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Cala la produzione industriale a maggio, ma le previsioni restano al rialzo

Cala la produzione industriale a maggio, ma le previsioni annue restano al rialzo

La produzione industriale è calata a sorpresa a maggio, di -1,5% m/m. Si tratta di una correzione dopo il +1,5% m/m di aprile (rivisto al ribasso di tre decimi). In ogni caso, è la prima flessione su base congiunturale dopo 5 mesi ininterrotti di calo.

Nel mese, il calo è diffuso a tutti i raggruppamenti principali di industrie, con la sola eccezione dei beni di consumo durevoli (+0,8% m/m); la caduta è particolarmente marcata per la produzione di energia (-5,2% m/m).

La produzione manifatturiera ha registrato un calo limitato a -1,2% m/m, trascinata al ribasso in particolare dai mezzi di trasporto e dal tessile (-4,6% e -2,8% m/m, rispettivamente). Gli unici comparti in progresso su base congiunturale sono il farmaceutico (+2,4%m/m; si tratta però dell’unico settore manifatturiero in calo rispetto a maggio 2020) e la raffinazione (+1,1% m/m).

Nonostante la correzione di maggio, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è solo lievemente inferiore ai livelli pre-Covid (-0,8% rispetto a febbraio 2020). Inoltre, l’output è in rotta per un incremento nel secondo trimestre, sia pure meno marcato di quello di inizio anno (0,6% da 1,2% t/t).

Il dato di maggio conferma il sospetto che il balzo di aprile potesse essere dovuto a effetti di calendario. In ogni caso, pensiamo che la flessione di maggio della produzione industriale non sia un segnale particolarmente preoccupante in chiave prospettiva, per i seguenti motivi:

  • i dati di maggio sulla produzione sono stati negativi in tutti i principali Paesi europei (con la sola eccezione della Spagna): potrebbero avere pesato (oltre che un contributo mediamente negativo dell’energia) le difficoltà di approvigionamento e i rincari di alcune materie prime: se così fosse, il freno sarebbe temporaneo, ma potrebbe avere effetti per tutto il resto dell’anno; peraltro, in Italia vi è meno evidenza (rispetto ad esempio alla Germania) dell’impatto della carenza di materiali o attrezzature come fattore di limitazione della produzione;
  • il trend per l’industria è atteso rimanere espansivo anche nei prossimi mesi, come segnalato dalle indagini di fiducia tra le aziende del settore, ai massimi da oltre 20 anni (che pure, per il fattore ricordato sopra, potrebbero in questa fase sovrastimare l’entità della ripresa della produzione);
  • in ogni caso, pensiamo che la crescita del PIL già dal 2° trimestre dell’anno (e forse in misura ancora maggiore nel trimestre estivo) possa essere trainata non dall’industria ma dai servizi, visto che la riapertura dell’economia è stata più veloce del previsto (gli indici di mobilità verso esercizi commerciali e luoghi ricreativi sono tornati ai livelli toccati nell’ultimo anno e mezzo solo tra la seconda metà di agosto e la prima metà di settembre dello scorso anno).

Proprio in relazione alla ripartenza dei servizi, pensiamo che i rischi sulla nostra previsione di crescita dell’economia italiana quest’anno (4,6%) siano al momento orientati al rialzo.

 

Commento di Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

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