Italia: rimbalza più del previsto la produzione industriale
La produzione industriale italiana ha mostrato un rimbalzo superiore alle attese a dicembre, che tuttavia lascia l’output in calo di -0,5% nell’ultimo trimestre del 2023 e di -2,5% sull’anno. Stanno cominciando ad emergere segnali meno negativi dalle indagini, che suggeriscono che il punto di minimo del ciclo nell’industria potrebbe essere alle spalle. D’altronde, la persistente debolezza del commercio mondiale non pare coerente con una ripresa significativa del settore almeno ancora per tutta la prima metà del 2024.
La produzione industriale italiana è rimbalzata più del previsto a dicembre, di 1,1% m/m, e il dato di novembre è stato rivisto al rialzo di due decimi, da -1,5% a -1,3% m/m. La contrazione su base annua (corretta per i giorni lavorativi e gli effetti del calendario) si attesta a -2,1% da un precedente -2,9%.
L’output risulta ora più basso di -3,9% rispetto a febbraio 2022 (prima della guerra in Ucraina) e di -1,3% rispetto a febbraio 2020 (prima dello shock pandemico).
Il rimbalzo su base congiunturale è diffuso a tutti i raggruppamenti principali di industrie con la sola eccezione dell’energia (-2% dopo il -4,1% m/m precedente), ma è particolarmente marcato per i beni di consumo (+3% dopo il -1,6% m/m di novembre). Peraltro, su base annua corretta per gli effetti di calendario, i beni capitali restano l’unico macro-gruppo in crescita (+0,7%), assieme ai beni di consumo durevoli (+0,6%).
Lo spaccato per settore mostra notevoli cambiamenti rispetto al mese scorso: mezzi di trasporto e farmaceutici, che guidavano i progressi fino a novembre, ora mostrano una tendenza annua stagnante o in calo (+0,2% e -2,7% a/a rispettivamente); altri comparti risultano viceversa in miglioramento e mostrano una buona crescita rispetto a un anno prima: tra questi, la raffinazione (+6%) e le apparecchiature elettriche (+5,5%). Anche alcuni comparti ad alta intensità di energia come il chimico mostrano una ripresa (+2,2%) o una minore contrazione (legno, carta e stampa: -1,5%); resta invece in ampio calo il settore, altrettanto energy-intensive, della gomma e plastica (-10% a/a).
Nonostante il recupero di dicembre, la produzione industriale ha mostrato una flessione di -0,5% t/t nell’ultimo trimestre dello scorso anno, e di -2,5% nell’insieme del 2023. Ciò conferma che, sia per gli ultimi tre mesi che nell’intero 2023, la crescita del PIL (0,2% t/t nel trimestre e 0,7% sull’anno) è dovuta ai servizi e alle costruzioni, mentre l’industria in senso stretto ha continuato a frenare il valore aggiunto.
In prospettiva, dopo l’ampia volatilità dell’ultimo bimestre del 2023, è possibile che la produzione industriale torni a calare nel primo mese del 2024. Stanno però cominciando ad emergere segnali meno negativi dalle indagini: sia l’indice Istat di fiducia delle imprese industriali che il PMI manifatturiero sono saliti a gennaio (in quest’ultimo caso, per il secondo mese), mostrando in particolare un miglioramento degli ordini (e la differenza tra ordini e scorte secondo il PMI è ai massimi da quasi un anno). Ciò segnala che il punto di minimo del ciclo nell’industria potrebbe essere alle spalle. D’altronde, la persistente debolezza del commercio mondiale, accentuata dalle difficoltà del traffico navale nel canale di Suez, non pare coerente con una ripresa significativa del settore, che difficilmente potrà dare un contributo positivo all’attività economica almeno ancora per tutta la prima metà del 2024.
Nel complesso, il dato non modifica a nostro avviso le prospettive per l’economia italiana, che vediamo muoversi nel primo semestre di quest’anno in linea con quanto visto nella seconda metà del 2023 (su ritmi congiunturali di 0,1/0,2% t/t), prima di una ripresa più vigorosa a partire dalla secondo semestre dell’anno, trainata dal recupero di potere d’acquisto delle famiglie, dall’attenuarsi degli effetti della stretta monetaria e dall’accelerazione dei flussi di spesa effettiva finanziata dal PNRR. Confermiamo le nostre stime sul PIL italiano a 0,7% quest’anno e 1,2% il prossimo (un paio di decimi al di sopra del consenso su entrambi gli anni).
Commento di Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di intesa Sanpaolo
Data ultimo aggiornamento 12 febbraio 2024 alle ore 16:15:31