Ancora un segno meno per la produzione industriale, probabile la recessione
La produzione industriale è calata per il terzo mese consecutivo a novembre: -0,3% m/m da un precedente -1,1% m/m (peraltro rivisto al ribasso di un decimo). L’output è quindi in calo di -3,7% rispetto ad un anno prima, -2,6% al di sotto dei livelli toccati prima dello scoppio della guerra in Ucraina e in rotta (nel caso di una stagnazione a dicembre) per una contrazione di -1,7% t/t nel 4° trimestre del 2022.
Il dato è più debole delle attese (prevedevamo un rimbalzo di 0,4% m/m) ma lo spaccato settoriale evidenzia come in realtà la flessione sia imputabile prevalentemente al comparto energetico dove la produzione è diminuita del -4,5% m/m (-16,2% a/a) e in rotta per un calo di quasi il 7% t/t a fine 2022 influenzata dagli sforzi di risparmio energetico nonché da temperature superiori alla media stagionale che hanno verosimilmente frenato la domanda.
In ogni caso, l’attività mineraria è rimasta stagnante mentre nella manifattura la produzione è rimbalzata solo modestamente , di 0,1% m/m, dopo un calo cumulato di -2,5% tra settembre e ottobre, lasciando l’output in rotta per una contrazione di -1,2% t/t nel 4° trimestre. Lo spaccato settoriale conferma la maggiore forza relativa della farmaceutica (+3,7% m/m, +6,4% a/a) ma anche elettronica (+2,4% m/m, +7,3% a/a), trasporti (+1,5% m/m, +7,3% a/a) e macchinari (+1% m/m, +2,4% a/a) registrano robusti incrementi, probabilmente favoriti dall’allentamento delle strozzature all’offerta. Si confermano invece tra i settori più deboli i comparti energivori con raffinazione (-6,1% m/m, -8,5% a/a), chimica (-2,9% m/m, -8,6% a/a), carta e stampa (-2,1% m/m, -10,8% a/a) e metallurgia (-2,1% m/m, -8,5% a/a) tra quelli che registrano le più pesanti flessioni sia su base congiunturale che tendenziale.
L’industria dovrebbe aver quindi frenato la crescita del PIL a fine 2022 e non ci aspettiamo un significativo miglioramento delle prospettive per il settore nei prossimi mesi. Il recente calo dei prezzi energetici e minori rischi sul fronte delle forniture potrebbero alleggerire le tensioni sugli energivori ma le indagini di fiducia restano su livelli recessivi e indicano che gli ordinativi continuano a calare e il supporto proveniente dalle commesse inevase sta iniziando a diminuire.
Con un’industria già in contrazione, servizi dove la ripresa post-pandemica è ormai alle spalle e lo shock inflattivo pesa sulla domanda, costruzioni frenate dalla restrizione finanziaria e da incentivi fiscali meno generosi una recessione tra fine 2022 e inizio 2023 rimane probabile.
Commento a cura di Andrea Volpi, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo
Data ultimo aggiornamento 13 gennaio 2023 alle ore 12:59:44