Successo dei green bonds per finanziare progetti di sostenibilità
A livello globale l'emissione di green bonds, cioè di obbligazioni legate a progetti di sostenibilità ambientale, ha toccato nel 2019 un valore stimato di 250 miliardi di dollari, con una crescita di quasi il 50% rispetto ai 171 del 2018. L'Italia è in linea col trend mondiale, anzi lo supera, registrando quasi un raddoppio, dai 2,8 miliardi di euro del 2018 ai 5,4 miliardi del 2019.
E', dunque, in forte ascesa il mercato del debito di sostenibilità, quello cioè in cui si trattano strumenti finanziari di debito, come le obbligazioni, legati a obiettivi ESG (environmental, social, governance), quindi a investimenti responsabili e sostenibili sotto il profilo ambientale, sociale e dei modelli di governance aziendale. In questo universo i green bonds rappresentano, sempre a livello globale, l'80% delle nuove emissioni, mentre il 15% è dovuto a obbligazioni relative a progetti di sostenibilità in generale e il 5% ai temi sociali.
I dati emergono da un'analisi diffusa da Banca Imi, realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo a fine novembre 2019, che prende in considerazione le emissioni obbligazionarie conformi agli standard ICMA-International Capital Market Association.
Nove i green bonds emessi in Italia nel 2019, di cui quattro da emittenti "debuttanti" sotto questo profilo. Sempre lo scorso anno, inoltre, sono stati emessi circa 1,8 miliardi di euro di social e sustainability bond, incluso il sustainability bond da 750 milioni emesso a novembre 2019 da Intesa Sanpaolo e focalizzato sull’economia circolare. Sempre alla data della ricerca i green bond in essere ammontavano a 11,4 miliardi di euro, cui vanno aggiunti 2,8 miliardi di social e sustainability.
Le principali emittenti di green bonds, con il 64% del totale, sono state le utilities, cioè le aziende erogatrici di servizi pubblici (acqua, gas, energia ecc.), le assicurazioni al 14%, le aziende industriali al 13% e le banche al 9%. Le utilities sono saldamente in testa anche in termini di valore dei bond in essere alla data (circa 74% del totale), seguite dalle industrie (11%), banche (9%) e assicurazioni (7%).
Sotto il profilo del collocamento, nel 2019 l'interesse maggiore è stato dimostrato dai gestori patrimoniali, seguiti da fondi assicurativi e pensionistici e banche; mentre per quanto riguarda i Paesi, il contributo più alto è venuto dalla Francia (28%), seguita da Italia, Germania/Austria e UK/Irlanda.
Nel mercato primario, i dati rivelano che nel settore utilities i green bonds hanno avuto una performance migliore rispetto agli altri, sia in termini di eccedenza di richieste (oversubscritption) sia di compressione dello spread al momento dell'emissione. Conseguentemente, i green bond sono stati generalmente collocati con un rendimento inferiore (cosiddetto greenium, derivante da green e premium) rispetto ai non-green.
Sul mercato secondario i dati non mostrano particolari differenze tra bond green e non green della stessa emittente: le performance dopo l'emissione sono legate soprattutto a fattori specifici dell'azienda e in parte al più generale rischio-Paese dell'Italia.
Data ultimo aggiornamento 16 gennaio 2020 alle ore 16:29:00