Studio con EMF e Bocconi: l’economia circolare riduce i rischi e crea valore
Le strategie legate all’economia circolare possono ridurre i rischi degli investimenti e generare rendimenti risk-adjusted superiori, secondo il white paper “The circular economy as a de-risking strategy and driver of superior risk-adjusted returns”, realizzato da Università Bocconi, Ellen MacArthur Foundation e Intesa Sanpaolo.
Lo studio “The circular economy as a de-risking strategy and driver of superior risk-adjusted returns” è articolato in tre sezioni:
- la prima dedicata al fatto che l’economia circolare è fondamentale per contrastare il cambiamento climatico e raggiungere obiettivi legati ad altre sfide globali, offrendo al tempo stesso nuove e migliori opportunità di crescita
- la seconda sostiene l'idea che le aziende che adottano modelli di business circolari possano ridurre il proprio profilo di rischio
- la terza analizza la strategia di Intesa Sanpaolo per coglier le opportunità offerte dall’economia circolare.
Il paper racconta come Intesa Sanpaolo utilizzi concretamente i risultati della ricerca accademica per orientare la propria attività in ambito di sostenibilità e circolarità.
Nel corso degli anni, Intesa Sanpaolo ha potenziato lo sviluppo di competenze interne e capacità distintive nel mercato tra cui l’adozione di politiche creditizie che favoriscono le aziende che investono in economia circolare, come ad esempio il plafond Circular Economy con cui la Banca ha vinto l’edizione 2020 del “Premio dei Premi”.
Intesa Sanpaolo e la sua reputazione in ambito di sostenibilità sono stati recentemente oggetto di studio anche da parte dell'Oxford University Centre for Corporate Reputation nella ricerca ”How Intesa Sanpaolo bank embraced the circular economy”.
La ricerca, realizzata da Mark Hughes-Morgan e Dennis West, Oxford University Centre for Corporate Reputation - Saïd Business School, ricostruisce il progressivo coinvolgimento della Banca nell’economia circolare, approfondendone le motivazioni, i progressi raggiunti e le sfide reputazionali affrontate nel percorso.
Negli ultimi due anni, in ambito globale, gli strumenti di debito e capitale connessi all’economia circolare hanno registrato una diffusione significativa, sia in termini di volumi emessi che scambiati: si va dai programmi di sostegno pubblico alle obbligazioni societarie e sovrane, dai titoli quotati nei mercati regolamentati al private equity, dal credito bancario ai prodotti assicurativi, dai servizi d’investimento ai progetti di finanza strutturata. Per esempio, gli attivi gestiti (AUM) tramite fondi azionari focalizzati sull'economia circolare sono cresciuti da 0,3 miliardi di dollari nel dicembre 2019 a oltre 7,3 nel maggio 2021.
Lo studio offre nuove evidenze relative alla relazione, per un’impresa, tra la “circolarità” e i fondamentali di rischio e rendimento, suggerendo come la transizione in atto offra un potenziale significativo per fronteggiare i rischi insiti nell’attuale modello lineare, rafforzando le motivazioni a favore delle società concretamente impegnate nella transizione.
Nello specifico, il documento rileva che:
- L'economia circolare può essere utilizzata come strategia per ridurre i rischi. L’analisi di 222 aziende europee appartenenti a 14 settori diversi ha evidenziato che più alto è il livello di circolarità di un’impresa, minore è il rischio di insolvenza sul debito lungo un orizzonte temporale breve (1 anno) o medio-lungo (5 anni).
- Investire nell'economia circolare può generare una performance superiore. Come risulta dal campione di cui sopra, livelli più elevati di circolarità risultano associati a migliori rendimenti corretti per il rischio.
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Data ultimo aggiornamento 29 luglio 2021 alle ore 17:44:00