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Italia: indici di fiducia in ripresa a novembre

Italia: indici di fiducia in ripresa a novembre

In Italia, la fiducia delle famiglie e delle imprese ha mostrato un recupero (più accentuato rispetto alle attese) a novembre.

Il morale dei consumatori è salito più del previsto, a 98,1 da 90,1 di ottobre (che rappresentava un minimo da maggio 2013). La ripresa è guidata dal clima economico nazionale (più che dalla situazione personale degli intervistati) e dalle aspettative per il futuro (salite ai massimi dallo scoppio della guerra in Ucraina, cioè dallo scorso febbraio), che recuperano assai più delle valutazioni sulle condizioni correnti. La situazione finanziaria delle famiglie, sia attuale che attesa, è migliorata, così come le possibilità sia correnti che attese di risparmio. Inoltre, forse più sorprendentemente, i timori di disoccupazione sono diminuiti in modo significativo, passando da 81,2 a 51,1 (il valore più basso dallo scorso febbraio). L'inflazione corrente ha raggiunto un nuovo record storico (a 139,3 dal precedente 138,7), ma l'inflazione attesa per i prossimi 12 mesi è crollata da 55,2 a 15,7, un nuovo minimo dall'agosto dello scorso anno.

Anche l'indice composito Istat del clima di fiducia delle imprese ha fatto segnare un recupero a novembre (dopo essere calato in ciascuno dei quattro mesi precedenti), portandosi a 106,4 da un precedente 104,7 (rivisto da 104,5). Il rimbalzo è diffuso a tutti i principali macrosettori con la sola eccezione delle costruzioni, dove il morale è sceso per il secondo mese a 151,9 da 157,5 precedente, rimanendo assai elevato in prospettiva storica ma mostrando ormai una chiara tendenza al ribasso dopo il picco toccato a 164,4 lo scorso luglio. Il recupero nel settore dei servizi è guidato dalle aspettative sugli ordini, e nel commercio al dettaglio dalle attese sulle vendite.

Anche nel settore manifatturiero la fiducia delle imprese ha mostrato un rimbalzo (superiore alle attese) dopo il calo dei quattro mesi precedenti, a 102,5 dopo il 100,7 (rivisto lievemente al rialzo) di ottobre. Il recupero è dovuto alle aspettative sugli ordini e sulla produzione (entrambi tornati a un saldo positivo dopo essere scesi in territorio negativo nei due mesi precedenti), mentre le valutazioni correnti su ordinativi e output sono entrambe peggiorate (ai minimi da un anno e mezzo). Le attese su economia e occupazione sono migliorate per il secondo mese di fila, dopo essere calate in misura significativa da luglio a settembre. Le aspettative sui prezzi di vendita sono diminuite moderatamente per il secondo mese, passando da 42,3 a 34,5 (il livello più basso dal settembre dello scorso anno). Le scorte di magazzino sono aumentate ulteriormente a 4,3, il valore più alto da agosto 2020.

In sintesi, le indagini di novembre, in Italia come in altri Paesi dell'Eurozona, hanno mostrato aspettative meno pessimistiche sull'economia e sull'inflazione, sia dal lato delle famiglie che da quello delle imprese. Ciò è dovuto principalmente al calo dei prezzi del gas registrato nelle ultime settimane rispetto ai picchi toccati lo scorso agosto, e ai minori rischi di razionamento "forzato" dei consumi energetici nei prossimi mesi.

Nel settore manifatturiero, il miglioramento è dovuto anche alle minori “strozzature” sulle catene del valore e sul sistema dei trasporti mondiale, che stanno riducendo i problemi di approvvigionamento delle imprese e favorendo la ricostituzione delle scorte di magazzino. Questo effetto tuttavia potrebbe essere transitorio, in quanto la debolezza della domanda, sia domestica che dall’estero, potrebbe diventare più rilevante dei limiti all'offerta nel frenare l’attività industriale nei mesi a venire.

In prospettiva, la recente evoluzione della crisi energetica e delle indagini di fiducia suggerisce minori rischi sull'attività economica nel breve termine (con orizzonte di 3-6 mesi): continuiamo a ritenere probabile una flessione del PIL tra fine 2022 e inizio 2023, ma la contrazione potrebbe essere più lieve di quanto previsto in precedenza. Tuttavia, i rischi potrebbero essere rimandati all'anno prossimo, quando la crisi energetica potrebbe mostrare una recrudescenza in relazione alla necessità di ricostituire gli stoccaggi di gas nei mesi centrali dell'anno. In ogni caso, vediamo ora meno rischi al ribasso sulla nostra previsione (già superiore al consenso) di crescita del PIL italiano dello 0,6% nel 2023. 

 

Commento a cura di Paolo Mameli, senior economist Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

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