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Indici di fiducia: sale il morale di famiglie e consumatori

Indici di fiducia: sale il morale di famiglie e consumatori

A febbraio, secondo quanto comunicato dall’Istat, sia l'indice composito della fiducia delle imprese che il morale delle aziende manifatturiere sono rimasti invariati rispetto al mese precedente, mentre la fiducia dei consumatori, dopo il calo di gennaio, è rimbalzata al livello più alto dallo scoppio della guerra in Ucraina.

Il morale delle famiglie è salito più del previsto a 104 da 100,9 di gennaio, segnando il livello più alto dal febbraio dello scorso anno. L'aumento è guidato da un balzo del clima economico nazionale e delle aspettative per il futuro, mentre i progressi sono stati meno ampi per la situazione personale degli intervistati, e per le valutazioni sulla situazione corrente. Le attese sulla disoccupazione sono scese ai minimi da novembre 2021. Le possibilità future di risparmio hanno registrato un ampio recupero dopo il calo del mese precedente. L'inflazione percepita nell’ultimo anno ha rallentato in misura solo modesta rispetto al record storico di gennaio, ma l'inflazione attesa per i prossimi 12 mesi è scesa per il quinto mese consecutivo (per il terzo in territorio negativo), a -21,6, un minimo da settembre 2020.

La fiducia delle imprese manifatturiere è rimasta invariata a 102,8 a febbraio (si tratta del valore più alto dall'agosto dello scorso anno; il dato di gennaio è stato rivisto al rialzo di un decimo). Tuttavia, il dettaglio della survey appare più positivo rispetto all’indice sintetico, in quanto mostra un miglioramento sostanziale delle prospettive sia per gli ordini che per la produzione, nonché delle attese su economia e occupazione. Anche ordini e produzione correnti sono aumentati, sia pure solo moderatamente (e si registra un calo degli ordinativi dall’estero). A pesare sull’indice generale è stato soprattutto l’aumento delle scorte, che però potrebbe essere un ulteriore segnale di attenuazione delle difficoltà di approvvigionamento di materiali. I prezzi di vendita attesi hanno mostrato un rallentamento per il quarto mese consecutivo, a 18,3 da 23 di gennaio (il picco è stato toccato lo scorso settembre a 45,3).

Anche l'indicatore composito del clima di fiducia delle imprese (IESI) è rimasto stabile, a 109,1 (anche in questo si caso si tratta di un massimo dallo scorso agosto). Il morale è migliorato fortemente nel commercio al dettaglio (a 114,6 da 110,6), dove ha raggiunto un nuovo record da ottobre 2015, mentre è diminuito nelle costruzioni (a 157,2 da 158,8, su livelli ancora storicamente molto elevati) e nei servizi (103,3 da 104,2).

In sintesi, le indagini di febbraio hanno confermato il trend di recupero dai minimi toccati lo scorso autunno. La "normalizzazione" delle catene internazionali del valore, assieme alla stabilizzazione dei prezzi dell'energia, sta sostenendo il settore manifatturiero, pur in presenza di una domanda che mostra segnali di persistente debolezza (specie dall’estero), mentre commercio al dettaglio e servizi non sembra stiano risentendo particolarmente della perdita di potere d’acquisto dei consumatori. I maggiori rischi potrebbero venire dal settore immobiliare : la fiducia delle imprese nell’edilizia ha iniziato a calare in febbraio, ma solo nelle indagini del prossimo mese si dovrebbe vedere in pieno l'impatto (sul morale dei costruttori e forse anche sulla fiducia delle famiglie) del giro di vite sugli incentivi fiscali per le ristrutturazioni approvato dal governo lo scorso 17 febbraio; inoltre, nei prossimi mesi si potrebbe vedere l'impatto sul settore dell'aumento dei tassi di interesse e della restrizione delle condizioni finanziarie.

Nel frattempo, le aspettative sui prezzi sia delle famiglie che delle imprese si vanno gradualmente “normalizzando”, e le indicazioni sul mercato del lavoro si confermano solide. In breve, in Italia come altrove nell'Eurozona, il ciclo economico si sta dimostrando più resiliente del previsto e, almeno in questa fase, l'inflazione sta rallentando più rapidamente rispetto alle attese. Tutto ciò configura, per la prima volta dallo scoppio della guerra, rischi al rialzo sulla nostra previsione di crescita del PIL italiano quest’anno (0,6%), dopo che tale stima è stata costantemente e significativamente superiore al consenso negli ultimi 6 mesi. 

Commento di Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

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