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Economia

Mercato del lavoro in Italia: i fattori che lo influenzano

uomo alla finestra
uomo alla finestra

Non è facile fare previsioni sul futuro ancorché prossimo. Pensiamo ai voli che abbiamo prenotato a dicembre 2021, per le feste natalizie, convinti che le misure anti-pandemiche prese permettessero di tornare alla libertà di movimento. L’affacciarsi di una nuova variante, e la permanenza di una quota significativa di no-vax nei Paesi europei, ha invece reintrodotto restrizioni ai viaggi internazionali. Senza contare la guerra in Ucraina, anch’essa poco prevedibile eppure qui a ricordarci che dobbiamo affrontare mesi complicati dal punto di vista economico.
Con questo esempio Massimo Ferlini e Giampaolo Mortaretti, nel loro articolo su Linkiesta Magazine - Turning points in collaborazione con il New York Times, ragionano sulla nostra difficoltà di progettare il futuro in questo momento di grande incertezza. Con un occhio al mercato del lavoro.

I fattori che influenzano la domanda di lavoro

Nel primo periodo della pandemia abbiamo registrato come i fattori di crisi agissero contemporaneamente su aspetti della domanda aggregata, con la scomparsa totale dei consumi di alcuni beni e servizi a fronte di settori che vedevano invece esplodere la domanda. Anche ora, nella fase di ripresa, i tassi di crescita confermano molte delle asimmetrie uscite nella prima fase.
I tempi di ripartenza di alcuni settori sono più lunghi e ancora sottoposti alle incertezze dovute all’andamento della pandemia, che la guerra in Ucraina ha aggravato.
Due grandi processi di cambiamento influenzano la domanda di lavoro. La digitalizzazione dell’economia, che la trasforma in modo orizzontale, e le politiche di sostenibilità ambientale che cambiano cicli produttivi e ristrutturano drasticamente alcuni settori produttivi. Pensiamo semplicemente a come cambierà la produzione delle automobili con il passaggio all’auto elettrica. Le politiche del lavoro hanno il compito di riportare nel mercato chi ormai lo frequenta solo saltuariamente.
I cambiamenti indotti dalla crisi sanitaria e dalle trasformazioni tecnologiche hanno avuto però pesanti riflessi sul mercato e sulle politiche di sostegno. I mismatch che caratterizzano il mercato del lavoro italiano, se non affrontati con iniziative mirate, potrebbero diventare sia un ostacolo per i risultati attesi di crescita economica sia un freno alla crescita del tasso di occupazione complessivo che resta un impegno prioritario delle politiche di ripresa economica. 

 

Gli squilibri nel mercato del lavoro

Gli squilibri nel mercato del lavoro

08:14

I fattori che influenzano l’offerta di lavoro

Allo stesso tempo due fattori influenzano l’offerta di lavoro: l’invecchiamento della popolazione e un generale ripensamento delle priorità individuali dei lavoratori.
La prima è una tendenza di lungo periodo, la seconda ha dato luogo in alcuni Paesi alla “Great resignation”, un’ondata di dimissioni: la restrizione dell’offerta di lavoro è destinata a restare per lungo tempo, aggravando le difficoltà della crescita.
La platea dei disponibili al lavoro, in Italia, si sta progressivamente polarizzando fra due gruppi. Il primo gruppo usa al massimo il sistema dei sussidi e dei programmi di reimpiego per mantenere continuità contributiva e gestire i passaggi tra lavori a termine, mentre un secondo gruppo, in crescita, resta progressivamente ai margini del mercato lasciando deteriorare competenze e reti sociali necessarie a rientrare.

Le politiche del lavoro hanno il compito di riportare nel mercato chi ormai lo frequenta solo saltuariamente.
I cambiamenti indotti dalla crisi sanitaria e dalle trasformazioni tecnologiche hanno avuto però pesanti riflessi sul mercato e sulle politiche di sostegno. I mismatch che caratterizzano il mercato del lavoro italiano, se non affrontati con iniziative mirate, potrebbero diventare sia un ostacolo per i risultati attesi di crescita economica sia un freno alla crescita del tasso di occupazione complessivo che resta un impegno prioritario delle politiche di ripresa economica.

 

Come intervenire nel mercato del lavoro secondo Massimo Ferlini e Giampaolo Mortaretti

Massimo Ferlini e Giampaolo Mortaretti individuano alcuni punti fondamentali per intervenire: il primo modo è la creazione di una rete di operatori pubblici e privati che assicurino servizi di politica attiva del lavoro in modo universalistico; il secondo modo consiste nell’implementare politiche attive e politiche passive, che dovrebbero essere riunificate in un’unica agenzia nazionale con il compito di facilitare il lavoro strutture regionali. 

Per i due autori è necessario rompere lo schema prodotto dal cosiddetto principio di condizionalità. I sussidi devono seguire, come avviene quasi ovunque in Europa, la partecipazione a percorsi di politica attiva e non possono essere legati a obiettivi occupazionali impossibili da raggiungere e da controllare.
Il reddito di cittadinanza deve tornare a essere una politica contro la povertà, coniugarsi con le politiche sociali dei comuni e quindi scollegarsi dalle politiche di inserimento al lavoro. È bene iniziare a costruire sistemi di valutazione credibili delle politiche del lavoro: la loro valutazione non deve ignorare la misura dell’efficacia, ma non può fermarsi a quella. Possiamo misurare la ricollocazione, ma soprattutto quale contributo la politica porta davvero alla ricollocazione. Possiamo valutare le politiche non per giustificarle, ma per capire come si migliorano. La normativa contrattuale del lavoro deve essere canalizzata a dare diritti e tutele eguali alle diverse forme di lavoro. La deriva populista di un unico contratto e di un salario fissato per legge porta a dividere il mondo del lavoro in precari e garantiti, sostengono Massimo Ferlini e Giampaolo Mortaretti. Bisogna dunque lavorare per creare un sistema di nuove tutele che rompa privilegi e corporativismi esistenti.

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