I consumi culturali degli italiani ai tempi di Covid-19
Il lavoro d’indagine, condotto da Ipsos, che ha raccolto dal 6 al 21 ottobre i dati da 1.000 persone a livello nazionale e le impressioni qualitative di una community online di tre giorni, offre un quadro significativo della fruizione culturale degli italiani e dei recenti mutamenti. In particolare si possono delineare alcune linee prevalenti:
- La cultura ha un ruolo importante nella vita delle persone perché assolve a bisogni di crescita individuale, di svago, curiosità e condivisione, e l’esperienza dal vivo rimane la modalità preferita per fruire di un evento perché offre un’esperienza completa;
- Il lockdown ha portato un iniziale disorientamento tra i cittadini, ma ha poi stimolato e imposto nuove strategie, quasi sempre di successo, per sopperire alla mancanza della fruizione dal vivo;
- Il digitale è stata la grande novità degli ultimi mesi d’emergenza, ha giocato un ruolo chiave nel lockdown perché ha colmato un vuoto e ha allargato la platea consentendo l’avvicinamento al mondo della cultura di nuovi fruitori, meno esperti, ma entusiasti;
- Sono persone interessate ai contenuti, che hanno una concezione della cultura più “orizzontale” e “democratica”, con un livello di istruzione più basso e meno abbienti (grazie alla fruizione da remoto hanno potuto superare la barriera del prezzo che li ostacolava). Il digitale, dunque, ha reso più accessibile la fruizione della cultura a un target che ha voglia di scoprire le novità e di condividerle in famiglia;
- Quando l’emergenza sanitaria finirà, si tornerà a prediligere una fruizione dal vivo, ma sarà necessario un ripensamento per andare incontro ad alcuni cambiamenti, dove esperienza dal vivo e da remoto dovranno integrarsi sempre di più. E il digitale può essere l’elemento decisivo di integrazione della fruizione in presenza, valorizzando il prima, il durante e il dopo dell’evento dal vivo.
Dalla ricerca, quindi, si possono trarre alcune conclusioni, con indicazioni per il futuro della proposta e della gestione della cultura nel nostro Paese, alla luce dei cambiamenti indotti dalla pandemia.
Il pubblico tradizionale, degli appassionati, privilegia la fruizione dal vivo perché coinvolge, crea una comunità tra visitatori e ascoltatori mentre ritiene l’opzione digitale meno coinvolgente perché giudicata fredda. Il nuovo pubblico, i neofiti, soprattutto giovani, più sensibili al digitale, apprezzano la fruizione da remoto perché è più informale, lontana dalle liturgie, è autentica, si può realizzare “dal divano”, si può condividere con i famigliari. La fruizione da remoto quindi ha una valenza intergenerazionale, apre a nuovi consumatori che non hanno regolare accesso alla cultura per motivi economici o di tempo o di distanza dai luoghi di produzione culturale o ancora di preparazione (si partecipa “senza disagio”) ed è quindi inclusiva.
L’esperienza di quest’anno lascerà un quadro dei consumi culturali modificato. Non si tornerà indietro, come se non fosse successo nulla. Tornerà la fruizione dal vivo ma resterà quella digitale come fattore complementare dell’esperienza dal vivo.
Nel ‘new normal’, quando ci sarà, si dovrà trovare una sintesi tra le due opzioni, una convivenza dove il digitale sarà elemento di integrazione prima, durante e dopo l’esperienza dal vivo, con anticipazioni, interviste agli artisti, possibilità di creare diverse community in base ai soggetti trattati. E’ una metamorfosi in divenire verso un concetto di multicanalità, come per i servizi bancari, che dimostra come il digitale stia entrando nella vita di tutti.
La ricerca è il contributo che Intesa Sanpaolo ha voluto dare alla comprensione dell’atteggiamento del pubblico verso nuove modalità di fruizione culturale. Per noi la cultura e l’arte sono un motore del benessere delle persone, da coltivare, da alimentare come presupposto di sviluppo economico e di crescita civile.
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Data ultimo aggiornamento 26 aprile 2021 alle ore 12:02:37