TRA MERCATI, SOSTENIBILITÀ, BARRIERE TARIFFARIE E SUPPLY-CHAIN: ANALISI E PROSPETTIVE PER IL COMPARTO NEL 2025
- Il 2024 si è chiuso per il settore orafo italiano con una crescita del fatturato del 4,4%, in controtendenza rispetto ai settori del sistema moda che hanno registrato un calo del -9,1%. Le evidenze dei primi mesi del 2025 mostrano una tenuta con una variazione del 2,4% a gennaio e febbraio.
- Export di gioielli in oro ai massimi storici: 13,7 miliardi di euro (+49% in valore e +23% in quantità rispetto al 2023), grazie al balzo delle vendite verso la Turchia da ricondurre al ruolo di hub di questo mercato e alla forte domanda di oro indotta dalle tensioni inflative. Al netto della Turchia la variazione dell’export sarebbe stata pari a +0,9% in valore e -6% in quantità.
- La nona inchiesta congiunta Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo, effettuata tra marzo e aprile, ha messo in evidenza attese per il 2025 ancora positive con una quota del 21% dei rispondenti che si aspetta una crescita del fatturato, di poco inferiore rispetto al 25% che si era espresso in questo senso a dicembre.
- La recente evoluzione del contesto geo-politico ha modificato il sentiment delle imprese e il 57% ha dichiarato un peggioramento rispetto a inizio anno a fronte del 36% che non ha manifestato modifiche.
- La rilevazione ha approfondito il tema delle catene di fornitura. I fattori più rilevanti nelle relazioni di filiera si confermano la qualità delle lavorazioni (76%), il rispetto dei tempi (66%) e il rapporto qualità prezzo (51%) in un contesto di rapporti prevalentemente locali: il 73% delle imprese intervistate ha indicato la presenza di una catena di fornitura articolata solo in Italia.
Arezzo, 10 maggio 2025. Si è svolto oggi all’interno di OroArezzo il primo appuntamento organizzato all’interno di questo evento fieristico dal Club degli Orafi Italia in collaborazione con Intesa Sanpaolo che ricordano anche il ventennale della loro collaborazione. L’incontro è stato moderato da Laura Biason, Direttore Generale del Club degli Orafi Italia, con l’obiettivo di approfondire l’orientamento strategico delle imprese nell’attuale contesto competitivo estremamente complesso e incerto. L’evento è stato aperto dai saluti istituzionali di Matteo Masini di ICE, a cui sono seguiti gli interventi del Research Department di Intesa Sanpaolo. In particolare, Daniela Corsini, Senior Economist responsabile della ricerca sulle commodity ha presentato il quadro macroeconomico con un approfondimento specifico sul prezzo dei preziosi, mentre Sara Giusti, Economista del Research Department ha proposto un’analisi sull’andamento del settore con specifiche sui mercati internazionali e un focus sul posizionamento delle imprese orafe italiane negli Stati Uniti. Le statistiche ufficiali sono state integrate e arricchite con la view degli operatori, raccolta nella nona edizione dell’indagine congiunturale Club degli Orafi Italia: i risultati sono stati presentati e commentati da Maria Cristina Squarcialupi, Presidente Club degli Orafi Italia e di Unoaerre Industries – Vicepresidente Federorafi con delega alla sostenibilità. Grazie all’indagine realizzata tra marzo e aprile, è stato possibile anche approfondire il tema delle relazioni di filiera nella supply-chain. L’incontro si è concluso con l’intervento di Corso Biagioni di LEM Industries S.p.A. che ha ricondotto le analisi e gli stimoli della ricerca all’esperienza concreta di una realtà imprenditoriale fortemente coinvolta nelle filiere del Made in Italy.
Sintesi della ricerca
Il 2024 si chiude per il settore orafo italiano (incluso il comparto della bigiotteria) con una crescita del fatturato del 4,4%, in controtendenza rispetto agli altri comparti del sistema moda come tessile, abbigliamento e filiera della pelle che hanno mostrato un calo del 9,1%. Se si considera, invece, l’indice di produzione, si osserva una contrazione rispetto al 2023 pari al 3,2%. Le prime statistiche dei mesi di gennaio e febbraio indicano un rallentamento nel fatturato che resta comunque positivo con una variazione del 2,4% a fronte di una riduzione nella produzione che conferma elementi di maggior criticità (-8,2%).
Il 2024 si caratterizza anche per il nuovo punto di massimo raggiunto dall’export di gioielli in oro: le vendite nei mercati internazionali sono state pari a 13,7 miliardi di euro (+49% in valore e +23% in quantità). Una parte rilevante di questo incremento è legata alle maggiori esportazioni verso la Turchia che sono passate da 922 milioni di euro a 5,3 miliardi, rendendola di gran lunga il primo mercato di riferimento. Al netto di questo contributo, le esportazioni in valore sarebbero rimaste sostanzialmente stabili (+0,9%), mentre il dato in quantità avrebbe registrato un calo del 6%. Tra le cause di questo fenomeno si evidenzia l’introduzione da parte del Governo turco di politiche commerciali all’importazione e il persistere delle tensioni geopolitiche che hanno rafforzato il ruolo di hub di questo paese. Tra gli altri mercati di sbocco, si sottolinea il buon andamento delle vendite verso gli Emirati Arabi Uniti (+9,7%) che hanno superato per importo le esportazioni verso Stati Uniti (-10,7%) e Svizzera (-9,4%).
Dal punto di vista territoriale, Arezzo si conferma come il distretto più rilevante in termini di esportazioni che sono più che raddoppiate (+119%) e hanno raggiunto il valore di 7,7 miliardi di euro, grazie anche al maggior coinvolgimento nella crescita nel mercato turco. In crescita anche le esportazioni di Vicenza (+15%) e sostanzialmente stabile il distretto di Valenza (-2%). I territori maggiormente legati al mercato turco sono Arezzo e Vicenza, ma anche al netto di questo contributo mostrerebbero crescite superiori al 7%.
Un focus particolare è stato dedicato al mercato americano: nel 2024 le esportazioni di gioielli in oro verso questo mercato hanno superato il miliardo di euro e l’Italia rappresenta il terzo partner per le importazioni degli Stati Uniti con una quota del 12% dopo India (25%) e Francia (14%). A livello territoriale le province più esposte sul mercato americano in termini di esportazioni di gioielli e bigiotteria sono Torino (22%), Treviso (18%), Vicenza (17%), e con un inserimento maggiore della media nazionale che si attesta al 9%.
Per contestualizzare e integrare le statistiche ufficiali, il Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo realizzano periodicamente una rilevazione con il coinvolgimento degli operatori di settore, arrivata alla nona edizione.
Nonostante le recenti evoluzioni del contesto geo-politico che hanno influito sul sentiment degli operatori con una revisione in negativo per il 57% dei rispondenti rispetto a gennaio, complessivamente per il 2025 le attese restano positive con una quota del 21% dei partecipanti che si aspetta una crescita del fatturato, di poco inferiore rispetto al 25% che si era espresso in questo senso a dicembre. Maggior ottimismo si rileva per le imprese che si occupano di produzione (il 28% stima una crescita del fatturato nel 2025) e un contributo rilevante è atteso ancora dai mercati internazionali dove un’impresa su tre valuta di incrementare le proprie vendite. Le maggiori criticità nella domanda sono legate per le imprese di produzione al contesto interno e all’attivazione dei brand del lusso (44%), mentre per le imprese del commercio le tensioni sono legate ai consumi interni (71%).
Questa edizione dell’indagine si poneva come obiettivo anche l’approfondimento del tema della filiera di fornitura. I fattori più rilevanti nelle relazioni di filiera si confermano la qualità delle lavorazioni (76%), il rispetto dei tempi (66%) e il rapporto qualità prezzo (51%) in un contesto di rapporti localizzati prevalentemente a livello locale: il 73% delle imprese intervistate ha indicato la presenza di una catena di fornitura articolata solo in Italia. Il processo di mappatura e verifica della rispondenza ai requisiti di sostenibilità e qualità del prodotto risulta più strutturato per le imprese medio-grandi che solo nel 6% dei casi dichiarano di non prevedere controlli, mentre il tema diventa più rilevante per le imprese più piccole dove più della metà dei partecipanti ha evidenziato l’assenza di attività di controlli.
Infine, per cercare di inquadrare il posizionamento competitivo nel contesto dei risultati aziendali, sono stati valutati i bilanci di circa 760 imprese del settore orafo distinguendo il campione tra le imprese certificate Responsible Jewellery Council e il resto delle aziende. Le imprese certificate evidenziano una dinamica migliore in termini di crescita del fatturato tra 2021 e 2023 (variazione mediana del 29,1% verso 17% per le imprese non certificate), ottengono anche una marginalità superiore (nel 2023 Ebitda mediano dell’11,3% verso 7,5%) e una patrimonializzazione superiore di circa dieci punti percentuali (46,5% verso 36,6%).
Di particolare rilievo anche la maggiore produttività misurata dal valore aggiunto per addetto che si attesta a 67 mila euro per addetto a fronte del valore di 44 mila euro per addetto per le altre imprese. Infine, le imprese certificate hanno mostrato una maggior propensione al sostegno dell’occupazione: l’81% delle realtà certificate ha aumentato il numero di addetti tra 2021 e 2023, mentre questo fenomeno ha interessato poco più della metà del resto del campione (50,3%).
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Data ultimo aggiornamento 12 maggio 2025 alle ore 13:13