Imprese Vincenti 2021: ESG e Sostenibilità
Intesa Sanpaolo ha lanciato la terza edizione di “Imprese Vincenti”, il programma grazie al quale le PMI italiane vengono inserite in percorsi di valorizzazione, visibilità e supporto allo sviluppo, advisory su competenze strategiche, formazione e workshop.
Le imprese sono definite “vincenti” perché - nonostante la crisi dovuta alla Pandemia da COVID-19 - sono state capaci di crescere, mantenere posti di lavoro, attuare trasformazioni digitali, organizzative e di business e attivare soluzioni ad elevata sostenibilità sul piano economico-sociale e ambientale.
L’edizione 2021 del Digital Tour di "Imprese Vincenti" è composta da tappe tematiche che rappresentano i capisaldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR):
- Innovazione, ricerca e sviluppo
- Internazionalizzazione
- Digitalizzazione
- Agroalimentare
- Filiere e Territorio
- ESG e Sostenibilità
- Persone e capitale umano
- Impact
La sesta tappa del Digital Tour di “Imprese Vincenti” è dedicata a ESG e Sostenibilità.
Clicca qui per vedere il video di apertura del digital tour di Imprese Vincenti 2021.
Nella sesta tappa del digital tour dedicata a ESG e Sostenibilità vengono presentate 16 PMI vincenti: ALB (Oristano), CEP (Trapani), Comat Servizi Energetici (Torino), Diasen (Ancona), Ecoross (Cosenza), Ecozema (Vicenza), Lucy Plast (Perugia), Manifattura Italiana Cucirini (Verona), Mario Cucinella Architects (Bologna), NWG (Prato), Orobica Inerti (Bergamo), Progeva (Taranto), Rotocalco Mediterranea (Siracusa), Samorani (Forlì), Tecnostrutture (Venezia), Transpack (Padova).
A ESG e Sostenibilità è dedicata un’analisi della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.
L'analisi della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo su ESG e Sostenibilità
Il COVID-19 ha portato ad un’accelerazione di processi già in atto, tra cui i principali sono la transizione green, l’innovazione, la digitalizzazione e l’automazione. Una prima evidenza è quindi la necessità di accompagnare il tessuto produttivo in questo percorso. Nei prossimi anni si prevede infatti che gli investimenti in queste direzioni rappresenteranno il principale volano di ripresa dell’economia italiana, favoriti da un’iniezione senza precedenti di fondi europei (Next Gen EU) che punta su transizione green, innovazione, digitalizzazione e automazione, rivolgendosi in ultima analisi sia ai beni materiali che agli asset immateriali come capitale umano, formazione, tecnologie, digitalizzazione, ricerca e sviluppo, innovazione e internazionalizzazione.
Una quota rilevante dei fondi europei, di cui l’Italia sarà tra i principali beneficiari, sarà destinata alla transizione green, che si impone oggi come vero e proprio volano di crescita. L’Europa storicamente ha un primato nel sensibilizzare ad una maggiore sostenibilità ambientale dell’economia, perseguendo obiettivi ambiziosi di abbattimento delle emissioni inquinanti e puntando su un continuo spostamento in avanti della frontiera tecnologica, che le vale oggi la prima posizione nel ranking mondiale dei paesi brevettatori di tecnologie legate alla mitigazione dei cambiamenti climatici (con una quota del 25,2% nel periodo 2009-16), davanti a Stati Uniti (23,6%) e Corea (18,7%). Il dato europeo è trainato dalla Germania, che è seguita a distanza da Francia, Regno Unito e Italia.
L’Italia appare ben posizionata nella corsa verso la neutralità climatica europea, con l’abbattimento del 17,2% delle sue emissioni climalteranti nel periodo 1990-2018, cui hanno contribuito anche i processi industriali. Il manifatturiero italiano è oggi sotto la media europea in termini di emissioni inquinanti dopo quello tedesco, davanti a Francia e Spagna.
L’Italia, inoltre, si colloca al sesto posto al mondo come esportatore di tecnologie rinnovabili, con ottime opportunità di ulteriore crescita, visto che la domanda di energia elettrica e di apparecchi per la sua produzione da fonte rinnovabile è destinata ad aumentare sempre di più. Siamo ben posizionati soprattutto nel comparto dei moltiplicatori di velocità, con una quota del 10% dell’export mondiale.
In generale, la svolta sostenibile impone di ripensare l’intero sistema industriale, agendo su circolarità e scelta di nuovi materiali e prodotti con elevati standard ambientali, sempre più prioritari anche per consentire alle imprese di essere partner di riferimento sui mercati internazionali. Secondo quanto emerge dal censimento permanente ISTAT sulle imprese con almeno 3 addetti, in Italia sarebbero più di 8 su 10 (quasi 836mila) quelle che hanno adottato almeno un’azione di sostenibilità ambientale, sociale e/o di sicurezza: più frequenti risultano le misure adottate per migliorare il benessere lavorativo dei dipendenti (69%), quelle per ridurre l’impatto ambientale della propria attività (67%) e per incrementare i livelli di sicurezza interni ed esterni all’azienda (65%). Meno adottate invece le azioni che riguardano la parte più sociale della sostenibilità e volte a sostenere e realizzare iniziative di interesse collettivo (31% delle imprese) e quelle a beneficio del tessuto produttivo del territorio in cui opera l’impresa (29%).
Se si esaminano più nel dettaglio le attività che più frequentemente sono adottate dalle imprese, in Italia più della metà delle aziende opera la raccolta differenziata, mentre la percentuale scende tra il 35% e il 40% per le attività che riguardano la riduzione di consumo di acqua, la gestione dei rifiuti per il trattamento dei fattori inquinanti, il risparmio dei materiali nel processo produttivo. Poco adottate, meno di una impresa su 5, risultano poi le azioni di sostenibilità più pervasive che coinvolgono l’intera supply chain (ricorso a fornitori che adottano processi finalizzati a ridurre l’impatto ambientale delle loro attività) e concetti di circolarità con la reimmissione nel processo produttivo degli scarti (utilizzo delle materie prime seconde, trattamento e riutilizzo delle acque di scarico).
In tutte le regioni italiane la quota di imprese che ha realizzato almeno un’azione di sostenibilità è elevata ed oscilla tra il l 77% e l’86,3%. Risultano particolarmente virtuose le regioni del Mezzogiorno: Sud e Isole si trovano infatti ai primi posti. Inoltre, è interessante notare come la quota totale sia sostanzialmente in linea con quanto dichiarato dalle imprese al di sotto dei 50 addetti, questo perché esse rappresentano circa il 98% del totale. Allo stesso tempo però risulta evidente che le imprese Medio-grandi siano più attive sul fronte delle azioni di sostenibilità e che in questo caso a primeggiare sia l’area del Nord Italia.
Il dettaglio regionale ci mostra come, per quanto riguarda le imprese Medio-grandi, la quota di imprese che ha realizzato almeno un’azione di sostenibilità sia sempre superiore all’87%. Veneto, Umbria, Emilia-Romagna, Toscana e Piemonte sono le regioni in testa alla classifica, con una quota superiore al 93%. Per quel che concerne invece le imprese Micro-piccole il range in cui si collocano tutte le regioni varia dal 76,6% delle Marche all’86,2% della Calabria. La maggior quota di imprese che dichiara almeno un’azione di sostenibilità, oltre che in Calabria, è presente in Molise, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Sicilia.
Le imprese Medio-grandi che dichiarano di aver messo in campo almeno un’azione per ridurre il proprio impatto ambientale sono di più di quante abbiano dichiarato di aver agito almeno un’azione per aumentare il benessere lavorativo dei propri dipendenti in quasi tutte le regioni. Le eccezioni più evidenti riguardano Valle d’Aosta, Calabria, Lombardia e Lazio dove invece è vero il contrario. Le imprese Micro-piccole, invece, sembrano maggiormente impegnate ad aumentare il benessere lavorativo in quasi tutte le regioni. Il caso più evidente di prevalenza di azioni ambientali riguarda invece la Valle d’Aosta.
La scelta della sostenibilità non risponde solamente a questioni etiche e di responsabilità sociale ma riveste sempre più una dimensione economica per le imprese: primo perché è il mercato a chiederlo, soprattutto le nuove generazioni di consumatori che ricercano il valore della sostenibilità nel processo di produzione del prodotto, che sono disposti a pagare di più, perché ne riconoscono la qualità.
Adottare azioni di sostenibilità e di circolarità in azienda conviene perché accresce la competitività e mitiga i rischi di lungo termine legati ai cambiamenti climatici, alla supply chain e all’indisponibilità delle materie prime.
Molto si potrà ancora fare in un contesto particolarmente favorevole agli investimenti nello sviluppo sostenibile grazie alla spinta del PNRR: circa 70 miliardi di euro in tutto tra fondi Next Generation Eu e risorse nazionali verranno destinati alla Transizione Verde in Italia. Inoltre, sta crescendo anche la fiducia degli investitori finanziari nella sfida ambientale. La pandemia ha ulteriormente rafforzato la domanda di investimenti che tengono conto di fattori ambientali, sociali e di governance sottolineando l’importanza di modelli di business sostenibili e resilienti. Il patrimonio globale dei fondi e degli ETF sostenibili ha sfiorato i 2 mila miliardi di dollari nel primo trimestre 2021 (quasi il doppio rispetto a un anno prima). L’Europa rappresenta l’80% del totale.
Video di apertura del digital tour di Imprese Vincenti 2021
Data ultimo aggiornamento 21 ottobre 2021 alle ore 17:44:00