Educazione
Model United Nations: la diplomazia è un gioco da ragazzi
La diplomazia non è soltanto un’attività adulta, svolta nelle ambasciate e nei grandi summit internazionali. Ma anche un gioco da ragazzi, o meglio, per ragazzi.
Un grande gioco, che per una volta rifugge dal pensiero debole e riesce a produrre una declinazione del concetto di “social” che viaggia su dinamiche e finalizzazioni per niente digitali, anzi, talmente analogiche da essere fatte di parole, discorsi, confronti, trattative e documenti scritti. Eppure, tutto può essere ancora un gioco, per quanto sia possibile definire in questo modo un’attività formativa.
Come scrive Stefano Pistolini nel suo articolo su Linkiesta magazine - Turning Points in collaborazione con il New York Times, questo discorso può sembrare strano, nello scenario dei consumi e dei comportamenti del 2022, ma non è del tutto così.
Model United Nations: in cosa consiste e a chi si rivolge
“Model United Nations”, abbreviato in MUN, è il nome dato alla simulazione educativa in cui gli studenti apprendono i rudimenti della diplomazia, delle relazioni internazionali e del funzionamento di un’organizzazione come le Nazioni Unite.
Partecipando a uno di questi eventi, denominato “conferenza MUN”, gli studenti lavorano a piccoli gruppi, ciascuno incaricato di rappresentare gli interessi della nazione che è stata loro affidata. Lo scopo del gioco è risolvere una serie di problematiche internazionali attraverso la simulazione di trattative da intraprendere con i delegati che rappresentano le altre nazioni del mondo.
I partecipanti a un MUN includono studenti delle scuole medie, superiori e delle università. L’inglese è la lingua ufficiale della simulazione e per il lavoro delle conferenze è richiesto che i delegati indossino abiti formali. Il MUN insegna ai partecipanti la capacità di ricerca, l’avviamento di relazioni, la conversazione, la discussione e la scrittura.
Ancor di più li mette alla prova nell’elaborazione di un pensiero critico, nel lavoro di squadra e nell’affinamento delle capacità di leadership, oltre a sviluppare negli studenti una più profonda comprensione delle grandi questioni internazionali.
Secondo Stefano Pistolini, è praticamente impossibile partecipare a una sessione del Model UN con un approccio passivo o non partecipativo: per gli studenti coinvolti si tratta di un’immersione in un mondo nuovo e collettivo, che non somiglia a nulla di quanto provato nell’esperienza scolastica fino ad allora.
Prima della conferenza vera e propria, gli studenti-delegati conducono ricerche di approfondimento dei temi che dovranno affrontare e delle situazioni di crisi che dovranno contribuire a risolvere: formulano documenti di posizione e creano proposte politiche che discuteranno con gli altri delegati del loro comitato. Alla fine di una conferenza, che ha la durata di 2 o 3 giorni, tutti i delegati voteranno su delle proposte politiche, chiamate bozze di risoluzione, con l’obiettivo di vederle passare con voto di maggioranza. I delegati con le migliori prestazioni in ciascun comitato, così come le delegazioni più efficaci, riceveranno dei premi.
Change the World Program: i MUN in Italia
Il modello UN nasce negli anni Venti come serie di simulazioni studentesche della Lega delle Nazioni. La prima si tenne all’Università di Oxford nel novembre 1921. Dopo la Seconda guerra mondiale, il modello si ispira alle neonate Nazioni unite, e la prima conferenza su questo modello avviene allo Swarthmore College in Pennsylvania nel 1947, con la partecipazione di 150 studenti provenienti da 41 college americani.
Da oltre vent’anni in Italia i MUN vengono organizzati con il nome di “Change the World Program” dall’Associazione diplomatici, una Ong con status consultivo presso l’Ecosoc fondata da Claudio Corbino e specializzata nella formazione di giovani di tutto il mondo attraverso percorsi formativi altamente specializzati.
Ogni anno partecipano a questo progetto oltre 6mila studenti internazionali e, con loro, esperti, ambasciatori, ex ministri, ex capi di Stato e di governo, campioni dello sport e artisti, che si confrontano con i ragazzi sui temi attuali della geopolitica internazionale, nelle sedi di New York (presso il Palazzo di Vetro dell’Onu), Dubai, Roma, Bruxelles e Singapore.
MUN come fattore di crescita per i giovani
Fin qui il metodo e l’offerta formativa. C’è qualcosa di più, però, scrive Stefano Pistolini, che identifica questo plus in ciò che definisce “fattore gioventù”. Se un ragazzo decide di aggiungere alla propria routine scolastica lo sforzo necessario per entrare a far parte seriamente di un’esperienza del genere, significa che la vivrà con tutti i crismi dell’eccezionalità. E quindi tutto il contesto, dal viaggio, alla possibilità di entrare in contatto con colleghi provenienti da tutto il mondo, dalla sede dove si svolge l’evento agli esperti che si incontrano, proiettano queste giornate e i momenti che le compongono in una sfera di eccezionalità.
È un’esperienza racchiusa in pochi giorni ma destinata a diventare memorabile: un fattore di crescita che può produrre agnizioni nella testa di un teenager in cerca delle proprie direzioni. Significa ritrovarsi proiettati per un weekend nel centro del mondo, con ancora allacciata la cintura di sicurezza dell’educazione in corso. Può darsi che all’indomani le cose non siano più come prima.
Data ultimo aggiornamento 5 agosto 2022