Trasporto intermodale in UE: obiettivi ambiziosi, ma la gomma domina l'Italia
Il trasporto merci in Europa è ancora fortemente sbilanciato verso la modalità su gomma, nonostante l'Unione Europea abbia posto la crescita dell'intermodalità al centro delle sue politiche strategiche con l’obiettivo di conseguire la neutralità climatica, la decongestione del traffico e l’aumento della sicurezza.
Questi sono i punti salienti che emergono dal "Finanza Locale Monitor" del Research Department di Intesa Sanpaolo, aggiornato a ottobre 2025.
Di seguito i punti salienti della ricerca
Prevalenza del trasporto su gomma in Italia
Nonostante gli sforzi europei per il completamento di infrastrutture adeguate e lo sviluppo del trasporto ferroviario, i Paesi UE negli ultimi decenni non hanno investito sufficientemente nello sviluppo del traffico ferroviario. Di conseguenza, il trasporto interno e i flussi commerciali intra-europei continuano a viaggiare prevalentemente su strada.
Per l'Italia, l'analisi sui traffici intra-europei 2001-2023 mostra che il trasporto su gomma è rimasto largamente predominante. Nel 2023, l'85% del valore delle merci esportate dall’Italia verso l’UE ha utilizzato la strada, e il 66% se misurato in quantità. Il trasporto ferroviario per l'export copre appena il 3% in valore e il 4% in quantità. Sebbene per le importazioni il peso del treno sia maggiore (7% in valore, 16% in quantità), la gomma resta la modalità prevalente (80% in valore). Inoltre, nel periodo 2001-2023, la quota modale della gomma è cresciuta sia per l'export che per l'import, mentre quella ferroviaria si è ridotta, specialmente nelle esportazioni (-21%).
Fattori settoriali e geografici
La scelta della modalità di trasporto è strettamente legata alle caratteristiche dei prodotti. Il trasporto su ferrovia è più rilevante per i prodotti dell'industria pesante, come metalli e manufatti in metallo, mezzi di trasporto e prodotti chimici, gomma e plastica.
Al contrario, settori chiave del Made in Italy come l'agroalimentare e il tessile-abbigliamento e pelle utilizzano in prevalenza il trasporto su strada. Per il settore della moda, ad esempio, la scelta della gomma è dovuta all'alto valore dei prodotti, alla necessità di flessibilità, a tempi di consegna rapidi e al bisogno di monitoraggio accurato (soprattutto per i theft attractive goods).
A livello territoriale, le regioni del Mezzogiorno mostrano una modesta propensione all'uso delle ferrovie, fatta eccezione per l’Abruzzo. Tuttavia, la Toscana rappresenta un caso in controtendenza nel settore moda: tra il 2001 e il 2023 ha ridotto la dipendenza dal trasporto su strada, aumentando la quota di trasporto ferroviario e marittimo, a differenza del Veneto, che mantiene scelte modali stabili e concentrate sulla gomma.
Barriere alla diffusione dell'intermodalità
La scarsa competitività del trasporto intermodale è causata da problemi strutturali, regolatori e tecnologici.
Vincoli infrastrutturali: si evidenziano, in particolare, la mancanza di omogeneità nella rete ferroviaria europea, la disomogeneità degli standard tecnici e l’insufficiente capacità dei nodi intermodali (terminali, porti), oltre alla carenza di collegamenti efficienti per l’“ultimo miglio ferroviario”.
Barriere regolatorie: la frammentazione normativa e la coesistenza di livelli di governance differenti generano ritardi nell’attuazione delle strategie integrate. I progetti TEN-T (Trans-European Transport Network), cruciali per una rete multimodale integrata, soffrono di tempi di attuazione estremamente lunghi. Il completamento della Core Network è previsto entro il 2030.
Problemi tecnologici: il ritardo nell’adozione di strumenti digitali e la scarsa diffusione di piattaforme digitali comuni per la gestione dei flussi informativi, limitano l'efficienza e l'integrazione degli operatori.
L'accelerazione degli investimenti in infrastrutture ferroviarie è stata osservata solo recentemente in Paesi come Italia e Spagna, anche grazie alle risorse del PNRR.
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Data ultimo aggiornamento 14 novembre 2025 alle ore 10:54:06