13° Rapporto Economia e finanza dei distretti industriali
Milano, 22 aprile 2021 - E’ stata presentata oggi la tredicesima edizione del Rapporto annuale che la Direzione Studi e Ricerche della Banca dedica all’evoluzione delle imprese distrettuali.
Il Rapporto si pone l’obiettivo di fornire un quadro aggiornato dello stato di salute dei distretti industriali, rappresentando:
- le criticità che li hanno colpiti (crollo dei fatturati, perdite di esercizio, tensioni finanziarie lungo le filiere);
- i fattori di resilienza da cui ripartire, con un focus sulle filiere;
- le priorità da affrontare per vincere la sfida del rilancio con più investimenti, soprattutto in digitale, tecnologia, innovazione, green e capitale umano.
Le attese per il 2021
Dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, è atteso un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dei ricavi dell’11,8% nel 2021. Il recupero sarà parziale e lascerà il fatturato complessivo dell’aggregato distrettuale del 3% circa inferiore al livello del 2019. Pesano le difficoltà del Sistema moda e, più in generale, una prima parte dell’anno ancora penalizzata dalla pandemia. La reazione è significativa considerando che lo scorso anno il 25,2% delle imprese aveva avuto una marginalità negativa; circa la metà di queste imprese ha potuto contare sulla liquidità interna per appianare le perdite; le restanti hanno potuto attivare moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati.
Da dove parte il rilancio? La forza delle filiere
Più elementi ci spingono a pensare che le filiere distrettuali possano continuare a rappresentare un tratto imprescindibile del tessuto produttivo italiano. E’ qui che, in presenza di know-how e competenze diffuse, il “gioco” virtuoso di concorrenza e cooperazione continua tra attori della filiera e ha consentito a molti distretti di competere con successo all’estero o di collocarsi stabilmente nelle catene globali del valore. Dalla network analysis emergono segnali di una struttura gerarchica delle imprese del network, con la presenza di capofila. Spiccano anche relazioni tra imprese di pari dimensioni, a conferma dell’elevato spirito di collaborazione all’interno delle filiere distrettuali.
Le imprese distrettuali del Sistema moda sono ben inserite nelle filiere del lusso: rappresentano il 65% di addetti e fatturato. Al contempo, la filiera del lusso ha un peso rilevante per i distretti: coinvolge il 42% dei loro addetti e attiva il 51% del loro fatturato. Alcuni distretti della filiera della pelle sono divenuti la piattaforma produttiva del segmento del lusso, a servizio delle case di moda. E’ questo il caso della Pelletteria e calzature di Firenze e delle Calzature della Riviera del Brenta.
Nei distretti vi sono vantaggi di costo: l’abbondante offerta presente al loro interno si traduce in un grado di dipendenza contenuto da fornitori e costi di approvvigionamento. Non a caso nei distretti il 47% dei nuovi fornitori attivati durante la pandemia sono locali (entro i 50 Km) e hanno spesso sostituito forniture strategiche di prossimità. L’effetto netto è stato un lieve allungamento delle distanze di approvvigionamento (+3,1 Km), che tuttavia sono significativamente inferiori rispetto a quelle osservate nelle aree non distrettuali (116 Km vs 157).
Le priorità
I prossimi anni saranno decisivi per il rilancio dell’economia italiana. Sarà fondamentale impiegare bene le risorse provenienti da Next Generation EU e far ripartire gli investimenti in macchinari 4.0, digitale, green, capitale umano. Le PMI distrettuali possono vincere queste sfide.
Sul fronte del digitale, nei distretti già prima della pandemia era in crescita l’incidenza di ICT e R&S sul totale degli acquisti di beni e servizi, salita nel 2019 al 4,1% (dal 3,7% del 2016), grazie al traino della Meccanica (7,1% vs. 5,7% delle aree non distrettuali). I processi di digitalizzazione hanno subito un’accelerazione nel 2020, soprattutto nel lavoro a distanza e nei distretti. Restano però ritardi soprattutto tra le imprese più piccole.
Anche la tematica ambientale ha assunto un ruolo sempre più rilevante negli ultimi anni. Nei distretti l’incidenza di imprese con impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile e beneficiari degli incentivi del GSE è pari al 25,2% tra le aziende di grandi dimensioni, contro il 20,3% delle medie, il 13% delle piccole e il 6,4% delle micro. La crescita degli investimenti green si è accompagnata a un progressivo sviluppo tecnologico: tra le imprese distrettuali la quota di brevetti green sul totale è salita al 6,3% negli anni più recenti (2014-2018), un valore più che doppio rispetto ai primi anni Duemila.
Un sistema innovativo ed educativo vicino alle imprese: i Competence Center e gli ITS
Formazione e trasferimento tecnologico sono le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nel digitale e nel green. Competence Center (CC) e Istituti Tecnici Superiori (ITS) possono rappresentare la via italiana per sviluppare un sistema innovativo ed educativo che risponda alla domanda di tecnologia e di capitale umano da parte delle imprese italiane.
In questo Rapporto si descrivono i primi anni di attività degli otto CC italiani: Bi-Rex, SMACT, CIM 4.0, Artes 4.0, Start 4.0, MADE, MedITech, Cyber 4.0. La vocazione tecnologica di ognuno di loro è legata alle specificità dei territori in cui sono inseriti, essendo consorzi composti da enti di ricerca già attivi localmente. Gran parte delle energie si sono finora concentrate su formazione e bandi di ricerca che hanno coinvolto anche PMI distrettuali e avviato gruppi misti di lavoro con ricercatori universitari. In alcuni casi sono state attivate linee pilota, esempi di fabbriche dove le nuove tecnologie 4.0 sono integrate con quelle tradizionali, in un ambiente digitalmente interconnesso.
Un focus è infine dedicato agli ITS: nati nel 2010 con l’obiettivo di colmare il mismatch tra offerta di lavoro dei giovani e difficoltà delle imprese nel trovare candidati con competenze adeguate, sono un modello formativo terziario professionalizzante di eccellenza, con una buona diffusione nei distretti. Dal 2010 al 2020 sono stati attivati in Italia 1.631 percorsi ITS che hanno coinvolto complessivamente 41.086 studenti. I risultati finora conseguiti sono brillanti: nelle aree ad alta intensità distrettuale l’84,1% dei diplomati è occupato a 12 mesi dal diploma e il 94,4% di questi utilizzano in azienda le competenze acquisite. Tuttavia, è ancora lunga la strada da percorrere, soprattutto per aumentare il numero dei diplomati.
Data ultimo aggiornamento 29 novembre 2021 alle ore 16:42:25