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Il Mezzogiorno come hub europeo dell’idrogeno e ponte energetico

Il Mezzogiorno come hub europeo dell’idrogeno e ponte energetico

Il Mezzogiorno d’Italia rappresenta il principale serbatoio italiano di energie rinnovabili (oggi produce il 52,3% della quota nazionale di eolico, solare e bionergie) e diventerà presto uno dei principali hub europei dell’idrogeno, ideale frontiera di collegamento tra Europa e sud Mediterraneo nel processo di transizione energetica che porterà alla decarbonizzazione. A dirlo è Massimo Deandreis, direttore generale di SRM, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, durante il suo intervento a Napoli al seminario “Il Mezzogiorno nella sfida green per la sicurezza energetica”.

I futuri sistemi energetici, secondo Deandreis, dovranno essere basati su tre elementi fondanti: sostenibilità, sicurezza ed equità, paradigmi su cui saranno orientate le future scelte energetiche, economiche, sociali e geopolitiche. Le strategie da adottare per il nostro passaggio a un sistema energetico sostenibile dovranno, quindi, individuare un corretto bilanciamento e un equilibrato compromesso fra questi tre elementi.

L’Unione Europea sta compiendo grossi passi verso la sostenibilità, anche grazie alla pandemia che ha fatto esplodere la produzione delle rinnovabili negli ultimi due anni. Il mix di produzione di elettricità nella Ue, peraltro, è cambiato notevolmente nell’ultimo ventennio con la diminuzione dell’uso del carbone e del petrolio e con l’aumento dell’utilizzo del gas. L’Italia rappresenta, tra i principali Paesi europei, quello più dipendente dall’estero per guanto riguarda il fabbisogno energetico (77%), contro una media UE-28 pari al 58%, mentre la Francia è quella meno esposta fra i grandi (48%). La transizione energetica ci porterà, quindi, dal mix produttivo del passato (petrolio, carbone e gas) a quello del futuro (gas, idrogeno ed elettricità), considerando che l’efficienza energetica e i costi legati ad ogni commodity incidono sia sull’equità sia sulla sostenibilità ambientale.

L’Europa dovrà affidarsi alla cooperazione energetica fra le sponde nord, sud ed est del bacino mediterraneo, tre macrozone con caratteristiche socio-economiche ed energetiche molto differenti e che possono integrarsi molto bene fra di loro. Il nord Europa ha un alto livello di sviluppo ed elevato consumo e dipendenza energetica, Il sud Mediterraneo ha con rilevante disponibilità di riserve fossili ed energie rinnovabili con un livello di sviluppo e benessere sociale relativamente basso. La sponda est mediterranea, invece, ha una situazione socio economica intermedia fra nord e sud e una disponibilità di riserve fossili concentrate in alcuni Paesi e un buon potenziale delle rinnovabili.

I Paesi europei hanno già inserito l’idrogeno nella propria strategia di transizione energetica, che prevede l’installazione di almeno 6 GW di elettrolizzatori entro il 2024 e 40 GW nel 2030. La catena di valore dell’idrogeno può essere una prospettiva di business significativa per il Mediterraneo, grazie all’elevato potenziale delle rinnovabili. Il Nord Africa e il Medio Oriente sono le regioni a più alto potenziale per l’idrogeno, in particolare il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti.

Il Mezzogiorno d’Italia possiede un importante patrimonio di energie rinnovabili: ci sono aree con abbondanti risorse geotermiche (Campania e Sicilia) e sempre il Sud pesa per il 91% della produzione a terra di gas. Rafforzare la produzione di energia rinnovabile nel Mezzogiorno significa fare diventare il Sud Italia uno dei principali hub europei dell’idrogeno, ponte energetico del Mediterraneo grazie alla sua posizione geografica che la pone al centro del mare nostrum. Il Mezzogiorno, infatti, rappresenta l’ideale porta d’ingresso di nuovi flussi energetici provenienti dal Nord Africa verso l’Europa, con i suoi porti punto d’arrivo delle varie pipeline e vicini alle industrie energivore e alle raffinerie.

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