Rallenta l'economia del Mezzogiorno
Nei primi mesi del 2019 il Sud riduce la sua capacità di spinta nell'economia , e i segnali di frenata, già visibili a fine 2018, rischiano di diventare veri e propri arretramenti. Lo rivela il tradizionale rapporto di metà anno "Checkup Mezzogiorno", presentato da Confindustria e SRM-Studi e Ricerche sul Mezzogiorno (Centro studi del Gruppo Intesa Sanpaolo).
L’Indice sintetico dell’economia meridionale, elaborato da Confindustria e SRM, continua la sua risalita rispetto al 2017, ma con sempre maggiore lentezza. Tutti gli indicatori che lo compongono (PIL, occupazione, investimenti, imprese attive, export) fanno segnare un piccolo miglioramento, che si fa tuttavia sempre più lieve.
L'analisi annuale di Confindustria e SRM-Studi e Ricerche sul Mezzogiorno raccomanda di mettere l'impresa al centro delle politiche pubbliche
Ristagnano gli investimenti fissi lordi e frena il PIL, che nel 2018, secondo le stime preliminari ISTAT, ha segnato una crescita dello 0,4%, meno della metà della media nazionale. La produttività al Sud si mantiene in media di circa ¼ inferiore a quella del Centro Nord.
Ha smesso di crescere il numero delle imprese, che nei primi mesi del 2019 rimane fermo sotto gli 1,7 milioni. Sul fronte del credito, nel 2018 si è registrato una caduta dei crediti in sofferenza, ma il livello totale degli impieghi è in valo nel 4° trimestre 2018: 14 miliardi in meno erogati a famiglie e imprese meridionali. Tornano ad aumentare, nel primo trimestre 2019, i giorni di ritardo dei pagamenti tra imprese, e nell'intero 2018 i fallimenti e le liquidazioni volontarie.
Pesa sulla situazione il contributo limitato degli investimenti pubblici.
Per l'occupazione, l'anno è iniziato in ulteriore calo rispetto ai mesi precedenti, con gli occupati al di sotto dei 6 milioni. I disoccupati sono 1,5 milioni e molti di più sono gli inattivi. Particolarmente alta la disoccupazione giovanile, che tocca il record di 51,9%.
L'export, dopo un 2018 positivo, mostra uno stop nei primi mesi 2019, nonostante le buone performance messe a segno dal settore farmaceutico e da quello turistico (turisti stranieri in arrivo). Il mercato domestico continua invece a soffrire e resta alto il divario in termini di potere d'acquisto: i consumi pro capite al Sud sono di 800 euro inferiori rispetto al Centro Nord.
Il passo dell'economia meridionale si fa insomma più lento. "Una nuova politica centrata sull’impresa" è la conclusione del rapporto "può essere la rivoluzione di cui il Sud ha bisogno": a cominciare, per promuovere gli investimenti, dal rapido avvio delle Zone Economiche Speciali e dal rilancio del credito d'imposta.
Ottobre 2019