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Fiducia Italia: indagini ancora positive a novembre ma rischi verso il basso

Fiducia Italia: indagini ancora positive a novembre ma rischi verso il basso

In Italia la fiducia dei consumatori è calata per il secondo mese consecutivo a novembre mentre il morale delle imprese si è stabilizzato intorno ai livelli di ottobre.

La fiducia delle famiglie è scesa a 117,5 (meno delle attese di consenso ma in linea con le nostre previsioni) da 118,4 precedente e ancora vicina al massimo storico raggiunto a settembre. Tra le componenti dell’indagine la correzione più ampia riguarda le aspettative e la valutazione del clima economico. Sono invece calate per il quarto mese consecutive le preoccupazioni circa la disoccupazione a fronte però di un minore ottimismo relativo ai bilanci famigliari, probabilmente a causa del rincaro dei prezzi al consumo. Riteniamo che in questa fase i timori per l’inflazione abbiano sostituito quelli relativi alla disoccupazione come principale fattore d’incertezza per i consumatori.

Dopo il significativo rimbalzo registrato ad ottobre invece l’indice composito di fiducia delle imprese è rimasto sostanzialmente stabile a novembre: 115,0 da 115,1. Lo spaccato settoriale riporta un miglioramento del morale nella manifattura (116 da 115,1, contro attese di calo) che si porta sui massimi da oltre 20 anni e nel commercio (106,8 da 105,4) mentre corregge la fiducia nei servizi (111,3 da 112,1) e nelle costruzioni (157,9 da 159,2). Nonostante il calo di novembre le costruzioni rimangono il settore che continua a mostrare il maggior dinamismo.

Nel settore manifatturiero le indicazioni relative agli ordini (10,1 da 9,2) sono coerenti con condizioni di domanda ancora solide mentre sono migliorate, per il secondo mese consecutivo, le aspettative sulla produzione (19,8 da 16,8). Il dato è incoraggiante perché in Italia le strozzature all’offerta che stanno frenando l’attività a livello globale sembrano meno severe rispetto ad altri paesi (come la Germania) e stanno emergendo i primi, cauti e marginali, segnali di allentamento. In ogni caso non ci attendiamo un significativo ridimensionamento delle tensioni nel breve termine. Continuiamo quindi a credere che il manifatturiero non risulterà il settore trainante per la ripresa nel breve termine.

La correzione del morale registrata nei servizi , comunque ancora su livelli superiori alla media storica, è probabilmente fisiologica sull’onda della normalizzazione dell’attività e del progressivo venir meno della spinta offerta dalle riaperture estive e non risente ancora delle preoccupazioni per la risalita dei contagi (a livello settoriale infatti sono i settori meno esposti al rischio sanitario a registrare un minore ottimismo). I più recenti sviluppi sul fronte sanitario come la recrudescenza della pandemia, nuove restrizioni in alcuni paesi e il timore per nuove varianti potrebbero infatti emergere con più forza solo a partire dall’indagine di dicembre con una possibile, più marcata correzione, della fiducia nei settori più esposti al rischio sanitario (come turismo e commercio al dettaglio).

Dopo la robusta espansione di 2,6% t/t registrata durante il trimestre estivo prevediamo un rallentamento della crescita del PIL intorno a 0-0,5% t/t nel 4° trimestre. Con la risalita dei contagi e la crescita dei prezzi energetici i rischi appaiono rivolti prevalentemente verso il basso. Nell’economia italiana i settori più esposti al rischio sanitario (come il turismo) occupano un peso più rilevante rispetto ad altri paesi ma, al momento, la situazione (grazie al maggior tasso di popolazione vaccinata) appare più favorevole rispetto ad altre nazioni dell’Europa settentrionale. Inoltre, l’economia potrebbe risultare meno vulnerabile rispetto alle precedenti ondate grazie alla maggiore capacità di adattamento sviluppata dagli agenti economici. Escludendo il ritorno ad un pieno lockdown (ipotesi che non rientra nel nostro scenario centrale) una contrazione del PIL tra l’autunno e l’inverno appare improbabile mentre non si può escludere un rallentamento più marcato del previsto. Confermiamo comunque uno scenario favorevole per l’economia nel medio termine.

Commento a cura di Andrea Volpi, economista della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo

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