Il contributo di Intesa Sanpaolo
per la ricerca medico scientifica
Intesa Sanpaolo sostiene la ricerca medico-scientifica attraverso il Fondo di Beneficenza, con l’obiettivo di migliorare concretamente la qualità della vita delle persone. Per il 2025, il Fondo dispone di 24,5 milioni di euro, destinati a progetti di valore sociale e scientifico. Nel 2024, ad esempio, 1,6 milioni dei 23 milioni di liberalità erogati complessivamente hanno sostenuto 14 progetti di ricerca medica, contribuendo a comprendere meglio l’origine delle malattie, rendere più precoci e affidabili le diagnosi, e a sviluppare cure più efficaci. Un impegno che riflette i valori e il Codice Etico del Gruppo, con l’obiettivo di generare impatti benefici tangibili per la collettività.
Il progetto «Banca del Cervello» con la Fondazione Golgi Cenci
Il progetto “Banca del Cervello” è stato avviato nel 2015 presso la Fondazione Golgi Cenci e mira a raccogliere e rendere disponibile alla comunità scientifica tessuto cerebrale umano e dati clinici dettagliati. La Fondazione Golgi Cenci, con sede ad Abbiategrasso, è un centro di ricerca di diritto privato no profit, che si dedica allo studio dell'invecchiamento cerebrale, sia fisiologico che patologico. La sua missione è connettere l'assistenza agli anziani con la ricerca, promuovendo conoscenza e innovazione. La Fondazione possiede laboratori di biologia molecolare, neuropsicologia, neuropatologia e un repository di materiale biologico, conducendo ricerche sui meccanismi dell'invecchiamento e delle patologie correlate, studi sulla qualità dei servizi per anziani con problemi cognitivi e promuovendo eventi scientifici.

L'obiettivo costante e primario attuale è ottenere il riconoscimento istituzionale della "Golgi Cenci Biobank", fondamentale per garantire standard di qualità elevati e sostenibilità a lungo termine. Attraverso il progetto sostenuto dal Fondo di Beneficenza, l’Ente prosegue nell’attività di raccolta dati e di rivalutazione multidimensionale di nuovi donatori e prelievi cerebrali post-mortem in relazione al numero di decessi. Per quanto riguarda le attività di ricerca scientifica e innovazione, la Fondazione intende isolare i fibroblasti (cellule dell’organismo che potranno essere usate come modello sperimentale) ed effettuare analisi neuropatologiche mirate sul tessuto cerebrale raccolto per meglio comprendere i meccanismi che portano alla neurodegenerazione.
Il progetto «Istituto di Farmacologia Traslazionale» con il Consiglio Nazionale delle Ricerche
L’Istituto di Farmacologia Traslazionale (IFT) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, attivo dal 2010 con sede principale a Roma e unità a L’Aquila, Cagliari e Palermo, ha come missione quella di trasformare i risultati della ricerca di base in applicazioni concrete per la salute, con particolare attenzione ai tumori e alle malattie neurodegenerative.
Nel campo delle neuroscienze, l’IFT è impegnato nello studio della malattia di Parkinson, la seconda patologia neurodegenerativa più diffusa al mondo dopo l’Alzheimer e il disturbo del movimento più frequente. La malattia è causata dalla degenerazione dei neuroni dopaminergici, cellule cerebrali che producono dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per il controllo dei movimenti. In Italia, secondo i dati del Ministero della Sanità il Parkinson interessa circa 250mila persone e le stime indicano un possibile raddoppio dei casi nei prossimi 15 anni. La diagnosi, ad oggi, è principalmente clinica: si basa sull’osservazione dei sintomi e sulla valutazione neurologica del paziente, poiché non esistono ancora marcatori affidabili in grado di individuarla nelle fasi iniziali.
L’obiettivo del progetto è valutare, in modelli sperimentali di neurodegenerazione simile al Parkinson, se la riattivazione di sequenze virali chiamate HERV (Human Endogenous Retrovirus, frammenti di retrovirus presenti nel nostro DNA) normalmente silenti, sia coinvolta nell’insorgenza e nella progressione della malattia, come suggeriscono studi recenti su altre patologie neurodegenerative. Inoltre, si intende valutare se i farmaci che inibiscono tale riattivazione possano essere utili per inibire la degenerazione progressiva delle cellule cerebrali e bloccare la malattia. I risultati potrebbero confermare nuovi meccanismi biologici alla base del Parkinson, aprendo prospettive terapeutiche diverse da quelle attuali, che sono sintomatiche e non curative. La validazione di questi meccanismi potrebbe inoltre offrire dati utili per rendere più precoce e affidabile la diagnosi.
Il progetto «Super PowerMe» con l’Università di Siena
Nato nel 2020 dalla collaborazione tra Università di Siena, Università di Firenze, Santa Chiara Fabia e University of Portsmouth, il progetto Super PowerMe è sviluppato da un team interdisciplinare ed è dedicato al miglioramento del trattamento precoce della malocclusione di Classe III nei bambini.
La malocclusione di Classe III è un’alterazione della crescita delle ossa del volto che si manifesta con un profilo concavo, cioè con la parte centrale del viso più rientrante, e che può dipendere da una mascella superiore arretrata, da una mandibola inferiore troppo avanzata (il cosiddetto prognatismo) o da una combinazione di entrambe. Dal punto di vista dentale, questa condizione scheletrica comporta che l’arcata inferiore sia più sporgente rispetto a quella superiore e, nei casi più gravi, che i denti inferiori si posizionino davanti a quelli superiori, determinando un’inversione del morso anteriore.
Grazie al progetto SuperPowerMe abbiamo potuto vedere dei bambini giocare e sorridere durante le loro cure ortodontiche. E’ stato un perfetto esempio di innovazione tecnologica finalizzata ad una migliore interazione medico-paziente
Prof. Alessandro Vichi, Professore Ordinario di Oral Biomaterials Coordinatore del MSc in Advanced Aesthetic and Restorative Dentistry University of Portsmouth Dental Academy
Tra gli apparecchi utilizzati nel trattamento precoce della malocclusione di Classe III, la maschera facciale per la protrazione mascellare è considerata il dispositivo più efficace. Tuttavia, il successo della terapia con la maschera dentale dipende dalla collaborazione del paziente, che deve indossare il dispositivo per il tempo raccomandato dall’ortodontista. Diversi studi evidenziano come bambini e ragazzi fatichino a rispettare queste indicazioni, trovando le maschere attualmente in commercio ingombranti, scomode e spesso causa di irritazioni cutanee.
Super PowerMe si prefigge l’obiettivo di superare questi limiti attraverso l’utilizzo di maschere personalizzabili, realizzate su misura a partire dalla scansione 3D del volto del paziente e stampate in 3D con materiali biocompatibili. Una soluzione che migliora l’adattamento del dispositivo all’anatomia dei giovani pazienti, e che permette all’ortodontista di verificare in tempo reale se indossano la maschera per il tempo necessario. Inoltre, la maschera innovativa è collegata a un videogioco Android, la cui trama si sviluppa parallelamente al percorso terapeutico. Fattori che trasformano la cura in un’esperienza motivante, concorrendo a stimolare il coinvolgimento dei giovani pazienti con effetti positivi attesi per i risultati della terapia.
sono stati coinvolti 152 ortodontisti e 150 pazienti con le loro famiglie nella fase di raccolta dei requisiti e di design

sono state prodotte le prime 10 maschere facciali personalizzate che sono state testate su 10 pazienti
sono state sviluppate altre 10 maschere facciali e fatto uno studio cross over di comparazione tra la maschera attualmente in commercio e le nuove maschere personalizzate