L’evoluzione della Ricerca economica di Intesa Sanpaolo: dagli anni ’30 ad oggi
Il Research Department di Intesa Sanpaolo, nato negli anni '30 come Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana, ha evoluto la propria funzione di analisi economica e finanziaria, adattandosi alle esigenze operative della Banca e diventando un centro di ricerca di rilievo nazionale e internazionale.
Perché è importante: Il Research Department di Intesa Sanpaolo contribuisce alla creazione di valore aggiunto per la Banca attraverso la produzione di ricerca imparziale, indipendente e di elevata qualità; inoltre contribuisce al dibattito sui temi di economia internazionale più rilevanti e sulle questioni strutturali più critiche del nostro Paese.
In questo articolo potrai scoprire anche come il Research Department di Intesa Sanpaolo, facendo leva su competenze consolidate di analisi teorica, è stato in grado di andare incontro alle esigenze operative delle aziende.
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Il Research Department di Intesa Sanpaolo: la storia
Il Research Department di Intesa Sanpaolo fonda le proprie radici in quello che, nei primi Anni Trenta, fu l’Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana. Raffaele Mattioli ne aveva affidato la guida ad Antonello Gerbi, assegnandogli un ruolo determinante nella ristrutturazione organizzativa dell’istituto. Scriveva appunto Gerbi nel 1949 che: “Tutta l’arte di un Ufficio Studi sta proprio nell’equilibrare le esigenze di una buona informazione con quelle di una veloce risposta alle esigenze di tutti i giorni”.
Nel dopoguerra lavorarono presso l’Ufficio Studi personalità come Giovanni Malagodi e Ugo La Malfa. La proiezione internazionale era una costante dell’attività: si intensificarono in quel periodo i legami con molte banche europee e americane, anche tramite la partecipazione all’International Conference of Commercial Bank Economists (ICCBE).
All’inizio degli anni Settanta, Sergio Siglienti (all’epoca non ancora Amministratore Delegato della Comit) offrì al Professor Mario Monti un ruolo di consulente di alto profilo sulle strategie e le analisi economiche.
Dalla collaborazione con Vittorio Conti, responsabile all’epoca dell’Ufficio Studi, scaturirono grandi capacità di elaborazione teorica e importanti proposte di politica economica e monetaria: spiccano gli approfondimenti diffusi attraverso la rivista Tendenze Monetarie (come la misurazione del Credito Totale Interno, la definizione dei CCT come “banconote con cedola” e, quindi, del nuovo aggregato monetario M4) ma anche le critiche rivolte ai policy maker dell’epoca sull’uso del vincolo di portafoglio e del massimale sugli impieghi del sistema bancario.
Sempre in quel periodo - con lo sviluppo del mercato azionario italiano, la creazione della Consob e importanti progressi informatici - vennero sviluppati gli Indici Comit. Il Comit 30 fu successivamente presentato al mercato (si era nel 1992) e poi ceduto a Borsa Italiana, divenendo, a tutti gli effetti, il “padre” dell’attuale FTSE MIB.
Con la privatizzazione della Comit e delle altre due banche di interesse nazionale, avvenuta nel 1994, il ruolo dell’Ufficio Studi fu messo in discussione; si riteneva, infatti, che i suoi filoni di ricerca non fossero pienamente in linea con le necessità della banca.
La svolta del 1995
Fu Enrico Beneduce (all’epoca uno dei due Amministratori Delegati della Comit) a imprimere una svolta positiva. Nel 1995 Gregorio De Felice fu chiamato a dirigere il neocostituito Ufficio Studi e Analisi Finanziaria, in cui era stata incorporata la struttura di ricerca che, nell’ambito del Servizio Titoli, seguiva i mercati azionari e obbligazionari. L’attenzione dell’Ufficio e le sue analisi si spostarono in misura crescente verso l’operatività: vennero avviati i primi bollettini giornalieri sui dati macroeconomici appena usciti o di prossima pubblicazione, così come le morning call quotidiane e la partecipazione ai risk meeting.
La trasformazione in senso sempre più “operativo” subì un’accelerazione con le fusioni, avviate nel 2001, che hanno condotto in più fasi alla nascita di Intesa Sanpaolo. È stato però l’attuale CEO, Carlo Messina, ad imprimere un impulso determinante sotto questo profilo, accrescendo il coinvolgimento della Research nei processi di budget, nella pianificazione, nella definizione dei Piani d’impresa, nelle valutazioni di rischio.
Il Research Department di Intesa Sanpaolo: le attività oggi
Scenari macroeconomici, focus su economie dei principali Paesi del mondo e delle regioni italiane, monitor su settori e distretti industriali, analisi su banche, imprese, Pubblica Amministrazione ed economie locali, report finanziari sui principali titoli quotati in Italia e in Europa, su valute e materie prime, su tassi d’interesse e mercati creditizi. E poi commenti, praticamente in tempo reale, sui mercati finanziari e sui dati economici italiani e mondiali.
Il Research Department di Intesa Sanpaolo produce ogni anno oltre un migliaio di pubblicazioni destinate ai clienti e ai colleghi della Banca.
Con i suoi circa novanta fra economisti, analisti e editor, rappresenta uno dei principali centri di ricerca economica e finanziaria del Paese, punto di riferimento per la stampa di settore italiana ed europea.
La sua mission è contribuire alla creazione di valore aggiunto per la Banca attraverso la produzione di ricerca imparziale, indipendente e di elevata qualità; a ciò si aggiunge l’ambizione di contribuire autorevolmente al dibattito sui temi di economia internazionale più rilevanti e sulle questioni strutturali più critiche del nostro Paese.
Nella struttura è concentrata tutta l’attività di ricerca indipendente svolta in Intesa Sanpaolo. I filoni di indagine sono numerosi e consolidati:
- la macroeconomia (con approfondimenti sui paesi avanzati ed emergenti);
- i mercati finanziari (titoli di Stato, valute e commodity);
- i sistemi bancari;
- i settori industriali;
- gli Enti e servizi pubblici locali;
- le economie territoriali.
Uno spazio crescente è assegnato alla ricerca sugli emittenti di strumenti finanziari negoziati sui mercati italiani ed esteri, oltre che sulle società non quotate e oggetto di IPO.
Ai clienti esterni - istituzionali, corporate e al dettaglio - è dedicata una vastissima gamma di pubblicazioni, in italiano e in inglese, che coprono praticamente tutte le aree di indagine. C’è un forte interesse per la ricerca di Intesa Sanpaolo anche da parte delle istituzioni, del mondo accademico e delle associazioni di categoria o di altri centri di ricerca privati.
I clienti interni assorbono una quota rilevante del lavoro, rappresentando il principale committente a cui fornire analisi di scenario, previsioni, contributi alla pianificazione strategica, ma anche briefing quotidiani diretti ai sales e alle sale operative. Si è inoltre progressivamente consolidata la partecipazione degli economisti a numerosi comitati interni, dedicati all’analisi dei rischi e alla progettazione di nuovi prodotti. Infine, c’è una componente significativa di supporto al business nella relazione con i clienti, sempre, ovviamente, nel rispetto del principio di indipendenza che è una caratteristica imprescindibile della ricerca in materia di investimenti.
È proprio la capacità di venire incontro alle esigenze operative, facendo leva su competenze consolidate di analisi teorica, a spiegare la centralità che oggi assume la Research in Intesa Sanpaolo. Un esempio su tutti: gli studi sulle filiere produttive hanno contribuito alla nascita dei contratti di filiera, uno strumento che offre anche alle aziende fornitrici più piccole la possibilità di godere di migliori condizioni di credito e di maggiori opportunità di investimento.
Ma Intesa Sanpaolo non è solo business. Come autorevolmente ricorda il CEO Carlo Messina, Intesa Sanpaolo è un’istituzione tra le più rilevanti del nostro Paese. Un ruolo così significativo richiede capacità di analisi ed elaborazione autonoma che solo un nucleo di ricerca strutturato e forte può assicurare, per offrire un contributo qualificato ed originale al dibattito economico sulle questioni cruciali per la vita del Paese.
Data ultimo aggiornamento 8 luglio 2024 alle ore 14:27:32