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Carlo Messina a La Stampa: investire per il futuro dei giovani e dell’Europa

L’immagine che accompagna la News sull’intervista di Carlo Messina con Andrea Malaguti, direttore del quotidiano La Stampa, mostra un primo piano del CEO

6 giugno 2025

“I giovani, la povertà” sono gli “argomenti che dovrebbero essere centrali sia per i governi europei, sia per le grandi aziende” ha dichiarato Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, in un’intervista con il quotidiano La Stampa: “Temi che toccano tutti noi e che richiedono un impegno collettivo.”

A tal fine, ha annunciato Messina, Intesa Sanpaolo sta “lavorando per portare dieci miliardi di finanziamenti agevolati alle aziende che assumono giovani e donne, con una logica simile all'Ires premiale”, in particolare guardando “alle aziende che investono in nuove tecnologie e creano nuovi posti di lavoro”. Perché “Portare giovani in azienda può rappresentare un nuovo motore di crescita per il Paese”.

Nell’intervista, Carlo Messina ha inoltre parlato del futuro dell’Europa, alla luce delle molte sfide geopolitiche che sta affrontando, e delle priorità cui anche l’Italia dovrebbe prestare attenzione, in un’ottica di “risposte reali a problemi concreti, quotidiani e visibili”.

Di seguito gli highlights dei principali temi affrontati nell’intervista:

Giovani, donne e Neet: da emergenza a risorsa per la crescita del Paese

  • “Portare giovani in azienda può rappresentare un nuovo motore di crescita per il Paese”. Per questo, “Stiamo lavorando per portare dieci miliardi di finanziamenti agevolati alle aziende che assumono giovani e donne” secondo un modello simile all'Ires premiale
  • In particolare, Intesa Sanpaolo guarda alle aziende “che investono in nuove tecnologie e creano nuovi posti di lavoro”: “Siamo convinti che si possano associare aumento della competitività, della produttività e nuova occupazione”
  • Con rifermento ai giovani, Messina ritiene “assolutamente necessario recuperare i Neet. Un milione e mezzo di ragazzi e ragazze che non studiano e che non lavorano”. Su queto fronte, Intesa Sanpaolo è impegnata in diversi progetti insieme alle Fondazioni azioniste.

Povertà e disuguaglianze devono essere tra le priorità di governi e imprese

  • “Lavoriamo per dare un'altra agenda alle priorità politiche” e quindi, se i conti pubblici lo permettessero, “ci si dovrebbe concentrare su crescita, occupazione, riduzione delle disuguaglianze. In Italia ci sono sei milioni di persone in condizioni di povertà assoluta”
  • E’ difficile pensare che la priorità sia investire in Difesa “Quando la vita di tutti i giorni si confronta con la dignità del lavoro, la possibilità di crescere una famiglia, la tutela dell'occupazione femminile”: “Vanno date risposte reali a problemi concreti, quotidiani e visibili”
  • Proprio per essere concreti nel dare risposta a queste esigenze, Intesa Sanpaolo ha “un programma di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze con un impegno di 1,5 miliardi” e, come primo datore di lavoro privato del Paese, ha “alzato gli stipendi per oltre 400 euro al mese, sulla base del principio “se facciamo più utili è giusto ridistribuirli alle persone che lavorano in banca". Naturalmente garantendo i dividendi agli azionisti”.

Il Futuro dell’Europa e del suo risparmio nel mutato scenario geopolitico

  • “L'Europa deve darsi un grande piano di investimenti comuni nel campo della tecnologia, dell'energia, delle infrastrutture” poiché “Solo così potrà assicurarsi un ruolo nelle sfide del mondo globale” dominato inevitabilmente da Stati Uniti e Cina
  • Per reggere il confronto con queste superpotenze “ci vuole un'economia europea più forte” e, sfruttando il momento del calo di interesse per il dollaro, “l'Europa può diventare un porto sicuro per gli investitori internazionali”: “Per questo dobbiamo puntare sugli Eurobond”
  • “Tenere il risparmio all'interno del proprio Paese è un elemento di sicurezza nazionale, ancor più di difesa ed energia, perché rispetto a questi rappresenta la leva attivabile per assicurare l'indipendenza del nostro Paese”: per questo è necessario riportare il capitale privato italiano all’estero, “Circa duecento miliardi. Dobbiamo trovare un modo per riportarlo a casa. Per investirlo qui”.

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