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Imprese e lavoratori: la coesione genera competitività

L'immagine che accompagna l'Approfondimento su “Coesione è Competizione” 2025 ritrae alcune persone che si aiutano a salire su una montagna

Il 73% delle imprese coesive ha costruito relazioni evolute con i lavoratori: investimenti in welfare, formazione e coinvolgimento portano a maggiore attrattività, fidelizzazione dei talenti, crescita del fatturato e miglioramento delle performance.

Perché è importante? Benessere, formazione e coinvolgimento dei lavoratori non sono più semplici strumenti di responsabilità sociale, ma leve cruciali per la competitività delle imprese.

In questo articolo potrai scoprire anche i risultati del Rapporto “Coesione è Competizione” 2025, realizzato da Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo, Unioncamere e Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne in collaborazione con AICCON e IPSOS.

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13 giugno 2025

In un contesto globale segnato da profonde trasformazioni demografiche, tecnologiche e geopolitiche, le imprese italiane che puntano a crescere mettono sempre più spesso al centro delle proprie strategie l’attenzione al capitale umano. È quanto emerge dal rapporto “Coesione è Competizione” 2025, che rileva come le imprese cosiddette “coesive” – ovvero quelle che instaurano relazioni strutturate e positive con i propri stakeholder, tra cui i lavoratori – registrino risultati economici superiori alla media e maggiore capacità di adattamento e resilienza.

Lavoratori al centro della strategia d’impresa

Nel 2024, il 73% delle imprese coesive dichiara di avere rapporti evoluti con i propri dipendenti, un dato in linea con il 76% del 2023. Livelli così costantemente alti di attenzione verso i lavoratori rappresentano anche la risposta adattiva delle aziende alla crescente difficoltà nel reperire manodopera qualificata, difficoltà aggravata dal calo demografico e dall’emigrazione giovanile. In tal senso le aziende concentrano le proprie iniziative a favore dei lavoratori su tre assi strategici: welfare aziendale, formazione e coinvolgimento.

Welfare aziendale: leve economiche e organizzative

Il welfare aziendale si conferma il primo ambito di relazione tra impresa e dipendente. Il 38% delle imprese adotta incentivi economici, il 28% offre flessibilità oraria, il 21% benefit aziendali, il 15% maggiore autonomia nel lavoro e il 12% lo smart working. Il legame tra benessere e performance è evidente: il 54% delle imprese con piani di welfare strutturati ha registrato una crescita di fatturato superiore al 10%, il 44% un miglioramento del margine EBITDA oltre il 10%, il 52% un incremento dell’organico e il 20% una riduzione del turnover oltre il 10%.

In tale ambito, nel Rapporto “Coesione è Competizione” 2025 è riportato anche il caso di Intesa Sanpaolo, pioniera della “settimana corta”, scelta dal 70% dei lavoratori e gradita al 99% di chi la utilizza. Altre iniziative rilevanti di grandi imprese italiane prevedono orari di lavoro ridotti il venerdì, aumento dei bonus o l’uso gratuito di case vacanza nei piani di welfare aziendale.

Formazione: competenze al passo con l’innovazione

Nel triennio 2021-2023, il 64% delle imprese ha investito in upskilling e il 32% in reskilling, mentre per il 2024-2026 il 77% ha in programma investimenti nella formazione.

Particolare attenzione è rivolta all’intelligenza artificiale, che coinvolgerà il 15% delle imprese nel triennio futuro (contro il 5% del precedente): nascono così casi di piattaforme aziendali di formazione continua in ambiti strategici come AI generativa, cloud e data science. Parallelamente, si moltiplicano iniziative di trasmissione dei saperi artigianali, fondamentali per la manifattura di eccellenza, così come le academy d’impresa e i processi di formazione finalizzati all’inserimento diretto in azienda.

Coinvolgimento e partecipazione: lavoratori come parte attiva

Il terzo asse strategico riguarda il coinvolgimento diretto dei lavoratori. Secondo il report:

  • Il 42% delle imprese manifatturiere favorisce la partecipazione dei dipendenti a progetti innovativi;
  • Il 48% rende noti gli obiettivi aziendali (30% solo a una parte del personale, 18% alla maggioranza);
  • Il 12% coinvolge i lavoratori nelle scelte aziendali;
  • Il 15% adotta azioni di riconoscimento del merito;
  • il 6% prevede percorsi di carriera accelerata.

Tra le best practice che si segnalano in tema di coinvolgimento dei lavoratori, si ritrovano alcuni tra i grandi marchi italiani che integrano i dipendenti nelle scelte di sostenibilità e responsabilità sociale, lanciano piani di azionariato diffuso e promuovono laboratori per la raccolta di idee tra i lavoratori.

Il valore economico della fiducia

Le aziende che investono nella qualità del lavoro vedono ricadute dirette sulla competitività. Lo dimostra l’edizione 2025 della classifica “Best Workplaces”: le imprese con un alto livello di fiducia interna hanno registrato una crescita media del fatturato del 19,5%, contro un calo dello 0,92% delle aziende italiane secondo l’indice Istat.

Conclusioni

Il messaggio del Rapporto “Coesione è Competizione” è chiaro: le imprese che adottano un modello coesivo, basato su fiducia e inclusione, sono più resilienti, produttive e innovative. In un mercato del lavoro in rapida trasformazione, investire nel capitale umano è la strategia più lungimirante per sostenere la competitività del mondo produttivo italiano.

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