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Economia

Il punto di Mario Sechi sulla transizione energetica

energia alternativa
energia alternativa

Immaginare il futuro dell’energia non è semplice, né scontato, ma è quello che prova a fare il giornalista Mario Sechi, direttore di We, World Energy, il magazine edito da Eni, attraverso la storia della sua rivista. Nel suo articolo scritto per Linkiesta magazine - Turning Points in collaborazione con il New York Times, Mario Sechi ragiona su questo tema grazie a una posizione privilegiata per descrivere e interpretare cosa accade nel settore: Eni è un’azienda al centro dei grandi cambiamenti che abbiamo di fronte, rappresenta quindi un ottimo punto di partenza per guardare al futuro.

World Energy: il magazine di Eni

L’occasione che coglie Sechi è un grande traguardo raggiunto dal suo giornale, arrivato a cinquanta numeri. È la mezza età raggiunta, quella in cui si comincia a capire, fare bilanci e immaginare rilanci. Per World Energy questo è un bel momento perché cade in una fase importante, nel pieno della transizione energetica. L’autore difende il lavoro della sua rivista, soprattutto perché, scrive, è stata un pioniere sui temi che oggi sono il primo punto dell’agenda globale.
Enrico Fermi diceva che a volte «è meglio arrivare secondi», perché se arrivi primo rischi l’incomprensione. Questo è certamente vero, ragiona Sechi, ed è capitato anche alla sua rivista, ma la sua storia è in controtendenza con l’affermazione del fisico italiano: Oil, il vecchio nome della rivista, è stato l’esploratore in un mondo in cui in lontananza si vedevano i bagliori di un altro scenario, We, come è stato ribattezzato il magazine 5 anni fa, ne ha anticipato i temi e sottolineato l’urgenza. 

 

La rivoluzione energetica sarà il new normal

La rivoluzione energetica sarà il new normal

121:00

La strada verso le energie rinnovabili

Sechi ragiona sull’ultimo periodo, quello che ha portato una rivoluzione che in pochi si aspettavano: il passaggio da uno scenario dominato dagli idrocarburi a un panorama dove il mix energetico è una realtà irreversibile, dove le fonti finite sono affiancate dalle rinnovabili.
Dall’inizio degli anni Duemila, quando questa rivoluzione cominciava, e oggi, il mondo è cambiato: a metà del 2008 il greggio toccò quota 165 dollari, sembrava una corsa inarrestabile; la pandemia lo ha fatto precipitare a meno di 17 dollari, oggi siamo sopra quota 80 dollari e il futuro lo scopriremo solo vivendo.
In mezzo, il mondo ha assistito a crisi finanziarie che hanno indebolito l’economia europea, alle primavere arabe e all’elezione prima di Barack Obama poi di Donald Trump in un’America che diventa dopo tanto tempo indipendente dal punto di vista energetico.
Le decisioni dei governi oggi (anche quelle sbagliate, che esistono e vanno corrette) sono influenzate da una “coscienza verde” che è diffusa nell’opinione pubblica, smuove il consenso, cambia gli stili di consumo, apre opportunità, ma per essere efficace ha bisogno di scienza, proiezioni di dati affidabili, ricerca applicata, sapere plurale e pensiero liberale, pragmatismo, prudenza, saggezza, rispetto delle opinioni e nessun dogma.
Non tutto quello che accade oggi è ispirato a questi elementi, ritiene Sechi, che giudica la fase attuale come ancora piena di “buchi neri”. Come scriveva Antonio Gramsci: «La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati».
Il boom demografico continuerà, abbiamo bisogno di energia efficiente, pulita e a prezzi stabili per continuare la nostra avventura sulla Terra, il nostro stile di vita può migliorare tantissimo ma le nostre scelte devono essere equilibrate. Insomma, il mix energetico tra diverse fonti, scrive Sechi, è buono, sicuro, necessario. Ogni deviazione da questa mappa conduce verso luoghi incogniti.

La rivoluzione energetica definisce il new normal

Quello che occorre in questi tempi è la consapevolezza che “la crisi” si supera facendo nascere il nuovo, perché stare nel mezzo, in un indefinito “domani energetico” che non si realizza è un rischio alto. Decarbonizzare non è sinonimo di decrescita, è un’altra via di sviluppo che ha sempre il fine di creare benessere e pace per tutti.
Le copertine prima di Oil e poi di We sono un’ottima “guida evolutiva”: dai primi numeri in cui il racconto era focalizzato sull’industria del petrolio, dalle illustrazioni con i barili, le immagini delle pumpjack, degli oleodotti, delle raffinerie, delle petroliere e delle gasiere, siamo passati gradualmente al racconto della trasformazione, a una visione che si è allargata, moltiplicata, colorata. Il cambio di scena era quello del mondo reale, guidano sempre i fatti.
Pionieristico e grande, riconosce Sechi, è stato il lavoro dei suoi due predecessori: Lucia Annunziata che varò lo scafo – che apparve subito come «uno yacht da corsa» (come scriveva Hemingway in “Fiesta”) – e di Gianni Di Giovanni che lo condusse in alto mare con mani esperte.
Dare un nuovo nome alla testata – da Oil a We - World Energy – era una conseguenza logica, il testo era nel contesto. Il cambio è stato pensato nell’ottobre del 2017 con l’arrivo di Mario Sechi alla direzione della rivista: cinque anni fa l’industria stava tracciando la nuova rotta rapidamente, il consumo energetico aveva già strambato sull’Asia, la strategia non era più da tempo quella conservativa, stava accelerando la diversificazione delle fonti, la fase storica del carbone in Occidente marciava verso i titoli di coda, il gas era destinato a divenire l’elemento chiave della transizione, il dibattito sul cambiamento climatico prendeva corpo, sostanza, intensità, diventava fatto di governo e non più solo un prezioso dibattito culturale. 

La fiducia riposta nella fusione a confinamento magnetico

Non solo, alcune nuove scoperte fanno ben sperare per il futuro. Il massimo esempio è la fusione a confinamento magnetico – sperimentata con successo proprio da Eni qualche settimana fa, un processo simile a quello che avviene nel cuore delle stelle – è destinata a cambiare lo scenario energetico, la road map prevede un impianto sperimentale (Sparc) nel 2025 e un impianto dimostrativo (Arc) collegato alla rete elettrica nel prossimo decennio. Zero emissioni, costi ridotti, fonte inesauribile. Sarà un voltapagina della storia, è in cammino.
Siamo (ri)entrati in un new normal di cui la rivoluzione energetica sarà il motore principale insieme alla biotecnologia, alla ricerca e all’educazione. Matematica e medicina, potenza di calcolo e biologia, nuove fonti energetiche e sistemi di propulsione. Decollerà una nuova era dell’esplorazione del cosmo.
Tutto questo non è “lontano”, si sta materializzando adesso. Anche nel disaccordo dei governi, scrive Sechi, l’industria è quella che guida la transizione ecologica, la assorbe nelle sue vene e la rende fatto concreto, l’impresa sa essere più rapida e veloce della politica nel cogliere le sfide della contemporaneità.
Insomma, conclude Sechi, We ha fatto cinquanta, e vuole raggiungere verso i cento numeri con entusiasmo e fiducia. L’obiettivo è raccontare il mondo futuro immaginato oggi.

 

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