circa il 40% si riferisce a progetti in corso.
Nell’ambito degli strumenti a disposizione per il finanziamento di opere energetiche rientra anche il Partenariato Pubblico Privato. Considerato il periodo 2002-2017, il comparto dell’energia registra oltre 4mila bandi per un importo pari a quasi 18 miliardi di euro. Rispetto al totale delle opere in PPP, il comparto dell’energia pesa per il 13% in termini di numero di bandi e per il 20% in termini di importi in gara. Per i progetti energetici si registra un importo medio di 4,5 milioni di euro, a fronte dei 2,9 milioni per il totale delle opere in PPP.
Aprile 2019