La Fed causerà una recessione?
Nonostante il chiaro rallentamento della crescita in atto da inizio 2022, l’economia USA è ancora in espansione, con inflazione elevata e mercato del lavoro sotto pressione. La Fed si è impegnata a riportare l’inflazione al 2%, attuando una riduzione della domanda attraverso una politica monetaria restrittiva duratura e rendendo sempre più probabile una recessione nel 2023.
L’esperienza storica mostra che i cicli di rialzo dei tassi attuati in fase di inflazione superiore al 4% e in aumento, e accompagnati da una ripresa della disoccupazione, si sono sempre conclusi con una recessione.
Le informazioni disponibili, ad avviso dei nostri analisti, indicano infatti che una recessione non è in atto, ma è probabile nel 2023.
La banca centrale ritiene che l’economia sia ancora in espansione, il mercato del lavoro sia sotto pressione e l’inflazione sia troppo elevata. Pertanto, la politica monetaria deve diventare restrittiva e restarlo per un “certo tempo”, indipendentemente dai costi sul fronte della crescita e del mercato del lavoro. Come ha detto Powell, un periodo prolungato di crescita sotto il trend e un indebolimento del mercato del lavoro sono gli inevitabili “costi dolorosi” della disinflazione.
Previsioni per i tassi: ancora rialzi rapidi e stabilità per gran parte del 2023. Manteniamo l’aspettativa di un intervento di 50pb a novembre, seguito da due rialzi da 25pb a dicembre e gennaio, con i Fed Funds attesi a 4,25% a fine 2022 e un punto di arrivo a 4,5% a inizio 2023. La svolta verso il basso, a nostro avviso, potrebbe avvenire nel 2024.
L’assenza di squilibri finanziari e i bilanci in ordine di famiglie e imprese fanno prevedere che la recessione attesa per il 2023 possa essere relativamente poco profonda e meno violenta rispetto alle tre precedenti recessioni. È improbabile che questa volta sia diverso.
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Data ultimo aggiornamento 7 settembre 2022 alle ore 11:37:27