Italia: crolla la fiducia, soprattutto tra le famiglie
In Italia, la fiducia sia dei consumatori che delle imprese è calata più del previsto a marzo, a causa degli effetti della crisi geopolitica internazionale e dell'impennata dei prezzi delle materie prime.
Il morale delle famiglie è crollato ad un nuovo minimo da gennaio 2021, a 100,8 da 112,4 precedente (è il terzo calo mensile di fila). La caduta è dovuta soprattutto al clima economico nazionale e alle aspettative per il futuro. Nelle valutazioni degli intervistati, la situazione economica attesa dell’Italia è scesa a -76,3 da 6,8 precedente: è il valore più basso dallo scoppio della pandemia (marzo 2020). Sono anche aumentati i timori per la disoccupazione, a 63,3 da 38,9 (un massimo da aprile dello scorso anno). In deciso deterioramento le possibilità future di risparmio e le opportunità di acquisto di beni durevoli. L'inflazione attesa dalle famiglie è salita ulteriormente, toccando un nuovo record storico assoluto (103,6 da un precedente 70,3).
La fiducia delle imprese ha retto meglio del morale delle famiglie, ma è scesa anch'essa, a 105,4 da 107,9 secondo l'indice composito Istat. Il calo è stato relativamente lieve nei servizi (a 99 da 100,4 precedente), grazie al miglioramento della situazione sanitaria. Viceversa, in controtendenza con gli altri comparti, ha continuato a migliorare la fiducia delle imprese nelle costruzioni, che passa a 160,1 da 159,7, raggiungendo un nuovo massimo storico.
Nel settore manifatturiero, la fiducia delle imprese è scesa per il quarto mese di fila, a 110,3 da 112,9 di febbraio. Gli ordini correnti dal mercato interno hanno mostrato un moderato rallentamento, ma le commesse dall’estero sono scese in territorio negativo (ai minimi da maggio dell'anno scorso), e soprattutto le aspettative sia sugli ordini che sulla produzione sono peggiorate notevolmente. Le attese sull'economia sono crollate a -34,4 da -3,3, un minimo da novembre del 2020. Anche le intenzioni di assunzione sono in frenata, ai minimi da giugno dello scorso anno (pur restando in territorio positivo). I prezzi di vendita attesi sono aumentati ulteriormente a 50,7 da 44,6, a nuovi massimi storici.
In sintesi, gli effetti della crisi geopolitica internazionale, soprattutto (ma non solo) attraverso il canale dei rincari delle materie prime, hanno cominciato a farsi sentire sugli indici di fiducia di marzo, dopo che per motivi di calendario non erano stati incorporati nelle indagini di febbraio. I dati indicano concordemente nuovi massimi per gli indici sui prezzi, un netto peggioramento delle prospettive per la crescita, e segnali di una nuova recrudescenza delle strozzature all’offerta nel manifatturiero. Questi effetti potrebbero non essere solo di breve termine. Le indagini confermano anche che, contrariamente a quanto avvenuto con la pandemia, il nuovo shock peserà più sull’industria che sui servizi; prosegue invece, almeno per ora, la fase di espansione per le costruzioni. In prospettiva, il nuovo shock mette a rischio la riaccelerazione dell’economia che ci aspettavamo dal trimestre primaverile (sulla scia dei miglioramenti sul fronte sanitario), dopo una sostanziale stagnazione a inizio anno.
Commento di Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo
Data ultimo aggiornamento 27 marzo 2022 alle ore 20:09:03