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Dichiarazione Consolidata Non Finanziaria

vista della città di Matera

Ogni anno Intesa Sanpaolo nella sua Dichiarazione Consolidata di carattere Non Finanziario (DCNF) rende conto a diversi stakeholder delle performance del Gruppo in ambito della sostenibilità ESG (Environmental, Social and Governance).

Ma cosa è la DCNF?

La Dichiarazione Consolidata di carattere Non Finanziario (DCNF) è una relazione pubblicata obbligatoriamente ogni anno da tutte le società italiane quotate in Italia o nell’Unione Europea che superano una certa dimensione. Anche le imprese non obbligate possano presentare in forma volontaria una DCNF.

La pubblicazione obbligatoria è prevista dalla Direttiva europea 2014/95/UE e dalla legge italiana in conformità all’art. 4 del Decreto Legislativo 254/2016.

La DCNF può essere divulgata con una sezione specifica all’interno della relazione sulla gestione oppure in un documento distinto.

Intesa Sanpaolo ha scelto di redigere la propria Dichiarazione Consolidata di carattere Non Finanziario in una relazione distinta per dare rilievo ai temi trattati, molti di cui sono anche elementi centrali del Piano d’Impresa 2018-2021 del Gruppo. La DCNF viene sottoposta all'approvazione del Consiglio di Amministrazione.

Inoltre, a settembre 2019, per la prima volta e in forma volontaria, Intesa Sanpaolo ha pubblicato una Relazione Consolidata Non Finanziaria semestrale dando evidenza del posizionamento di Intesa Sanpaolo nei principali indici e classifiche di sostenibilità/ESG.

La relazione deve fornire tutte le informazioni necessarie a comprendere il modello gestionale e organizzativo delle attività dell’impresa, le politiche praticate, comprese quelle di due diligence.

Inoltre vengono identificati i principali rischi che derivano dalle attività dell’impresa e dai suoi prodotti, servizi o rapporti commerciali, incluse, le catene di fornitura e subappalto. Porgendo attenzione alle catene di fornitura allarga - indirettamente - l’assessment e spinge le imprese fornitrici (spesso PMI) ad adottare elevato standard ambientali e sociali.

Il Decreto riporta l’elenco degli ambiti minimi non finanziari sui quali è richiesto di rendicontare le proprie attività e performance, lasciando la libertà alle singole imprese di scegliere lo standard di reso conto che preferiscono, di individuare i KPI che meglio descrivono le attività dell’impresa in relazione ai temi considerati, e di adottare le metodologie di calcolo considerate più adatte.

La DCNF deve contenere almeno le seguenti informazioni:

  • utilizzo di risorse energetiche, distinguendo fra quelle prodotte da fonti rinnovabili e non rinnovabili, e l’impiego di risorse idriche
  • emissioni di gas ad effetto serra ed emissioni inquinanti in atmosfera
  • impatto sull’ambiente nonché sulla salute e la sicurezza, associato a fattori di rischio o ad altri rilevanti fattori di rischio ambientale e sanitario
  • aspetti sociali e attinenti alla gestione del personale, incluse le azioni poste in essere per garantire la parità di genere, le misure volte ad attuare le convenzioni di organizzazioni internazionali e sovranazionali in materia, e le modalità con cui è realizzato il dialogo con le parti sociali
  • rispetto dei diritti umani, misure adottate per prevenirne le violazioni, nonché azioni poste in essere per impedire atteggiamenti ed azioni in qualsiasi modo discriminatorie
  • lotta contro la corruzione sia attiva sia passiva, con indicazione degli strumenti adottati.

In caso di dichiarazioni non conformi o che riportino informazioni non veritiere sono previste dal Decreto sanzioni pecuniarie.

Il Decreto non prevede meccanismi obbligatori di certificazione delle dichiarazioni rese dalle imprese, tuttavia il revisore legale del bilancio verifica l’avvenuta predisposizione della DCNF e attesta la conformità delle informazioni fornite alle norme di riferimento e agli standard di rendicontazione impiegati.

La DCNF di Intesa Sanpaolo è verificata dalla società di revisione indipendente KPMG che è anche revisore del Bilancio Consolidato del Gruppo. 

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