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14° Rapporto Economia e finanza dei distretti industriali

industria lavoro

Milano, 23 giugno 2022 - E’ stata presentata oggi la quattordicesima edizione del Rapporto annuale che la Direzione Studi e Ricerche della Banca dedica all’evoluzione delle imprese distrettuali
Il Rapporto descrive gli impatti della crisi del 2020 e il forte rimbalzo del 2021, si concentra sulle reazioni delle imprese distrettuali alla crisi pandemica e si sofferma sulle priorità da affrontare, anche alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina.

L’impatto della pandemia e del conflitto in Ucraina

Il fatturato delle imprese manifatturiere distrettuali, dopo un calo pari al 14,5% nel 2020 (a prezzi correnti e in valori mediani), secondo le nostre stime nel 2021 ha registrato un rimbalzo del +25,2%, il 4,3% in più rispetto al 2019. Un contributo importante è venuto dalle esportazioni che nel 2021 hanno sfiorato i 133 miliardi di euro, toccando un nuovo record storico. Solo il sistema moda non ha pienamente recuperato quanto perso nel corso del 2020.

L’invasione russa dell’Ucraina ha profondamente modificato lo scenario macroeconomico. Le imprese si trovano a operare con prezzi delle commodity volatili ed elevati che possono mettere in pericolo i loro equilibri economico-finanziari. E’ poi venuto meno, almeno momentaneamente, un mercato, quello russo e ucraino, che per i distretti nel 2021 valeva 3,2 miliardi di euro, il 2,4% del totale.

Il conflitto in Ucraina rende ancora più urgenti i temi dell’ambiente e della tecnologia che possono favorire il risparmio di materie prime, l’efficientamento dei processi e la diversificazione dei mercati. Al contempo, se i problemi di approvvigionamento innestati dalla pandemia e poi amplificati dall’invasione russa porteranno a una regionalizzazione su base continentale delle catene globali del valore, si potranno aprire opportunità per i distretti italiani grazie alla presenza di filiere strutturate e di un buon nucleo di imprese resilienti.

I punti di forza dei distretti

Le evidenze emerse nel Rapporto confermano la centralità delle filiere produttive come fattore di competitività nei prossimi anni. Nei distretti la distanza media degli approvvigionamenti è molto contenuta: nel 2021 è stata pari a 116 chilometri, 24 in meno rispetto alle aree non distrettuali. E’ poi più elevato il numero medio di fornitori per azienda (29 vs 25).

La capacità di presidiare i mercati esteri è un altro punto di forza dei distretti che storicamente presentano una maggiore internazionalizzazione, misurata dal numero di partecipate estere (29 ogni 100 imprese vs le 19 delle aree non distrettuali) e dalla quota di imprese che esportano (62,1% vs 52,2%). I distretti sono ben posizionati anche in termini di capacità brevettuale, con 70,7 brevetti ogni 100 imprese; le aree non distrettuali si fermano a 51,5.

Le aree di miglioramento: investimenti e nuove energie

I punti di forza dei distretti rappresentano risorse cruciali, ma non sufficienti per affrontare il difficile contesto economico che si sta delineando. Le filiere distrettuali potranno continuare a rappresentare un fattore di competitività solo se gli attori che le compongono sapranno rinnovarsi e rafforzare le loro relazioni strategiche, attraverso un’accelerazione degli investimenti in innovazione e tecnologia anche green, un consolidamento dimensionale e la formazione e l’inserimento in azienda di nuove competenze.

Dallo studio di alcuni settori del Nord-Est ad alta vocazione distrettuale, come l’agro-alimentare, il legno-arredo e la meccanica, emerge un quadro caratterizzato da un’accelerazione nell’adozione di tecnologie Industry 4.0 a partire dal 2017. Tuttavia, i dati mostrano come il fenomeno abbia sinora riguardato in larga parte aziende medio-grandi (tre su quattro hanno adottato tecnologie 4.0 vs poco più di una su cinque tra le micro).

Anche sul fronte ambientale si può fare di più: in un settore come il legno-arredo ad alta intensità distrettuale, nell’ultimo triennio poco meno di un’impresa su tre ha acquistato macchinari efficienti che riducono il consumo energetico. Si scende addirittura sotto il 6% quando si considera la quota di imprese che ha realizzato investimenti in impianti per la produzione di energia da rinnovabili o di cogenerazione e/o recupero di calore.

Un’altra area di miglioramento riguarda la governance. Nel biennio 2020-2021 il processo di rinnovamento generazionale sembra aver subito una frenata: la quota di imprese distrettuali che hanno apportato modifiche al proprio board è, infatti, scesa al 13,2% nel 2020 e al 12,2% nel 2021, dopo che tra il 2016 e il 2019 era stata sempre abbondantemente sopra al 14%.

Quali opportunità dal PNRR?

Il PNRR rappresenta un’opportunità unica per il sistema economico italiano che può trovare un adeguato sostegno per rilanciare la sua propensione a investire, in tecnologia per migliorare i processi produttivi e la fase commerciale, nelle persone e nelle competenze, nella ricerca di nuove soluzioni, nell’economia circolare, nelle fonti rinnovabili.

Il PNRR dedica molta attenzione al rapporto tra scuola e imprese, al rilancio della ricerca di base e applicata in sinergia tra università e imprese, al sostegno dei processi di trasferimento tecnologico, alla valorizzazione del capitale umano, anche attraverso lo sviluppo degli ITS. E’ ancora alto il potenziale inespresso degli ITS: nel 2019 hanno ottenuto il diploma 3.761 studenti, contro i circa 486 mila diplomati nella scuola secondaria di secondo grado. Gli interventi previsti nel PNRR si pongono l’obiettivo di raddoppiare iscritti e corsi frequentati entro il 2030.

A favore della sostenibilità e del green, c’è la promozione delle comunità energetiche che sono coalizioni di utenti (cittadini, imprese, enti locali, ecc.), che aderiscono volontariamente a contratti di collaborazione per la produzione, il consumo e la gestione dell’energia attraverso impianti energetici locali alimentati da fonti rinnovabili, con la possibilità di utilizzo della rete di distribuzione nazionale per la condivisione dell’energia prodotta in eccesso. Si tratta di un fenomeno molto recente e ad alto potenziale soprattutto nei distretti industriali, visti gli elevati livelli di condivisione dell’energia prodotta che si possono raggiungere.

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