105° Rapporto Analisi dei Settori Industriali, con Prometeia
Intesa Sanpaolo ha presentato insieme a Prometeia il Rapporto ASI (Analisi dei Settori Industriali) che per il 2024 vede stabilizzarsi il fatturato dell’industria manifatturiera italiana su €1160 miliardi, a prezzi correnti: +€250 miliardi rispetto al 2019, a chiusura di un ciclo post-Covid da record. A prezzi costanti, le attese sono di moderato rimbalzo (+0,6%), che consentirà di recuperare solo in parte quanto perso nel corso del 2023 (-2,1%).
Fondamentale sarà il contributo del canale estero (+2,6%). In crescita anche i consumi interni: a fare da traino saranno i servizi, a fronte di beni manufatti meno dinamici, con spunti di crescita per i beni durevoli per la mobilità e una tenuta della spesa per beni alimentari.
Nello scenario di medio termine, l’industria manifatturiera italiana potrà crescere a tassi più dinamici nel biennio 2025-26 (+1,2% medio annuo) e stabilizzarsi intorno all’1% nel biennio successivo.
Gli investimenti nella doppia transizione digitale e ambientale saranno imprescindibili per la competitività delle imprese italiane e saranno favoriti dall’attesa riduzione dei tassi di interesse a partire dalla seconda metà del 2024.
Il Rapporto ASI, giunto alla 105° edizione, esamina il mondo delle imprese manifatturiere fornendo analisi congiunturali e previsioni sulle potenzialità di crescita e di redditività per circa quaranta comparti produttivi raggruppati in quindici settori.
Guarda le interviste a Gregorio De Felice (Chief Economist e Responsabile Research Department, Intesa Sanpaolo), Stefania Trenti (Responsabile Industry and Local Economies Research, Intesa Sanpaolo) e Ilaria Sangalli (Senior Economist Industry Research, Intesa Sanpaolo):
Highlights Analisi Settori Industriali – maggio 2024
Fatturato manifatturiero 2024: le attese
Il fatturato dell’industria italiana dovrebbe stabilizzarsi su €1160 miliardi a fine 2024, a prezzi correnti (+250 miliardi rispetto al 2019), chiudendo un ciclo post-Covid da record. Dopo una prima parte dell’anno ancora debole, infatti, in linea con la tendenza prevalente nel 2023, gli economisti di Intesa Sanpaolo si attendono un secondo semestre di maggior dinamismo, grazie agli effetti del rientro dell’inflazione sulla domanda interna e internazionale, e del conseguente ribasso dei tassi d’interesse.
L’indice Istat di fiducia delle imprese manifatturiere italiane resta ancora negativo ma è in costante ripresa dai minimi di novembre 2023. Si riscontra un minor pessimismo degli operatori relativamente alle attese sulla produzione, che potrebbe presto concretizzarsi in un’inversione ciclica, interrompendo la fase di caduta dei livelli di attività in atto dal secondo trimestre del 2023.
Le opportunità dall’export
Il commercio mondiale ritroverà progressivamente slancio dopo la battuta d’arresto del 2023, pur a fronte di rischi geopolitici. Buone opportunità di export emergeranno sia sui mercati extra-europei, soprattutto gli Stati Uniti, che stanno registrando performance superiori alle attese, sia all’interno dell’area UE, che nel 2023 aveva rallentato maggiormente in termini di scambi commerciali.
Per le imprese italiane si potrebbe registrare una crescita dell’export del 2,6% a prezzi costanti che confermerebbe la buona competitività dimostrata negli ultimi anni.
Meno trainante la domanda interna
Grazie al recupero del reddito disponibile eroso dall’inflazione, nel 2024 i consumi interni si manterranno in crescita posizionandosi sopra i livelli di spesa pre-Covid anche a prezzi costanti, dopo il pareggio del 2023. A trainare saranno i servizi (in particolare quelli legati alla socialità, come alberghi e ristoranti, cultura e spettacolo) e i beni durevoli per la mobilità, che si confermeranno in crescita vivace, dopo il punto di minimo toccato durante la pandemia. In sostanziale tenuta la spesa per beni alimentari. I beni durevoli per la casa (mobili, elettrodomestici), invece, risentiranno dell’effetto di sgonfiamento degli incentivi rivolti al comparto delle ristrutturazioni edilizie.
A rallentare il passo nel corso del 2024 saranno soprattutto gli investimenti in costruzioni, dopo il ciclo eccezionale degli anni post-Covid. La contrazione dell’edilizia residenziale, indotta da un contributo meno espansivo della riqualificazione (rimodulazione del Superbonus, stop definitivo alla cessione del credito e allo sconto in fattura), potrà essere compensata solo parzialmente dagli investimenti del genio civile, sostenuti dall’accelerazione attesa degli interventi legati al PNRR.
Gli investimenti in beni strumentali si confermeranno in crescita nell’anno in corso, ma a ritmi meno dinamici di quelli degli anni post-pandemia, risentendo della fase di passaggio al nuovo piano incentivante Transizione 5.0.
I settori in crescita
I settori che avranno le maggiori opportunità di crescita nel medio periodo sono quelli legati alla twin transition e ai mercati esteri:
- Elettrotecnica (+2,6% medio annuo nel quadriennio 2025-28, in termini di fatturato deflazionato),
- Meccanica (+2%)
- Elettronica (+1,4%),
- Autoveicoli e moto (+0,9%).
Positive anche le prospettive per Largo consumo (+2,3%) e Farmaceutica (+1,9%), anche grazie a consumi interni più vivaci rispetto ad altri comparti di spesa.
Le esportazioni saranno il principale driver di crescita per i produttori di beni di consumo tipici del Made in Italy, quali Sistema moda e Alimentare e bevande.
Nell’orizzonte di previsione nel 2025-28 gli analisti di Intesa Sanpaolo prevedono una complessiva tenuta di margini e redditività del manifatturiero (MOL medio al 9,2% e ROI medio al 7,8%), che potranno stazionare su livelli elevati garantendo alle imprese una buona sostenibilità dei debiti connessi agli investimenti.
Scarica la sintesi del Rapporto ASI maggio 2024
Il rapporto ASI di maggio 2024 presenta un approfondimento dedicato all’evoluzione della spesa delle famiglie nei principali paesi europei.
Dal confronto emerge che il quadro dei consumi delle famiglie italiane resta depresso. A fine 2023, l’Italia mostrava ancora un livello di consumi interni inferiore al 2007 (-1,1%, sempre a prezzi costanti), a fronte di un sorpasso realizzato nei paesi concorrenti di Spagna (+2,3%), Francia (+12,6%) e Germania (+13,4%, nonostante la debolezza dei consumi nell’ultimo biennio).
Il fenomeno è frutto di diversi fattori, innanzitutto le differenze salariali e di reddito pro-capite - in parte strutturali e in parte legate alle fasi del ciclo economico europeo che si sono susseguite - che hanno colpito alcuni paesi più di altri, al livello dei sostegni messi in campo dai governi e dei servizi pubblici disponibili.
Sono poi da considerarsi anche i cambiamenti culturali in atto da tempo nelle preferenze di acquisto dei consumatori, successivamente accelerati dalla pandemia. L’incertezza relativa al futuro demografico dell’Europa ci porta a ipotizzare una pressione al ribasso sulla spesa per consumi nei prossimi anni. Una popolazione stagnante in termini di crescita, o addirittura in contrazione, potrebbe infatti diventare il primo degli elementi di barriera allo sviluppo dei consumi domestici e un’ulteriore spinta alla ricomposizione degli acquisti tra beni e servizi, nell’ottica di un progressivo invecchiamento solo in parte compensato dal contributo degli stranieri.
Per l’Italia il futuro demografico sarà caratterizzato da un aumento rilevante di famiglie di persone sole e anziane, che nei prossimi 20 anni arriveranno a rappresentare quasi il 38% delle famiglie, come indicato dalle più recenti previsioni demografiche al 2042 dell’ISTAT. Contestualmente, le proiezioni indicano una riduzione piuttosto intensa del numero di coppie con figli, che rappresenteranno nel 2042 poco più del 25% delle famiglie residenti. Anche questi cambiamenti nella struttura della popolazione residente determineranno differenti bisogni, desideri e comportamenti d’acquisto.
Scarica l’approfondimento Analisi Consumi famiglie
Data ultimo aggiornamento 27 maggio 2024 alle ore 10:55:11