Imprenditoria femminile: le protagoniste del premio “Women Value Company”
Intesa Sanpaolo assegna i riconoscimenti alle vincitrici del premio “Women Value Company 2024”, giunto all’ottava edizione come categoria speciale del Premio Marisa Bellisario, dedicato all’imprenditoria femminile e alle aziende che investono nella parità di genere e nel welfare aziendale.
Le vincitrici del premio nazionale Mela d’Oro Women Value Company Intesa Sanpaolo – scelte tra oltre 1.400 candidature pervenute da tutta Italia - sono state:
- Azzurra Morelli, CEO Pellemoda, azienda con sede ad Empoli, per la categoria “Medie Imprese”
- Stella Stefanelli, manager di Lab. Instruments Srl, azienda di Castellana Grotte (BA), per la categoria “Piccole Imprese”
A questi premi, si affiancano delle Menzioni Speciali a imprese che si sono distinte negli ambiti Made in Italy, Innovazione e Sociale: l’assegnazione avviene in occasione di tre incontri che si svolgono a Firenze (12 novembre), Milano (21 novembre) e Napoli (3 dicembre), per celebrare tutte le 100 aziende vincitrici nel proprio territorio. Le prime assegnazioni, più in dettaglio:
- Donne per il Made in Italy: ad Elisabetta Pieragostini, CEO dell’azienda Dami di Sant’Elpidio a Mare (FM); Veronica Varetta, Founder e CEO Firgun House (MI); Carmela Cammarano, Presidente di Agrimolina (Roccadaspide, Salerno),
- Donne per l’Innovazione: a Monica Caporaso, Co-fondatrice e Amministratore Anthropic di Firenze; Alessia Galbiati, Direttore Generale Lamp (LC)
- Donne per il Sociale: a Silvana Migoni, Presidente di Associazione Donne al traguardo (CA); Maria Cristina Rizzo, Presidente Fondazione Le Costantine (Uggiano la Chiesa, Lecce)
L’edizione 2024 di Women Value Company è inoltre connessa alle missioni del PNRR che, nell’ambito degli obiettivi di inclusione, destina risorse per favorire l’aumento della partecipazione delle donne al mondo del lavoro: Intesa Sanpaolo conferma il plafond di €1 miliardo per sostenere l’imprenditoria femminile e massimizzare il contributo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese.
Le 100 PMI vincitrici sono per il 25% Micro-imprese, 40% Piccole Imprese e per il 35% Medie Imprese, distribuite per il 37% nel Nord Italia, il 29% nel Centro e il 34% al Sud. Il 94% ha avviato iniziative volte a conciliare vita professionale e vita personale dei dipendenti (smart working, asili, flessibilità, mensa, permessi, agevolazioni trasporto). L’89% ha attivato iniziative volte ad incrementare il benessere dei dipendenti (premi, benefit, assistenza sanitaria, agevolazioni tempo libero e genitorialità). 37 PMI hanno già ottenuto o fatto domanda per ottenere la certificazione per la parità di genere.
L’VIII edizione del Premio conferma che investire sulle persone e il loro benessere, sul welfare e sulla formazione genera un contesto favorevole per la crescita dell’impresa e del business: il 93% ha stimato il fatturato in aumento o stabile (YoY); il 61% ha avviato e/o consolidato attività di export e internazionalizzazione; oltre la metà (59%) sono PMI costituite dal 2000 in poi (di cui 14 startup o neoimprese); manifatturiero, servizi, commercio, sanità e agricoltura i settori più rappresentati.
L’Italia segna un ritardo nella partecipazione femminile al mondo del lavoro: nel 2023 il nostro Paese si colloca al penultimo posto in Europa per tasso di attività femminile (57,7%, 13 punti in meno della media UE27), meglio solo della Romania. Si tratta di un patrimonio di competenze e capacità tutto da valorizzare, soprattutto in un contesto in cui molte imprese denunciano difficoltà nel trovare forza lavoro qualificata: tra i giovani (25-34 anni) la percentuale di laureati è nettamente superiore per le donne (37,1% vs 24,4% per i maschi) che, tuttavia, più frequentemente degli uomini, si trovano a svolgere lavori per cui sono sovraistruite (29,4% degli occupati donne vs. 25,4% per gli uomini).
Emergono tuttavia caratteristiche distintive del tessuto produttivo italiano che possono dare stimolo per recuperare questo divario: si osserva una maggior presenza femminile nel board delle imprese attive nei settori tipici del Made in Italy come il sistema moda o la filiera agro-alimentare, nei quali è risultato vincente saper coniugare gli aspetti dell’artigianalità, della qualità e della flessibilità. Il 47,4% delle Società Benefit - ovvero imprese che hanno integrato nel proprio oggetto sociale anche lo scopo di generare un impatto positivo per la società e l’ambiente - ha almeno una donna nel board, mentre nel resto del campione - confrontabile per settore e dimensione - la percentuale scende al 37,1%. Il ruolo delle donne è inoltre cresciuto nei processi di introduzione di innovazione: la percentuale di start-up innovative con prevalenza femminile è passata dal 13,5% nel 2017 al 15,1% nel 2024.
Data ultimo aggiornamento 3 dicembre 2024 alle ore 12:32:22