{"clientID":"8f0f2457-784e-48e4-98d6-0415047ebc97","signature":"1b7d588a5acbce37f866186501ec2d14f26b16f94bbb11b0017b314f918129da","encryption":"d00eb0e03501a6b3d0ffac2db4d56565","keyID":"494d1aae-e754-42bc-1137-9a9628244ec6","user":"C1AAFC8C323DFDA567B3CD7D0E48C3DD","clientIDSh":"9e04155b-dc20-4ad8-b40b-5d4c665631f2","signatureSh":"1b7d588a5acbce37f866186501ec2d14f26b16f94bbb11b0017b314f918129da","encryptionSh":"d00eb0e03501a6b3d0ffac2db4d56565","keyIDSh":"72a8b4f5-7fbb-427b-9006-4baf6afba018","userSh":"C1AAFC8C323DFDA567B3CD7D0E48C3DD"}

Italia: in calo la fiducia di famiglie e imprese a luglio

Italia: in calo la fiducia di famiglie e imprese a luglio

In Italia, la fiducia sia delle famiglie che delle imprese è scesa più del previsto a luglio, evidenziando crescenti rischi al ribasso per l’attività economica nel secondo semestre dell’anno.

Il morale dei consumatori è calato più delle attese, a 94,8 da 98,3 di giugno: dal 2014, solo nel maggio 2020 l'indice è stato su livelli più bassi. Tutte le principali componenti dell’indagine hanno mostrato un calo, in particolare il clima economico nazionale (piuttosto che la situazione personale delle famiglie) e le aspettative per il futuro (più che la situazione corrente). I timori per la disoccupazione sono aumentati moderatamente per il secondo mese, ai massimi dallo scorso marzo. La situazione finanziaria delle famiglie, sia attuale che attesa, è peggiorata, e le possibilità di risparmio sia corrente che futuro sono diminuite (queste ultime, ai minimi dal 2017). Le opportunità di acquisto di beni durevoli sono risalite a -78,2 da -87,3 di giugno (che rappresentava un minimo da maggio 2020). Infine, sia l'inflazione corrente che quella attesa sono aumentate (la prima ha raggiunto un nuovo record storico a 130,6 da un precedente 124,7, la seconda è rimbalzata a 63,2 dopo essere scesa a 54,3 a giugno).

Anche l'indice composito Istat del clima di fiducia delle imprese è diminuito a luglio, a 110,8 da un precedente 113,4 (che rappresentava un massimo nell’anno). Tuttavia, il dettaglio settoriale non è univocamente negativo: il morale è sceso nel manifatturiero e nei servizi, mentre è aumentato per il quarto mese di fila nel commercio al dettaglio, e ha raggiunto un nuovo massimo storico nelle costruzioni.

Nel settore manifatturiero, la fiducia delle imprese è scesa a 106,7 dopo il sorprendente aumento a 109,5 del mese precedente. Si tratta di un nuovo minimo da marzo dell'anno scorso. Il dettaglio dell’indagine non offre spunti incoraggianti: il saldo delle risposte sugli ordini correnti (in particolare dall'estero) è sceso in territorio negativo, e quello sulla produzione attuale è calato a zero, per la prima volta da maggio dello scorso anno, mentre le attese su ordinativi e output hanno mostrato un rallentamento rimanendo però in territorio positivo. Le prospettive sull'economia sono scese ai minimi da novembre 2020. Le attese sui prezzi di vendita sono diminuite moderatamente per il terzo mese, passando a 35,4 da 40,6 (rimanendo comunque su livelli molto elevati su base storica).

In sintesi: come ci aspettavamo, il rimbalzo della fiducia delle imprese manifatturiere visto a giugno si è rivelato di breve durata. In effetti, sia l’indagine sui consumatori che quella sulle aziende industriali non offrono spunti particolarmente rassicuranti: le famiglie continuano a essere colpite dalla compressione del loro potere d'acquisto, e le imprese manifatturiere iniziano a temere un possibile razionamento dell'energia. Una delle poche note positive è la tenuta del settore delle costruzioni nonostante l'aumento dei costi di produzione, sulla scia di una domanda ancora sostenuta (grazie anche al supporto degli incentivi fiscali, che però dovrebbero essere resi meno generosi dal prossimo anno).

A nostro avviso, il PIL italiano potrebbe aver sorpreso al rialzo nel 2° trimestre (il dato preliminare sarà comunicato dall'Istat dopodomani: ci aspettiamo una accelerazione ad almeno 0,4% t/t dopo lo 0,1% di inizio anno), ma i rischi sulla seconda metà dell'anno stanno aumentando. Poiché le minacce di scarsità di gas dovrebbero essere massime tra 4° trimestre 2022 e 1° trimestre 2023, aumentano i rischi di ribasso sulla nostra previsione di PIL per il prossimo anno (1,6%: tale stima fino al mese scorso era al di sotto del consenso, ma, visti gli sviluppi recenti, è diventata probabilmente ottimistica e perciò soggetta a rischi al ribasso, la cui entità dipenderà soprattutto dagli sviluppi su prezzi e disponibilità degli input energetici nei prossimi mesi).

Commento di Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

{"toolbar":[]}