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SRM: PANDEMIA E GUERRA NON FERMANO IL COMMERCIO INTERNAZIONALE VIA MARE

SRM: PANDEMIA E GUERRA NON FERMANO IL COMMERCIO INTERNAZIONALE VIA MARE

Pandemia e guerra non fermano il commercio internazionale via mare a livello mondiale, che continuerà a crescere dell’1,1% anche nel 2022 a 12,2 miliardi di tonnellate per poi aumentare del 2,3 nel 2023. È quanto emerge nel rapporto 2022 “Italian Maritime Economy” presentato da SRM, centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo. Guerra e pandemia hanno avuto però l’effetto sulle supply chain modificandole o accorciandole, la globalizzazione poa è in fase recessiva.

Il conflitto mette in evidenza gli attriti fra paesi e acuisce la tendenza al nearshoring/friendshoring (rientro delle produzioni in paesi amici). Recenti ricerche segnalano che il 60% delle aziende europee e statunitensi prevede nei prossimi tre anni di far rientrare parte delle proprie produzioni asiatiche in Europa e negli Usa.

La guerra, imponendo sanzioni alla Russia e limitando i traffici dall’Ucraina, aumenta la spinta inflazionistica e il prezzo delle materie prime è in aumento. L’aspetto più evidente del conflitto, difatti, riguarda l’impennata dei costi dell’energia.

Per quanto riguarda il Mediterraneo, ci sarà un riposizionamento delle navi su rotte diverse da quelle del Mar Nero; le principali compagnie hanno deciso di saltare il porto di Odessa, principale scalo ucraino insieme allo scalo di Mariupol.

Nel Mediterraneo si gioca la partita del futuro: il bacino, pur coprendo solo l'1 per cento dei mari del mondo, rappresenta il 20% del traffico marittimo mondiale, è attraversato dal 27% delle linee di transito container e il 30% dei flussi di petrolio e gas nord-sud ed est-ovest (compresi gli oleodotti). Concentra intorno le sue coste l’attività di 18 porti la cui singola attività supera 1 milione di TEU.

Dal punto di vista energetico, pandemia e guerra forniscono un’ulteriore spinta alla sostenibilità. Mancando taluni flussi energetici, si cercano vie alternative. I grandi paesi del mondo stanno modificando le loro strategie passando da una leadership tecnologica ad una leadership green: la pandemia prima e il conflitto poi impongono una trasformazione radicale nella fruizione dei servizi energetici e dei trasporti. Il segmento energy (petrolio, gas e chimici) via mare copre il 32% del totale movimentato via mare. La consistente domanda globale di prodotti energetici spinge su infrastrutture di nuova tipologia e più sostenibili.

Per quanto riguarda l’Italia, il valore della blue economy nel nostro Paese è stato pari nel 2020 a €52 miliardi, una volta e mezzo quello dell’agricoltura e quasi l’80% del valore aggiunto dell’edilizia, con una base imprenditoriale di quasi 225 mila aziende e una occupazione di 921 mila addetti. Con riferimento al solo trasporto marittimo, il nostro Paese produce il 16% del totale valore aggiunto del settore della UE, al secondo posto dopo la Germania. A giugno 2022, l’import-export via mare dell’Italia ha sfiorato €184 miliardi con un aumento del 42% su base annua.

I recenti numeri del primo semestre 2022 confermano la ripresa dei porti italiani che continuano a registrare performance positive nonostante il contesto critico (5,1% sul 2021). I nostri porti “non si fermano”, continuando a sostenere le esigenze del territorio, delle sue imprese e dei suoi consumi. In questo contesto, sono i porti del Mezzogiorno a rappresentare in modo particolare una leva strategica per la crescita del territorio.  Con un contributo al traffico merci del 45% anche a giugno 2022, il Mezzogiorno esprime in tutti i comparti del marittimo valori di peso percentuale molto superiori a quelli di PIL (22%), di numero di imprese e di addetti.  Il traffico via mare nel Mezzogiorno ha più valore per il territorio: l’import-export via mare su totale del traffico è pari al 64% conto una quota del 36% dell’Italia.

L’import-export via mare del Mezzogiorno al I° semestre 2022, ha già superato i €41 miliardi con un balzo del 53% sull’anno precedente; si tratta di una performance anche superiore all’Italia (42%).

I recentissimi dati del primo semestre 2022, segnano poi “una rivincita degli scali meridionali” sempre presenti tra i primi posti in classifica nelle diverse tipologie merceologiche. Il peso dei porti del Mezzogiorno gioca un ruolo chiave sul comparto “Energy” (petrolio greggio e raffinato) rappresentando il 47% dei rifornimenti e delle esportazioni petrolifere via mare del Paese ed essendo il terminale di importanti pipeline dal Nord Africa e dall’Asia. 

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