Gli studenti delle superiori, dopo un anno di didattica a distanza
La recente indagine condotta da Ipsos per Save the Children mette in luce opinioni, stati d’animo e aspettative degli studenti delle scuole superiori, ai tempi del coronavirus. La ricerca analizza l’impatto della chiusura delle scuole, che ha coinvolto oltre 2,5 milioni di adolescenti tra i 14 e i 18 anni e traccia il bilancio di un anno di Didattica A Distanza.
I risultati mostrano che, sebbene la maggioranza degli studenti (62%) valuti positivamente la DAD, il 38% ne esprime comunque un giudizio negativo e il 35% considera la propria preparazione peggiorata. Il lungo periodo di assenza fisica dalla scuola sta avendo ripercussioni negative anche sulla capacità di studiare (40%) e sul rendimento scolastico (27%) dei ragazzi.
Un quadro critico emerge dagli studenti rispetto alla frequenza, che fa suonare un campanello d’allarme sul rischio di dispersione scolastica.
Nell’ultimo mese, infatti, i ragazzi hanno dichiarato di aver fatto mediamente più di un giorno di assenza e l’8% ammette le assenze sono aumentate che rispetto allo scorso anno scolastico. I motivi principali che portano a non frequentare regolarmente le lezioni a distanza sono legati alla connessione/copertura di rete, ma anche a problemi di concentrazione durante le lezioni online. Quasi il 30% afferma che dal lockdown del 2020 c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni, sotto il peso delle difficoltà di connessione propria o dei docenti, e della noia crescente.
Alle ripercussioni sul fronte educativo, si aggiungono gli effetti legati alla socialità e alla sfera emotiva. Quello passato è stato un “anno sprecato” per l’85% dei ragazzi. Il 60%, infatti, ritiene che il periodo a casa da scuola abbia avuto ripercussioni negative sulla propria capacità di socializzare e sul proprio umore. La metà dichiara che le proprie amicizie hanno subìto ripercussioni negative e il 63% si sente derubato della possibilità di vivere esperienze sentimentali, importanti per qualunque adolescente. A questo si aggiunge anche l’ulteriore disagio e frustrazione causati dalla sospensione delle attività extrascolastiche sportive o culturali.
Non sorprende quindi che la stanchezza rappresenti il sentimento (31%), seguito da incertezza e preoccupazione (17%), irritabilità (16%), ansia (15%), disorientamento e nervosismo (14%), apatia (13%), scoramento (13%), esaurimento (12%). Con questo stato d’animo, il 65% ritiene di pagare in prima persona l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia e il 42% crede sia giusto che ai giovani sia permesso andare a scuola, come agli adulti è permesso andare a lavorare.
Tra gli impatti causati dalla pandemia, quindi, bisognerà considerare la perdita di apprendimento e di motivazione dei giovani, che potrebbe portare a gravi conseguenze nel medio-lungo termine sulla loro crescita educativa, particolarmente tra chi proviene da contesti svantaggiati.
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Data ultimo aggiornamento 4 maggio 2021 alle ore 19:08:53