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Italia: PIL migliore del previsto a fine 2021

Italia: PIL migliore del previsto a fine 2021

Nel 4° trimestre 2021, il PIL italiano è cresciuto dello 0,6% t/t. Si tratta di un significativo rallentamento rispetto ai due trimestri precedenti (2,7% nei mesi primaverili, 2,6% in estate), ma il dato è lievemente più forte delle aspettative di consenso (e delle nostre attese). A fine anno, la variazione tendenziale (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente) è salita a 6,4%, dal 4% del 3° trimestre.

Soprattutto, per via di una revisione sui dati dei trimestri precedenti, l’anno 2021 ha fatto segnare un rimbalzo superiore alle attese, pari a 6,5% dopo il crollo vicino a -9% visto nel 2020.

A fine 2021, l’economia italiana resta inferiore di appena mezzo punto percentuale rispetto ai livelli pre-pandemici. Tra le quattro principali economie dell’eurozona, solo la Francia ha fatto meglio, sia nel confronto con i livelli di fine 2019 (+0,9%), sia nella crescita 2021 (7%).

L’Istat ha comunicato che l’incremento del PIL nel 4° trimestre è dovuto all’aumento del valore aggiunto sia nei servizi che nell’industria (a fronte di una diminuzione nell’agricoltura). Pensiamo che i servizi siano stati la ragione principale del rallentamento rispetto ai trimestri centrali dell'anno (mentre il contributo dell’industria dovrebbe essere risultato vicino a quello dei mesi precedenti).

Dal lato della domanda, il comunicato-stampa dell’Istat riporta che c’è stato un apporto positivo della domanda interna (al lordo delle scorte), mentre il commercio estero ha frenato il PIL. Ciò non è sorprendente, in quanto i dati mensili sul commercio di beni mostrano che le importazioni stanno aumentando a un ritmo più veloce delle esportazioni. In ogni caso, dal lato della domanda domestica, pensiamo che gli investimenti delle imprese possano essere cresciuti a un ritmo più sostenuto dei consumi delle famiglie (frenati dalla minore spesa per servizi aggregativi, nonché da un iniziale impatto dello shock energetico).

In sintesi, il dato è migliore delle nostre attese. Tuttavia, il trend nel corso del trimestre dovrebbe essere stato decrescente, con un'attività economica resiliente in ottobre e novembre, e in deciso rallentamento a dicembre. Questa tendenza sembra essersi intensificata a gennaio, quando la recrudescenza dell’ondata pandemica ha causato con ogni probabilità una contrazione dell'attività economica. Il calo degli indici di mobilità (in particolare verso gli esercizi commerciali e i luoghi ricreativi, attorno a -20% rispetto alla norma) segnala il rischio che il PIL nel 1° trimestre 2022 sia più debole che a fine 2021: per evitare questa eventualità, occorrerebbe un ampio rimbalzo in febbraio e marzo, uno scenario coerente solo con un rapido rientro dell’ondata pandemica. Inoltre, lo shock energetico non sembra aver dispiegato completamente i suoi effetti sulle decisioni di spesa di famiglie e imprese.

In prospettiva, ci aspettiamo che il PIL resti temporaneamente debole nel 1° trimestre, prima di riaccelerare su ritmi di poco superiori al punto percentuale su base congiunturale nei trimestri centrali dell'anno. Questo profilo è coerente con la nostra previsione di 4,3% sul PIL italiano nel 2022; rispetto a questa stima, oggi i rischi appaiono moderatamente al ribasso. In questo contesto, la rielezione del Presidente della Repubblica in carica Sergio Mattarella, e la conferma di Mario Draghi come Presidente del Consiglio, sono state accolte con favore dagli investitori, e dovrebbero garantire la stabilità politica sino alla fine della legislatura (primavera 2023).

Commento di Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

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