Economia
Impatto dell'innovazione tecnologica nel Sud Italia
Gli interventi di Gian Maria Gros-Pietro e Gregorio De Felice di Intesa Sanpaolo alla tavola rotonda su ricerca, alta formazione, industria e finanza al sud.
“Nuovo sviluppo al Sud – La leva dell’imprenditorialità tecnologica”: è il tema su cui imprenditori, manager ed economisti lo scorso 20 gennaio hanno discusso nel webinar organizzato da Intesa Sanpaolo e Fondazione R&I, in collaborazione con SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno.
Tecnologia, innovazione e imprenditorialità nel Mezzogiorno sono al centro dell’agenda politica. L’Italia si trova davanti a un’occasione unica per cambiare passo e ridare dinamismo all’economia, proprio a partire dalle sue aree tradizionalmente più deboli. L’opportunità è data dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il programma di investimenti che l'Italia deve presentare alla Commissione Europea nell'ambito di Next Generation EU, lo strumento per rispondere alla crisi provocata dal Covid.
Meno investimenti frenano fatturato e redditività
Gregorio De Felice, Chief Economist della nostra banca, ha ricordato che, se negli ultimi dieci anni gli investimenti avessero tenuto il passo della Germania, le regioni del Sud avrebbero potuto beneficiare di risorse aggiuntive per ben 40 miliardi, e se solo fosse stato uguagliato il dato del Nord Italia ci sarebbe comunque stato un maggiore afflusso di risorse per oltre 10 miliardi di euro. Gli investimenti in Ricerca & Sviluppo non possono che seguire questo trend, evidenziando una particolare debolezza nel comparto delle imprese, pubbliche o private. Ne conseguono produttività più bassa e crescita modesta sia in termini di fatturato che di redditività.
Il capitale umano: elemento chiave da trattenere al Sud
Eppure nel Mezzogiorno ci sono poli di eccellenza, che vanno dalla meccatronica all’aeronautica all’Information & Communication Technology; sono attive aziende grandi e meno grandi che hanno conquistato posizioni di leadership tecnologica a livello internazionale e c’è, soprattutto, la materia prima più importante, senza la quale nulla si può costruire: il capitale umano. Ma è proprio sotto questo profilo, ha insistito De Felice, che c’è la vera emergenza: tra il 2012 e il 2018 hanno lasciato il Sud oltre 130 mila giovani con una formazione elevata, 20 mila soltanto nel 2018. Un’emorragia da arrestare per evitare che il Sud perda le sue energie vitali e si indebolisca sempre più.
Intesa Sanpaolo, la finanza al servizio dello sviluppo
Come riuscirci? Il Presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, ha ricordato l’importanza che la finanza, e quindi le banche in primis, possono e devono avere. Ha infatti sottolineato l’esistenza di un ciclo che – attraverso l’investimento di risorse – trasforma la ricerca in conoscenza e poi, a sua volta, la conoscenza in nuove risorse aggiuntive.
Intesa Sanpaolo ha un ruolo di grande responsabilità nell’agevolare il buon funzionamento di questo ciclo perché, avendo raccolto l’eredità del Banco di Napoli, è oggi la più solida realtà bancaria del Mezzogiorno. E raccoglie questa responsabilità, ha ricordato ancora il nostro Presidente, in varie forme: assicura un sostegno finanziario alle imprese; è presente negli Innovation Hub di Bari e Napoli; opera con gli strumenti più avanzati della finanza con Neva, fondo di venture capital per aziende hi tech; supporta start-up innovative come Materias, nata nell’ambito dell’Università Federico II di Napoli.
All’incontro, coordinato da Giuliano Amato, Vice Presidente della Corte Costituzionale, hanno partecipato tra gli altri Gaetano Manfredi, già Rettore dell’ateneo partenopeo e Ministro dell’Università e della Ricerca del Governo Conte; Alessandro Profumo, in veste di Presidente del Consiglio di Sorveglianza della Fondazione R&I e Amministratore Delegato di Leonardo; Riccardo Varaldo, economista e Presidente del Consiglio di Gestione della Fondazione R&I, promotore dell’iniziativa.
Data ultimo aggiornamento 5 giugno 2024