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Le sfide dell’agro-alimentare italiano: aumentano i costi, frena la domanda

Le sfide dell’agro-alimentare italiano: aumentano i costi, frena la domanda

Dopo lo scoppio della guerra Ucraina-Russia, lo scenario in cui si muoveranno le imprese agro-alimentari italiane si è fatto più complesso. L’impatto più evidente e immediato è sui prezzi degli input produttivi, in primis quelli energetici, a cui la filiera agro-alimentare risulta particolarmente esposta, sia direttamente sia indirettamente, attraverso i costi della logistica e l’acquisto di materiali energivori. Infatti, hanno registrato forti rincari anche molti altri prodotti fondamentali nella filiera, come i fertilizzanti, l’alluminio, il vetro, il packaging in legno o in cartone. Molte di queste commodities evidenziavano già degli elevati incrementi dei prezzi prima della guerra: spicca il balzo di quasi il 40% per l’alluminio e di oltre il 30% per i fertilizzanti registrato nei primi tre mesi del 2022. Da segnalare, poi, come Ucraina e Russia siano primari produttori mondiali di alcune commodities fondamentali per la filiera (olio di girasole, mais, grano ma anche componenti per mangimi e fertilizzanti), difficilmente sostituibili con altri fornitori.  

L’impatto dei rincari delle bollette energetiche peserà sui bilanci delle famiglie portando ad una minore dinamica attesa nei consumi, in particolare per quanto riguarda i paesi europei, e a maggiori difficoltà nel traslare a valle i rincari di costo. Tuttavia, per l’agro-alimentare italiano la domanda potrà giovarsi dell’effetto positivo della fase di riapertura post-pandemia: nel complesso dei principali sbocchi commerciali del Food Made in Italy le attese sui consumi rimangono orientate ampiamente in positivo, grazie alla riattivazione delle attività sociali e dei movimenti turistici.

Le imprese italiane del Food and Beverage possono contare su un’elevata competitività sui mercati internazionali, e da un ottimo posizionamento qualitativo: l’Italia nel 2020 si conferma il sesto esportatore mondiale di prodotti agro-alimentari, con una quota del 4%, ma sale in quarta posizione (con una quota del 5,3%) nella fascia alta di mercato.

L’attenzione per la qualità continuerà a sostenere il Food italiano sui mercati esteri: nel 2021 l’export agro-alimentare italiano ha superato i 50 miliardi di euro e l’avanzo commerciale, storicamente in deficit fino al 2019, si è consolidato nel 2021 con un surplus di oltre 3 miliardi di euro. Nei primi tre mesi del 2022, l’export di Alimentare, bevande e tabacco ha ulteriormente accelerato con una crescita tendenziale del 21,5%, solo in parte spiegata dall’incremento dei prezzi (+7,2% l’indice dei prezzi sui mercati esteri nello stesso periodo).

Nonostante le criticità dello scenario, le imprese agroalimentari italiane potranno conoscere una ulteriore espansione delle vendite all’estero, che potrebbero portare al superamento di 65 miliardi di export nell’orizzonte del 2025.

Per sostenere la crescita dell’agro-alimentare italiano, occorrerà puntare su un mix articolato di priorità: da una survey condotta da Intesa Sanpaolo presso la rete delle proprie filiali Agribusiness, la struttura della banca interamente dedicata alla filiera, spiccano ai primi posti tra gli interventi strategici per le imprese agroalimentari italiane l’intensificazione dei rapporti di filiera, il potenziamento delle esportazioni, gli investimenti in capitale umano, la necessità di un ricambio generazionale e gli investimenti in ottica green e digitale.

Gli investimenti in innovazione saranno fondamentali anche per fronteggiare i cambiamenti climatici e venire incontro alle esigenze dei consumatori che richiedono prodotti sempre più biologici e sostenibili.

Puntare sulla sostenibilità rappresenta, tra l'altro, un vantaggio: le aziende che hanno investito nel biologico hanno realizzato un maggior incremento di Ebitda (+29%) rispetto alle tradizionali (elaborazioni Intesa Sanpaolo Datamart).

Bisognerà poi continuare a percorrere la strada della digitalizzazione, sia nei processi produttivi (robotica, efficienza dei processi…) sia nel marketing digitale e nell’e-commerce.

Innovazione e digitalizzazione richiedono maggiori investimenti in capitale umano e un maggiore ricambio generazionale: in Italia solo l’8% circa delle aziende agro-alimentari ha un capo under 40 (contro il 16% della Francia e il 15% della Germania).

Il legame con il territorio resta fondamentale e verrà ancora più valorizzato nei rapporti di filiera: sempre secondo la survey condotta presso le filiali Agribusiness, il 34% delle imprese agro-alimentari stanno cercando nuovi fornitori per fronteggiare le criticità riscontrate, con buone opportunità per i fornitori italiani e/o europei rispetto a quelli più lontani.

Intervento di Stefania Trenti, Head of Industry Research della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, al Global Summit sulla Sostenibilità 2022

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